mercoledì 18 novembre 2015

The lobster (Lanthimos 2015)

Un futuro distopico, una storia sui rapporti di coppia, un film di un cineasta che cita continuamente Kubrick e che deve anche qualcosa a Truffaut...
Letto così, il film del greco Yorgos Lanthimos potrebbe sembrare un capolavoro. E in effetti il soggetto e diverse idee sono davvero fantastiche, ma purtroppo la pellicola non resiste alla propria durata e non riesce a mantenere il livello dei suoi momenti migliori, in cui comunque merita la massima attenzione dello spettatore per originalità e grottesco surrealismo!
David (Colin Farrell) è stato appena lasciato dalla moglie e viene ammesso in un albergo-istituto per soli single in cui, dopo 45 giorni, se non si è trovata un'anima gemella, si viene trasformati in un animale a propria scelta. È questa l'unica libertà concessa, oltre alla preferenza tra etero o omosessuale all'atto dell'iscrizione, poiché per il resto la vita di questa strana comunità è fatta di rigide regole finalizzate a far comprendere ai suoi membri quanto sia importante l'essere in coppia.
E in questo senso sono geniali le rappresentazioni teatrali in cui viene dimostrato che in due si evita di strozzarsi mangiando da soli; le donne corrono meno pericoli di essere violentate, ecc.
Agli "ospiti" dell'albergo non resta quindi che trovare qualcuno per poter passare al grado successivo, oppure procrastinare la propria trasformazione dando la caccia ai "solitari", persone che hanno deciso altrettanto rigidamente di non avere a che fare con l'idea di coppia e vivono nel bosco come ribelli della resistenza.
Di fatto in questa società (la nostra?), da entrambi i lati, non c'è spazio per le sfumature, per i grigi: tutto deve essere bianco o nero, o da una parte o dall'altra, o con me o contro di me sembrano dire la direttrice dell'albergo (Olivia Colman) e la leader dei solitari (Léa Seydoux), ma David vorrebbe altro...

Tante idee geniali nel soggetto, dalla spiegazione eziologica dell'esistenza degli animali, causata dalla metamorfosi degli esseri umani privi di un compagno, ed il conseguente rischio di estinzione per gli animali meno popolari, alla necessità di dire bugie pur di avere un rapporto di coppia con una persona compatibile: fantastico il personaggio di John (Ben Whishaw) che per avere in comune con una ragazza l'epistassi, ogni tanto dà forti testate per procurarsela. Su tutti, però, gli agguati dei dissidenti alle coppie avviate: arrivano armati e determinati, ma si limitano a metterne in crisi i fondamenti per cui stanno ancora insieme.
Oltre a David e al già citato John, sono diversi i personaggi interessanti e ben delineati pur nel loro surrealismo: un terzo amico, Robert (John C. Reilly), che deve subire la tortura della mano nel tostapane perché sorpreso a masturbarsi, attività proibita nell'albergo e unica pratica sessuale consentita tra i dissidenti nel bosco; la donna senza cuore (Angeliki Papoulia), che testa David come compagno controllando che non abbia emozioni nemmeno quando fanno sesso; la leader dei ribelli, che invece si assicura non ci siano rapporti sessuali né tantomeno dei flirt nella sua comunità, pena il temibile "bacio rosso", degno dello Joker di Batman, e spiega a David che i solitari ballano anche in solitudine ("per questo ascoltiamo solo musica elettronica"). 
E David e la donna con cui entra in relazione (Rachel Weisz) riusciranno a superare questi divieti, inventando un codice di comunicazione non verbale - esilarante - e sincronizzando i loro riproduttori musicali per ballare insieme, pur se acusticamente isolati, la bellissima quanto triste Where The Wild Roses Grow (Nick Cave e Kylie Minogue).

La voce off che ci accompagna per tutto il film svolge un doppio ruolo: da una parte il più consueto, quello didascalico, tanto più necessario per vicende che vanno spesso aldilà dell'immediata comprensione; dall'altra dà alla pellicola un tono letterario, poiché sembra venire dall'adattamento di un romanzo, che in realtà non c'è (la sceneggiatura originale è del regista e di Efthymis Filippou). Ed è proprio quest'ultima riflessione che fa pensare ad una serie di film che fanno uso della voce narrante e che, forse non a caso, coincidono con alcuni di quelli citati da Lanthimos anche dal punto di vista registico-narrativo. Il futuro distopico, il rapporto tra David ed il personaggio interpretato da Rachel Weisz, i continui sotterfugi, nonché l'idea di una sorta di resistenza ad un'impostazione assurda accettata dalla maggioranza della società, può ricordare, oltre ai romanzi orwelliani, soprattutto il bradburiano Fahrenheit 451 nella sua versione cinematografica (Truffaut 1966).
E poi c'è tanto Kubrick in The lobster, a partire dalle prospettive centrali delle inquadrature, ma in almeno tre casi i rimandi appaiono più netti: David nel suo ingresso nell'albergo dei single viene rifornito di alcuni capi d'abbigliamento standardizzati e si ritrova seminudo dietro una linea sul pavimento, proprio come accade ad Alex in Arancia meccanica (1971); più avanti lo vediamo giocare a golf in una radura verde molto simile a quella di uno dei duelli di Barry Lyndon (1975) e il tutto appare ancora meno casuale grazie ad un altrettanto simile movimento della mdp. Il regista, però, cita anche Shining (1980), quando  riprende un corridoio con della moquette a motivi geometrici, in cui qualunque cinefilo non può non immaginare Danny col suo indimenticabile triciclo.
Lanthimos, inoltre, mette in bocca ad una donna che sta per trasformarsi in animale, come ultimo desiderio, quello di vedere Stand by me (Reiner 1986); così come dimostra di aver presente il cinema di Lars von Trier, particolarmente evidente nelle sequenze di caccia ai solitari, girate al ralenti, il nonsense di Luis Buñuel e, infine, dato che la Georgia non è poi così lontana dalla Grecia, fa pensare al surrealismo di Otar Ioseliani (e non solo) la serie di animali esotici che vediamo passeggiare nel bosco: fenicotteri, cammelli fuori contesto, d'altronde, sono solo single dai gusti difficili, proprio come David che chiede di diventare un'aragosta... 

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