venerdì 11 settembre 2015

Saluto a Franco Interlenghi (29/10/1931 - 10/9/2015)

Per molti sarà sempre l'adolescente di Sciuscià (De Sica 1946), per altri il Moraldo de I vitelloni (Fellini 1953), ma Franco Interlenghi, che ieri si è spento a Roma a poco più di un mese da quello che sarebbe stato il suo ottantaquattresimo compleanno, è un volto indimenticabile del cinema italiano negli anni immediatamente successivi al secondo dopoguerra.

La sua lunghissima carriera, infatti, iniziata ancora quindicenne grazie alla scelta di De Sica di fargli interpretare il ruolo di Pasquale Maggi, il protagonista più grande dei due ragazzi di Sciuscià, ha vissuto la fase più clamorosa nel primo decennio, quando inanellò film con Blasetti (Fabiola, 1949), Emmer (Domenica d'agosto, 1950, e Parigi è sempre Parigi, 1951), Zinnemann (Teresa, 1951), Duvivier (Don Camillo, 1952), Camerini (Gli eroi della domenica, 1952, e Ulisse, 1954), il già citato Fellini ne I vitelloni e nello stesso anno Antonioni (I vinti, 1953), Mankiewicz (La contessa scalza, 1954), Bolognini (Gli innamorati, 1955, e Giovani mariti, 1958, La notte brava, 1959), Monicelli (Padri e figli, 1957), Charles Vidor (Addio alle armi, 1957), Autant-Lara (La ragazza del peccato, 1958), Rossellini (Il generale Della Rovere, 1959, e Viva l'Italia, 1960). 
In questi stessi anni, peraltro, si inserisce anche l'esperienza teatrale con Luchino Visconti in
Morte di un commesso viaggiatore e gli shakespeariani Rosalinda o come vi piace e Troilo e Cressidra (1948-1951), nonché la svolta nella vita privata, grazie al matrimonio con la collega Antonella Lualdi, per sempre al suo fianco, da cui avrà le figlie Stella e Antonellina, entrambi attrici.
Dagli anni Sessanta la sua figura di ragazzo per bene dal viso pulito passò in secondo piano - basti pensare che ad interpretare l'alter ego di Fellini, per esempio, ci fu Marcello Mastroianni - e l'attore romano comparve in numerose pellicole, non certo passate alla storia. Alla metà degli anni Ottanta tornò in alcuni ruoli in film d'autore come Miranda (Brass 1985), Il camorrista (Tornatore 1986), e dopo un altro quindicennio di sostanziale anonimato, tra le sue ultime apparizioni si ricordano Una lunga, lunga, lunga notte d'amore (Emmer 2001), Romanzo criminale (Placido 2005), Io, don Giovanni (Saura 2009).

Personalmente non riesco a pensare alla sua morte senza avere negli occhi la partenza in treno del 'suo' Moraldo che lascia Rimini in treno immaginando di vedere i suoi amici che dormono, in una splendida sequenza felliniana girata con un ideale carrello che finge la reale presenza delle camere da letto degli altri vitelloni... (vedi).
Buon viaggio Franco, buon viaggio Moraldo!

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