lunedì 21 settembre 2015

Harold e Maude (Ashby 1971)

Un film che contraddistingue un'epoca: Harold e Maude è la seconda pellicola di Hal Ashby, regista statunitense ricordato per pochi altri film, come Tornando a casa (1978) e soprattutto Oltre il giardino (1979), che non si impongono per particolari capacità registiche quanto per le tematiche affrontate...

Harold Chasen (Bud Cort) è un ragazzo che soffre l'educazione formale ricevuta dalla madre, una ricca donna con la quale è sempre in contrasto. La sua forma di battaglia preferita e rigorosamente silenziosa è la continua messa in scena del proprio suicidio: finge di impiccarsi, di tagliarsi le vene e morire dissanguato in vasca (ma sono barbabietole a fingere il sangue), di morire annegato in piscina, di spararsi con una pistola, ecc.
La formalità è tutta nella reazione della madre, totalmente indifferente alle stramberie del figlio, ma anche alle sue esigenze. Per rimetterlo sulla retta via, la signora Chasen lo manda in cura da uno psicologo, che tra le varie domande gli chiede cosa lo stimoli, sentendosi rispondere "andare ai funerali"; lo fa parlare con lo zio militare, che gli propone di arruolarsi nell'esercito; gli organizza incontri con ragazze che lei stessa seleziona accuratamente ma che non vanno esattamente come lei vorrebbe; gli regala un'auto sportiva che Harold trasforma in un più "consono" carro funebre. 
Proprio ad uno dei funerali Harold conosce Maude (Ruth Gordon), una donna di quasi ottant'anni che, come lui, va spesso alle esequie di persone sconosciute, e con la quale scopre di avere molti punti di contatto...

È praticamente impossibile analizzare questo film senza considerare il contesto sociale, politico e culturale in cui fu concepito.
Le rigide regole morali e sociali in quegli anni erano profondamente in contrasto con la rivoluzione del pensiero e dei costumi in atto da qualche anno in tutto il mondo, e ciò che viene raccontato nel film di Ashby è del tutto simile a quello che nello stesso anno fa Stanley Kubrick con Arancia meccanica.
Il rapporto del giovane Harold con la madre, con lo psicologo e con lo zio rimandano agli stessi meccanismi che famiglia e società impongono ad Alex, secondo schemi coercitivi e idee profondamente conservatrici. A differenza del film di Kubrick (e del romanzo di Anthony Burgess, 1962), però, Harold e Maude è una commedia, graffiante, ben scritta dallo sceneggiatore Colin Higgins, ma pur sempre una commedia.
Tutto funziona per contrasti che favoriscono la lettura divertita dello spettatore, ma non per questo sono meno significanti, come dimostrano i tentati suicidi del diciottenne che non sortiscono effetti sulla madre, intrisi di puro humour inglese; gli "appuntamenti" con le ragazze scelte dalla madre che diventano l'occasione per Harold di inventare nuovi tranelli da horror per mettere letteralmente in fuga le pretendenti; la casa di Maude, disordinata, confusionaria e così viva è l'esatto opposto di quella di Harold, dove la signora Chasen tiene tutto sotto controllo. In fondo tutto ciò che riguarda Maude suscita un'ammirata ilarità: è lei che dimostra al suo giovane amico che si può vivere infrangendo ogni regola che contravvenga al proprio diritto ad essere felice, poiché il principio alla base della sua filosofia di vita è "prima il piacere, poi la moralità".
È anche per questo che guida automobili in cui entra per il solo bisogno di volersi spostare ma che ovviamente non le appartengono; tantomeno avverte la necessità di una patente di guida ("non credo nelle patenti", rivela ad un poliziotto che le chiede spiegazioni); e per lo stesso motivo, il piacere, ha inventato "l'odorificio", bombolette che conservano profumi da poter annusare al momento più opportuno.
D'altronde Maude, contraria all'idea di nazioni, di confini e di patriottismo, rivela a Harold, non a caso davanti ad un cimitero militare, didascalico simbolo di omologazione, la sua insofferenza per il fatto che "della gente che è diversa permette che altra gente la consideri uguale", in fondo ritenendo più colpevole chi per ignavia si omologa al sistema che i veri sostenitori del sistema stesso.
Naturalmente in un'ottica di questo tipo, sostanzialmente libera ed anarchica, anche la religione è un principio troppo lontano, così lo scambio di battute sull'argomento è particolarmente significativo: "Maude, tu preghi?" "No, io comunico" "Con Dio?" "No, con la vita".
Insieme i due, oltre ai funerali del defunto di turno, condivideranno pythoniani pic nic all'ombra di demolizioni urbanistiche, scoprendo una comune adorazione per il disfacimento e la distruzione, e proprio come avrebbero fatto i Monty Python in uno dei loro sketch, portano un albero sradicato da una strada fino alla foresta, suo habitat naturale. Inevitabile che un modello femminile così nichilista ma capace di essere felice, affascini in maniera disarmante Harold che innamorandosi di Maude varcherà l'ultimo grado della ribellione all'educazione ricevuta...
Un ultimo accenno alla bella colonna sonora di Cat Stevens, che non solo fa da perfetto sottofondo al film, ma è essa stessa elemento contestualizzante, sia per lo stile che rimanda a quegli anni, sia per i titoli di brani come Don't be shy, Trouble, Where do the children play, If you want to sing out, sing out, che si allineano ai contenuti della pellicola, contribuendo a far sì che lo spettatore, verso cui Harold ammicca guardando la mdp, parteggi per l'ideale di vita sui generis che il protagonista ha scelto...

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