È difficile recensire il film di un amico... quindi sappiate che sarò di parte, ma questo è uno di quei casi in cui non esserlo non cambierebbe di una virgola il mio giudizio!
Questa premessa solo per dire che Carlo Shalom Hintermann ha realizzato un bellissimo docufilm sullo Xeroderma Pigmentosum (XP), una rara malattia genetica che non permette ai bambini che ne sono affetti di vivere alla luce del sole, e soprattutto alla soluzione che due fantastici genitori hanno trovato per ovviare a questo "inconveniente" cui era costretta la loro bambina.
I meriti del regista, che ha scovato il soggetto leggendo un articolo del New York Post, vanno condivisi con Lorenzo Ceccotti, a cui si devono le sequenze d'animazione che sono un elemento imprescindibile del fascino del film, ma anche con Giancarlo Leggeri, direttore della fotografia, e con Mario Salvucci, che ha realizzato le musiche originali.
Katie è la bambina per la quale Dan e Caren Mahar nel 1995 hanno ideato il Camp Sundown, una struttura dal nome evocativo (in italiano sarebbe "campo tramonto"), che permette alla figlia di avere un gruppo di amici con cui condividere le notti e le stesse difficoltà di vita. È quindi significativo che all'inizio della storia il narratore Father Night, il personaggio animato che nella versione italiana è doppiato da un ottimo Pino Insegno, precisi che "la notte ci rende tutti fratelli" e più avanti la sceneggiatura riservi, ancora alla parte animata, un eloquente ribaltamento di ruoli tradizionali sintetizzato da "voi che vivete di giorno avete il nero dentro di voi".
Durante lo sviluppo della storia conosciamo anche gli altri bambini, dalla fragile Rachel a Mackenzie, dal simpaticissimo Chris all'italiana Fatima, tutti affetti da XP, costretti alla lotta contro i conseguenti tumori della pelle, ad un'aspettativa di vita che raramente supera i trent'anni, e tutti pronti ad uscire per giocare a mezzanotte, quando si possono fare alzare in cielo le lanterne volanti, le poetiche mongolfiere di carta che nella cultura dell'estremo oriente simboleggiano i desideri.
L'elemento naturale e faunistico è anche protagonista di alcune parti animate, i cui disegni non a caso ricordano molto da vicino i tratti di Hayao Miyazaki e del suo Studio Ghibli, che hanno come elemento predominante della propria weltanschauung proprio la superiorità della natura sull'uomo. È così che vediamo dei tassi trasportare frammenti di luce da una parte all'altra del mondo, in un'insolita fiaba eziologica che tanto sarebbe piaciuta a Ovidio. Che gli stessi tassi siano intrisi di cultura lo dimostrano anche quando pronunciano un "avremmo preferenza di no" che cita l'arzigogolata espressione "I would prefer not to" di Bartleby lo scrivano, omonimo romanzo di Herman Melville, che Gianni Celati ha tradotto proprio con queste parole...
È da brividi, infine, la bellissima Your Eyes Close interpretata da Antony Hegarthy (quello degli Antony & the Johnson), che in sala genera tra gli spettatori qualche lacrima di commozione.
Un unico rammarico, che un film così prezioso sia stato distribuito in Italia solo ora, nel 2014, a tre anni dalla sua realizzazione, che pure non era passata inosservata, poiché la pellicola aveva vinto il Premio Solinas ed era stata presentata al Festival di Roma.
Complimenti, quindi, a Carlo Hintermann e alla Citrullo International, la casa di produzione da lui fondata insieme a Luciano Barcaroli, Gerardo Panichi e Daniele Villa, che ha creduto in questo progetto sui "bambini lunari", la cui conoscenza dona al pubblico quello che dona a Patrick, il fratello di Kate, per il quale non può che prevalere la fortuna piuttosto che il rammarico di avere una sorella affetta da XP!
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