martedì 11 gennaio 2022

House of Gucci (Scott 2021)

Ascesa e caduta della casa Gucci, in versione pop. Ridley Scott, adattando l'omonimo libro di Sarah Gay Forden (2000), gira un biopic che ripercorre le tappe che portarono Maurizio Gucci (Adam Driver) a dirigere l'azienda di famiglia, grazie al ruolo non secondario di sua moglie, Patrizia Reggiani (Lady Gaga), fino al crollo rovinoso e tragico, che segnò il passaggio del marchio Gucci al di fuori della famiglia.
Un cast stellare che, oltre ad Adam Driver e Lady Gaga, vede due colossi come Jeremy Irons e Al Pacino nei ruoli del padre di Maurizio, Rodolfo Gucci, e del fratello di questo, Aldo, nonché Jared Leto, che per entrare in quelli di Paolo Gucci, figlio di Aldo, si trasforma fino ad essere irriconoscibile (trailer).
La regia di Scott si adegua al contesto all'insegna della moda dagli anni '60 agli anni '90, cosicché costumi, scenografie e musiche rappresentano l'anima della pellicola, da guardare rigorosamente in lingua originale.
L'apparizione di Lady Gaga nei panni di Patrizia Reggiani è un esempio perfetto di questo connubio: la ragazza arriva al cantiere del padre, Fernando Reggiani, imprenditore di trasporti su gomma, dove fa la segretaria, scende dall'auto in abiti appariscenti e cammina fino all'ufficio tra gli apprezzamenti dei camionisti, mentre come sottofondo ascoltiamo La ragazza col maglione di Pino Donaggio (1962).
Di lì a poco Patrizia conoscerà Maurizio Gucci 
ad una festa e la sua determinazione farà colpo sul ragazzo impomatato e piuttosto ingessato, che la sposerà anche contro il parere contrario di suo padre Rodolfo.
Nel film tutto avviene velocemente e le diverse sequenze nel montaggio iniziale riassumono gli avvenimenti: dalla festa al successivo incontro in biblioteca dei due, la presentazione di Patrizia a papà Rodolfo, fino alla scena madre con il confronto padre-figlio. Jeremy Irons e Adam Driver sono una meraviglia, il primo chiuso nel suo isolamento dorato, tra le pellicole dei vecchi film, il suo passato d'attore (nome d'arte Maurizio D'Ancona) e il proiettore che illumina la stanza, il secondo che vuole emanciparsi da quel pesante fardello ed essere finalmente libero, pronto a rinunciare persino all'eredità, urlando "questi sono i tuoi fantasmi, non i miei".
La sceneggiatura, scritta da Becky Johnston, autore del soggetto anche del libro di Gay Forden, e Roberto Bentivegna, in questa parte iniziale gioca sui toni della fiaba: Maurizio adula Patrizia paragonandola a Liz Taylor; lei lo confonde con il barman dato che lo conosce quando casualmente si trova dietro al banco; e infine Patrizia se ne va prima di mezzanotte, novella Cenerentola. E, allo stesso modo, Patrizia ferma Maurizio fuori dall'università sull'immancabile vespa e, regina di intraprendenza, gli lascia il numero scrivendolo con il rossetto sul parabrezza.
Adam Driver e il vero Maurizio Gucci
Le relazioni tra i personaggi sono ben strutturate e quasi tutte hanno almeno un buon dialogo a due. Su tutte, chiaramente, quella tra Patrizia e Maurizio, che passa dall'amore iniziale all'odio disperato e geloso finale, condito di accuse per Maurizio di essere un viziato e incapace e per Patrizia di essere una manipolatrice. Quello tra i due fratelli anziani, Rodolfo e Aldo, che hanno impostazioni diverse sulla gestione dell'azienda, idealista il primo, faccendiere il secondo, ma accomunati dallo stesso senso di insoddisfazione per i figli, ritenuti degli inetti da entrambi.
Patrizia Reggiani e Lady Gaga
Differente, però, l'atteggiamento nei confronti dei nipoti: Aldo si avvicina molto a Maurizio, che reputa migliore di Paolo, troppo sensibile e umorale, e, complice anche il ruolo svolto da Patrizia, tra loro si crea un buon sodalizio, impossibile invece, per l'altra coppia zio-nipote, anche se Paolo tenterà nell'impresa, ma verrà mortificato da Rodolfo ("i tuoi disegni sono un trionfo di mediocrità"), in un'altra sequenza intensa e drammatica. Anche i due cugini vivranno uno scontro campale, figlio delle gelosie, delle differenze e delle frustrazioni vissute in famiglia, con Maurizio che rimprovera Paolo ("le tasse non sono un problema in Italia, ma negli Stati Uniti..."), e poi non mancano i singoli incontri di Patrizia con Aldo, con Paolo, con la cartomante Pina Auriemma (Salma Hayek), e poi con un altro personaggio che si rivelerà fondamentale, Domenico De Sole (Jack Huston), collaboratore storico di casa Gucci che diventerà il futuro amministratore delegato dell'azienda.
Il rapporto di amore e odio di Maurizio con la famiglia è un altro dei temi portanti: l'erede di Rodolfo ha l'impazienza dei giovani nel voler trovare una strada propria, ma col tempo si renderà conto che senza il patrimonio familiare non è nulla e che il suo successo è indissolubilmente legato a quel nome, "dal suono così dolce, così seducente", come dice la voce off all'inizio della pellicola, ma d'altronde "anche una maledizione". In un dialogo con la moglie, lo vediamo criticare la vanagloria dello zio Aldo, che fa rimontare le origini di famiglia, con tanta fantasia, a dei sellai toscani del Medioevo, cosicché lui non si riconosce come un Gucci della vecchia generazione, adducendo l'influenza del sangue tedesco materno.
Tornando al
rapporto pop tra le scene e i brani della colonna sonora, sicuramente restano in mente Caterina Caselli che canta Sono bugiarda (cover di I'm a believer) mentre Maurizio inizia a lavorare nell'impresa di trasporti Reggiani; il sesso in ufficio tra i due fidanzati sulle note di Libiamo nei lieti calici della Traviata, e soprattutto Faith di George Michael durante le nozze. Le associazioni musica-immagini proseguono anche oltre, così Ritornerai di Bruno Lauzi fa da sfondo sonoro alla sequenza nella villa in Toscana, e Here Comes The Rain Again degli Eurythmics accompagna la rivelazione di Patrizia incinta di Alessandra ad un emozionato Maurizio, o I feel love di Donna Summer che fa da contrasto alla lettura del testamento di Rodolfo Gucci, e significativamente La donna è mobile del Rigoletto per un incontro in cui Patrizia adula Paolo con tattica e strategia. Il finale, con il processo che condanna Patrizia per l'omicidio dell'ex marito, è affidato invece alle note di Tracy Chapman Baby Can I Hold You Tonight, nella versione cantata con Luciano Pavarotti.
Molti i dipinti che qua e là arricchiscono la scenografia, firmata da  Arthur Max, sempre impeccabile, nella varie residenze, appartamenti, uffici e ville di casa Gucci. Tra questi, a casa di 
Rodolfo appare anche un Klimt, su cui il proprietario approfitta per scherzare con Patrizia, evidenziandone la poca cultura; mentre nell'appartamento di Maurizio e Patrizia a New York, tra i diversi capolavori, spiccano un paio di opere di Roy Lichtenstein, come Artist’s Studio - The Dance, con la citazione da Matisse, e Natura morta con pesci rossi dipingendo una pallina da golf.
Diversi anche gli elementi interni alla scena che danno allo spettatore, soprattutto italiano, la possibilità di orientarsi cronologicamente sui fatti: Patrizia, per esempio, vede un tg in cui si parla dei gravi attentati terroristici degli anni '70 e subito dopo le previsioni del tempo presentate dal baffuto colonnello Baroni, che 
ebbe questo ruolo in Rai dal 1973 al 1993. È così che nella finzione si mette in contatto per la prima volta con Pina Auriemma, che in realtà conobbe nel 1977 ma non come cartomante in tv.
Curioso, invece, che alcuni membri della finanziaria anglo-araba, che entra nella proprietà con Maurizio, vestano la tuta della AS Roma e che, nella stessa scena in cui avviene la firma, in tv si senta Bruno Pizzul che racconta le azioni di una partita di calcio della nazionale (si sentono i nomi di Donadoni e Carnevale). Siamo all'inizio degli anni '90 e a breve Tom Ford sarà assunto dalla Gucci come stilista. Tra le curiosità, nella sequenza della colazione del 27 marzo 1995, ultimo giorno di vita di Maurizio Gucci, è fedele il ricorso alla banconota da 5 mila lire raffigurante Vincenzo Bellini.
Molte le
location italiane della pellicola che, però, se negli Stati Uniti non danno nell'occhio, qui sorprendono quando vengono usate fuori contesto. E così, il fatto che Roma sia utilizzata per "interpretare" Milano è abbastanza fuorviante. Casa Gucci a Milano, per esempio, è nel quartiere Coppedè: vediamo Adam Driver passeggiare in bicicletta sotto l'arco dei palazzi degli Ambasciatori di via Dora; in scena compare anche la famosa Fontana delle Rane di piazza Mincio, mentre l'ingresso dell'appartamento di Maurizio è proprio nel palazzo della stessa piazza, al civico n. 2, ispirato alla scenografia di Cabiria (Pastrone, 1914). Anche il matrimonio, che nella realtà si svolse nella chiesa di Santo Spirito a Milano, qui è girato a Roma, in Santa Maria in Campitelli, di cui si riconoscono sia la facciata a colonne, in travertino, sia l'altare barocco di Carlo Rainaldi con i raggi dorati.
Persino il grande negozio Gucci di New York è stato realizzato a Roma, sfruttando una storica boutique di abbigliamento nata del 1963,
Zita Fabiani, a Talenti, in via Ojetti, ed è lì fuori che fa la sua apparizione Madalina Ghenea, nei panni di Sophia Loren, che esce al fianco di Al Pacino-Aldo Gucci. E, infine, il processo milanese contro Patrizia Reggiani e gli altri complici è stato girato nel Palazzo di Giustizia di Roma, il cosiddetto Palazzaccio, cinematograficamente passato alla storia per le scene lì ambientate de Il processo di Orson Welles (1962).
È ambientata davvero a Milano la sequenza iniziale in cui Patrizia lascia il numero di telefono a Maurizio: i due sono proprio su 
via Festa del Perdono, nel parcheggio appena fuori dall'università statale; e poco dopo li vediamo passeggiare anche in piazza del Duomo e in Galleria Vittorio Emanuele.
Lo stesso vale per la casa di Rodolfo Gucci per cui è stata scelta la bellissima Villa Necchi Campiglio progettata da Piero Portaluppi negli anni '30 del Novecento.
La villa di Aldo Gucci sul lago di Como è ambientata nella cinquecentesca Villa Balbiano, costruita per il cardinale Tolomeo Gallio, sulla quale vola un drone con la mdp che la riprende dal mare per poi alzarsi in cielo, mentre la sezione ambientata a St. Moritz in realtà è girata in Valle d'Aosta, a Gressoney-La-Trinité e 
a Gressoney-Saint-Jean, ai piedi del Monte Rosa, dove si trova la Villa Laubuono, che fa da ennesima residenza Gucci.
La seconda parte del titolo del romanzo House of Gucci recitava "a sensational story of murder, madness, glamour, and greed", in italiano ridotto a moda, avidità, crimine. Nel film di Ridley Scott c'è tutto questo e anche di più: la mano del regista è piuttosto anonima, va detto, ma il film funziona, per ritmo, montaggio, scenografia, musiche, sceneggiatura e recitazione, e non è poco. 

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