domenica 1 novembre 2020

Saluto a Sean Connery (25/8/1930 - 31/10/2020)

Era nato a Edimburgo novant'anni fa, sir Thomas Sean Connery si è spento nel sonno nella sua casa alle Bahamas. Da diciassette anni non compariva sul grande schermo, quello che dal 1954 era stato il suo habitat naturale.
La seconda moglie, la pittrice francese Micheline Roquebrune, che aveva sposato nel 1975, gli è stata vicina fino alla fine ed è lei che ha rivelato solo in questi giorni che l'attore soffriva di una demenza senile che ne aveva compromesso notevolmente le energie.
Sean Connery è stato tra gli attori più amati dal grande pubblico, rimarrà alla storia come primo indimenticabile volto cinematografico del James Bond di Ian Fleming, ma è stato anche tanto altro...
Figlio di immigrati irlandesi, contadino lui, cameriera lei, dopo aver sbarcato il lunario come bagnino, muratore, lavapiatti, guardia del corpo e persino verniciatore di bare, entrò nel mondo della moda che frequentò in contemporanea con le prime esperienze teatrali. Ad inizio anni cinquanta, così, si ritrovò a partecipare al musical in scena a Londra South Pacific (1951) e a mister Universo (1953), dove arrivò terzo. La sua vita cambiò di lì a poco, con l'esordio cinematografico, seppur non accreditato, ne Le armi del re (Wilcox 1954), e poi in altre quattro pellicole britanniche nel 1957, Club di gangsters (Tully), I piloti dell'inferno (Endfield), La grande porta grigia (Thomas), Il bandito dell'Epiro (Young).

Seguì l'approdo a Hollywood, dove iniziò con Lewis Allen, Estasi d'amore - Operazione Love (1958), e quindi apparve nel film Disney, diretto da Robert Stevenson, Darby O'Gill e il re dei folletti (1959).
Tra i lavori successivi, si segnala la partecipazione a Il giorno più lungo (Annakin 1962), sullo sbarco in Normandia. Nello stesso anno uscì la prima pellicola della serie che lo ha reso celebre: Agente 007 - Licenza di uccidere (Young 1962): Sean Connery, alla fine, fu preferito a nomi del calibro di James Mason, Rex Harrison, David Niven, Richard Burton e Cary Grant, che aveva interpretato il ruolo di protagonista in un cult di spionaggio come Intrigo internazionale (Hitchcock 1959) e che rifiutò perché non voleva impegnarsi per più di un film.
Il contratto prevedeva cinque pellicole, cosicché alla prima seguirono A 007, dalla Russia con amore (Young 1963), Agente 007 - Missione Goldfinger (Hamilton 1964), Agente 007 - Thunderball (Young 1965), ma il fascino di James Bond venne impersonato da Connery anche per Agente 007 - Si vive solo due volte (Gilbert 1967) e Agente 007 - Una cascata di diamanti (Hamilton 1971). A quel punto l'attore scozzese decise di chiudere per sempre con il suo personaggio identitario, che era diventata una vera e propria maschera da cui comprensibilmente voleva prendere le distanze. Dichiarò così "mai più!" ("Never again"), motivo per cui, quando i produttori della Taliafilm, lo convinsero a interpretarlo di nuovo, in un film al di fuori della serie "ufficiale" della EON, il titolo ironizzò proprio su questo, Mai dire mai (Never say never, Kershner 1983).
Dal 1962 al 1983, però, la carriera di Sean Connery si era arricchita di molti altri film, spesso decisamente superiori a quelli su James Bond, e su tutti il magnifico thriller psicologico Marnie (Hitchcock 1964), in cui l'attore era il giovane vedovo, bello e ricco, che si innamorava della protagonista interpretata da Tippi Hedren. 
La calvizie che in realtà caratterizzava l'attore sin dalla gioventù rimase un segreto finché non divenne un elemento di fascino anch'essa. Dopo i tupet utilizzati fino agli anni sessanta - 007 compresi - fu spesso nascosta da cappelli da cowboy (Shalako - Dmytryk 1968); da ruoli che lo invecchiavano (La tenda rossa - 1969); da colbacchi (Ransom, stato di emergenza per un rapimento - Wrede 1974); da turbanti (Il vento e il leone - Milius 1975). 

In alcuni film degli anni settanta apparve pienamente, prima in Rapina record a New York (1971) e poi in Assassinio sull'Orient Express (1974), entrambi girati sotto la direzione di Sidney Lumet; quindi ne L'uomo che volle farsi re (1975), di John Huston, e in Robin e Marian (Lester 1976), a conferma che con i film d'autore e in ruoli che non lo vedevano come sex symbol la questione fosse secondaria.
Gli anni ottanta si aprirono con la parte di Re Agamennone che combatte col Minotauro nella commedia avventurosa e fantastica I banditi del tempo di Terry Gilliam (1981), ma fu con la seconda metà del decennio che Sean Connery visse una nuova ondata di grandi successi, a partire da Highlander - L'ultimo immortale (Mulcahy 1986), in cui era il maestro d'armi Ramírez; proseguendo con Il nome della rosa (Annaud 1986), altro film cult tratto da Umberto Eco per il quale fu Guglielmo da Baskerville; quindi Gli intoccabili (De Palma 1987), in cui il suo Jimmy Malone gli valse l'unico Oscar, come non protagonista, della sua carriera; e poi Indiana Jones e l'ultima crociata (Spielberg 1989), dov'era il padre di Harrison Ford; per concludere il decennio con altri due film di rilievo, Caccia a Ottobre Rosso (McTiernan 1990) e La casa Russia (Schepisi 1990).
Da quel momento in poi non ci fu più nulla di indimenticabile, ma solo stanche riprese, come
Highlander II (Mulchay 1991), film in costume come Robin Hood - Principe dei ladri (Reynolds 1991), in cui fu Riccardo I, o Il primo cavaliere (Zucker 1995), dove recitò nei panni di re Artù; ruoli avventurosi, come quello che interpretò in Mato Grosso (McTiernan 1992); thriller come Sol levante (Kaufman 1993), che produsse in prima persona, ed Entrapment (Amiel 1999), al fianco di Catherine Zeta Jones; film sentimentali come Scherzi del cuore (Carroll 1998). Fece eccezione in questi anni l'unico film d'autore, Scoprendo Forrester di Gus Van Sant (2000), in cui Sean era proprio lo scrittore scozzese del titolo.
L'ultimo suo ruolo è stato quello da protagonista ne 
La leggenda degli uomini straordinari (Norrington 2003), tratto dal fumetto di Alan Moore e Kevin O'Neill.
La vita privata di un sex symbol come lui non è stata così burrascosa come si potrebbe supporre. Ebbe diversi flirt, certo, mai troppo pubblicizzati, tra i quali si annoverano quelli con Raquel Welch, Jill St. John, Lana Turner, Lana Wood, e si sposò due volte. La prima nel 1962, proprio nell'anno in cui diventò James Bond, quando convolò a nozze con l'attrice australiana Diane Cilento. 
La relazione durò fino al 1973 e due anni dopo tornò all'altare con Michelle Roquebrune. Dalla prima moglie aveva avuto Jason (1963), oggi attore e regista, che nel 1997 lo aveva reso nonno di Dashiell.
Sean Connery sarà inevitabilmente ricordato con il personaggio che ha amato meno, ma qui ci piace ricordarlo nei panni di Mark Rutland, mentre porta via Marnie dalla casa dei suoi peggiori incubi.

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