domenica 24 maggio 2020

Appaloosa (Harris 2008)

Il western, negli ultimi decenni, ha ripreso a vivere, in maniera celebrativa, riprendendo grandi classici, in maniera nostalgica, ma anche con grande qualità ed originalità, si pensi ovviamente a The Hateful Eight (Tarantino 2015), ma anche ai Coen del recente La ballata di Buster Scruggs (2018) e del remake de Il Grinta (2005), fino a I segreti di Brokeback Mountain (Lee 2005) che davvero rivoluzionò il genere. E pensare che negli anni '90 Gli spietati (Eastwood 1992) era salutato come l'ultimo grande western o una stanca, seppur notevole, ripresa del genere... (trailer)

Tratto dall'omonimo romanzo di Robert B. Parker (2005), sceneggiato dallo stesso Ed Harris e da Robert Knott, Appaloosa, nome del piccolo centro in cui è ambientata la storia, è anche una razza di cavalli, che gli indiani allevavano nei terreni attorno al fiume Palouse, tra gli attuali stati di Washington e Idaho. A quei cavalli, peraltro, si rifaceva un altro western, The Appaloosa (in italiano A sud ovest di Sonora) con Marlon Brando (Furie 1966).
Nel film siamo in New Mexico nel 1882, quando la mdp ci mostra tre uomini a cavallo arrivare da lontano, inquadrati in un surcadrage rappresentato da una struttura lignea da cui pende il monogramma RB, che immette nella proprietà di Randall Bragg (Jeremy Irons), il signorotto della zona. Coloro che arrivano sono lo sceriffo e i suoi attendenti che dovrebbero arrestare alcuni degli uomini di Bragg...
Questa premessa apre la storia che la voce off di Everett Hitch (Viggo Mortensen) inizia a raccontarci, poiché sono proprio lui e il suo capo, Virgin Cole (Ed Harris), che da dodici anni si muovono lungo la frontiera verso ovest per pacificare zone in cui la giustizia è ostacolata dai malviventi. Il loro prossimo approdo è Appaloosa, sconquassata da tempo da Bragg e dai suoi uomini: Cole ne diventa lo sceriffo ed Everett il suo aiutante.
L'equilibrio tra i due, però, verrà messo alla prova dall'arrivo in città di Allison French (Renée Zellweger), la cui bellezza colpirà entrambi. La simpatia della donna per Virgil ingelosisce Everett, ma Allie sembra affascinata in maniera sistematica dal "capobranco", un ruolo che cambia a seconda del momento e della situazione.
Il romanzo, e conseguentemente il film, sono ispirati a grandi classici di John Ford come Sfida infernale (1946) e L'uomo che uccise Liberty Valance (1962), ma anche Un dollaro d'onore (Hawks 1959) o Quel treno per Yuma (Daves 1957). Tra l'altro il 1882 è proprio l'anno in cui è ambientato Sfida infernale e Virgil, non a caso, è il nome di uno dei fratelli di Wyatt Earp, protagonista di quella storia, mentre Bragg è sovrapponibile al latifondista Nathan Burdette, a capo dei banditi in Un dollaro d'onore.
La rincorsa tra Cole e Everett contro Bragg, tra arresti, rapimenti, ricatti - anche questa con tutta la banda da fronteggiare come nel film di Delmer Daves - è puro western, tanto più perché parte di essa avviene sul treno, simbolo ferroso e meccanico della conquista del west.
Jill e Allie nei loro rispettivi arrivi in città
Eppure l'improvvisa apparizione di Allison ad Appaloosa, vestita di begli abiti e con le valigie in mano non può non far pensare a Jill-Claudia Cardinale che arriva in città in C'era una volta il West (Leone 1968).
Il dolore, l'amicizia, l'onore, l'ideale di una giustizia non proprio immacolata, fanno il resto... con un finale bellissimo, in cui sacrificio, amicizia, fedeltà, malinconia e speranza nel futuro, che vuol dire ancora più ad ovest, si combinano alla perfezione.
Harris gira bene al suo secondo, e per ora ultimo, lungometraggio da regista - dopo Pollock (2000) - e oltre ad alcuni bei surcadrage, appare evidente la sua cura nella disposizione dei personaggi su più piani nella scena e nei campi lunghi da perfetto western.
Diverse le linee di sceneggiatura che meritano attenzione, a partire dalla voce off di Viggo Mortensen che introduce il racconto con un vero e proprio aforisma "la vita a volte fa in modo che ciò che sembra prevedibile non accada mai e che l'imprevedibile diventi la tua vita".
È pienamente western anche la sentenze di Cole che, al "non mi arresterai mai" di Bragg, risponde con un bellissimo "Mai è un sacco di tempo".
E così i tanti duetti tra Virgil e Everett, tra i quali si ripete spesso la gag con il primo che non ricorda le parole da usare e il secondo che lo imbecca con l'espressione giusta. I due protagonisti, però, hanno molti scambi e quelli "filosofici" sulle relazioni con l'altro sesso sono da perfetti uomini del west, nonostante Everett sia indubbiamente più in grado del capo di esprimere sentimenti e concetti. Su Allie, però, è duro anche il giovane più introspettivo, "credo che voglia stare con lo stallone capo", e alla risposta di Cole, "in un branco c'è un solo stallone", la replica è senza appello, "...alla volta".
Allie, in realtà, come dirà lei stessa, è solo molto spaventata, in un mondo come quello, di rimanere da sola, di stare con l'uomo sbagliato, di non avere più soldi... se vogliamo è la versione più canonica e western della Jill di Sergio Leone, che decideva invece il proprio futuro in maniera molto più indipendente. In questa enorme differenza c'è tutta la distanza tra un capolavoro che rompeva con la tradizione e un buon film, quello di Ed Harris, pienamente inserito all'interno di essa.

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