Ironia della sorte morte. Rutger Hauer si è spento entrando, se possibile, ancora più in simbiosi col suo personaggio più famoso. Come Roy Batty in Blade Runner (1982), infatti, è scomparso nel 2019, anno in cui Philip Dick aveva ambientato il suo romanzo quattordici anni prima che Ridley Scott lo adattasse per il suo film.
Dal momento in cui è giunta la notizia, tutti gli appassionati stanno ripassando lo splendido monologo che Roy pronunciava davanti al cacciatore di replicanti Rick Deckard-Harrison Ford, e che, negli anni in cui il film è stato un cult assoluto, era ovunque, citato continuamente e persino stampato sulle magliette. Oggi, purtroppo, suona da perfetto e reale epitaffio:
"Ho viste cose che voi umani non potreste immaginare. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione... e i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhauser... e tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire''.
Il tempo di morire di Rutger Oelsen Hauer è arrivato qualche giorno fa, ma non si conoscono i motivi del decesso e, pur se sembra incredibile in una realtà in cui le notizie corrono così veloci, il mondo lo ha saputo solo qualche giorno dopo, a esequie già avvenute.
Hauer era nato settantacinque anni fa a Breukelen, cittadina a un passo da Utrecht, ma poi era cresciuto ad Amsterdam. Figlio d'arte, entrambi i genitori erano attori drammatici, ancora adolescente si imbarcò su una nave mercantile, seguendo l'esempio del nonno, capitano di lungo corso, ma causa daltonismo dovette tornare a terra. Lavorò come elettricista, carpentiere, si arruolò in marina, si trasferì in Svizzera, dove fu guida alpina e macchinista teatrale.
Tornato ad Amsterdam e ripresa la scuola d'arte drammatica, nel 1967 si diplomò e si unì ad un gruppo di recitazione sperimentale.
Il suo primo ruolo fu quello di un cavaliere in Floris, serie tv olandese, la cui ambientazione storica, in questo caso medievale, si rivelerà essere particolarmente adatta a lui, che tornerà spesso a recitare in film in costume.
La ricca carriera cinematografica - saranno più di cento i film - iniziò con il connazionale Paul Verhoeven, per Fiore di carne (1974), pellicola campione d'incassi in Olanda, candidata agli Oscar come miglior film straniero, in cui Hauer era il protagonista bohemien di una complessa storia d'amore. Con Verhoeven è poi tornato a lavorare negli anni, con Kitty Tippel... quelle notti passate sulla strada (1975), Soldato d'Orange (1978), Spetters (1980), L'amore e il sangue (1985), altro film storico, ambientato nel 1500.
Tra questi, però, soprattutto alle nostre latitudini, un posto speciale spetta a Ladyhawke (Donner 1985), storia di XIII secolo ambientata in Francia ma girata quasi esclusivamente in Italia, tra Dolomiti, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, e soprattutto Abruzzo, dove costituirono perfette location il Parco Nazionale del Gran Sasso, i Monti della Laga, la Marsica e la meravigliosa Rocca Calascio.
In Italia l'attore olandese tornò pochi anni dopo, per interpretare il senzatetto Andreas Kartack, protagonista de La leggenda del santo bevitore di Ermanno Olmi (1988): divenne grande amico del regista bergamasco e per lui fu anche il sacrestano de Il villaggio di cartone (2011). Interpretò altri ruoli con registi italiani in In una notte al chiaro di luna (Wertmüller 1989), Beyond Justice (Tessari 1992), I banchieri di Dio - Il caso Calvi (Ferrara 2002), in cui fu il corrotto arcivescovo statunitense Paul Marcinkus, presidente dello IOR e, infine, Barbarossa, Martinelli (2009), nel quale fu proprio il sovrano svevo.
Tornando al sodalizio con Verhoeven, invece, fu ad un passo dall'interpretare con lui anche Robocop (1987), poi impersonato da Peter Weller.
A quel tempo, però, Hauer era già approdato a Hollywood, dove aveva già raggiunto il suo massimo successo e dove aveva esordito ne I falchi della notte (Malmuth 1981), per poi proseguire proprio con Blade Runner (1982), Osterman Weekend (Peckinpah 1983), il già citato Ladyhawke (1985), The Hitcher (Harmon 1986). Negli ultimi vent'anni, sempre inserito nello starsystem losangelino, ha partecipato a diverse pellicole di successo, tra cui Sin City (Rodriguez - Miller 2005) e Batman Begins (Nolan 2005).
Anche la fantascienza, ovviamente, è stato un genere molto frequentato dall'attore che, ad esempio, è stato nel cast di Luc Besson per il recente Valerian e la città dei mille pianeti (2017). Per il grande pubblico e non solo, però, rimarrà soprattutto il replicante Roy Batty di Blade Runner.
Rutger Hauer si è sposato due volte: dal primo matrimonio, contratto quando era ancora ventenne, ebbe una figlia, Aysha, nata nel 1966 e oggi anche lei attrice e madre di Leandro, che ha reso Rutger nonno sin dal 1987; il secondo matrimonio, invece, risale al 1985, quando sposò Ineke Ten Kate, pittrice, scultrice e attrice.
Così come era iniziato, questo saluto non può che chiudersi con un'altra incredibile coincidenza, che a riguardarla ora, suona anch'essa improvvisamente macabra: nel bel film di Jacques Audiard, I fratelli Sisters (2018), Rutger Hauer era il commodoro che usciva di scena ripreso nella sua bara...
Sembra tutto uno scherzo, ma non lo è. I replicanti possono essere "ritirati", non possono morire!
Hauer era nato settantacinque anni fa a Breukelen, cittadina a un passo da Utrecht, ma poi era cresciuto ad Amsterdam. Figlio d'arte, entrambi i genitori erano attori drammatici, ancora adolescente si imbarcò su una nave mercantile, seguendo l'esempio del nonno, capitano di lungo corso, ma causa daltonismo dovette tornare a terra. Lavorò come elettricista, carpentiere, si arruolò in marina, si trasferì in Svizzera, dove fu guida alpina e macchinista teatrale.
Tornato ad Amsterdam e ripresa la scuola d'arte drammatica, nel 1967 si diplomò e si unì ad un gruppo di recitazione sperimentale.
Il suo primo ruolo fu quello di un cavaliere in Floris, serie tv olandese, la cui ambientazione storica, in questo caso medievale, si rivelerà essere particolarmente adatta a lui, che tornerà spesso a recitare in film in costume.
La ricca carriera cinematografica - saranno più di cento i film - iniziò con il connazionale Paul Verhoeven, per Fiore di carne (1974), pellicola campione d'incassi in Olanda, candidata agli Oscar come miglior film straniero, in cui Hauer era il protagonista bohemien di una complessa storia d'amore. Con Verhoeven è poi tornato a lavorare negli anni, con Kitty Tippel... quelle notti passate sulla strada (1975), Soldato d'Orange (1978), Spetters (1980), L'amore e il sangue (1985), altro film storico, ambientato nel 1500.
Tra questi, però, soprattutto alle nostre latitudini, un posto speciale spetta a Ladyhawke (Donner 1985), storia di XIII secolo ambientata in Francia ma girata quasi esclusivamente in Italia, tra Dolomiti, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, e soprattutto Abruzzo, dove costituirono perfette location il Parco Nazionale del Gran Sasso, i Monti della Laga, la Marsica e la meravigliosa Rocca Calascio.
In Italia l'attore olandese tornò pochi anni dopo, per interpretare il senzatetto Andreas Kartack, protagonista de La leggenda del santo bevitore di Ermanno Olmi (1988): divenne grande amico del regista bergamasco e per lui fu anche il sacrestano de Il villaggio di cartone (2011). Interpretò altri ruoli con registi italiani in In una notte al chiaro di luna (Wertmüller 1989), Beyond Justice (Tessari 1992), I banchieri di Dio - Il caso Calvi (Ferrara 2002), in cui fu il corrotto arcivescovo statunitense Paul Marcinkus, presidente dello IOR e, infine, Barbarossa, Martinelli (2009), nel quale fu proprio il sovrano svevo.
Tornando al sodalizio con Verhoeven, invece, fu ad un passo dall'interpretare con lui anche Robocop (1987), poi impersonato da Peter Weller.
A quel tempo, però, Hauer era già approdato a Hollywood, dove aveva già raggiunto il suo massimo successo e dove aveva esordito ne I falchi della notte (Malmuth 1981), per poi proseguire proprio con Blade Runner (1982), Osterman Weekend (Peckinpah 1983), il già citato Ladyhawke (1985), The Hitcher (Harmon 1986). Negli ultimi vent'anni, sempre inserito nello starsystem losangelino, ha partecipato a diverse pellicole di successo, tra cui Sin City (Rodriguez - Miller 2005) e Batman Begins (Nolan 2005).
Anche la fantascienza, ovviamente, è stato un genere molto frequentato dall'attore che, ad esempio, è stato nel cast di Luc Besson per il recente Valerian e la città dei mille pianeti (2017). Per il grande pubblico e non solo, però, rimarrà soprattutto il replicante Roy Batty di Blade Runner.
Rutger Hauer si è sposato due volte: dal primo matrimonio, contratto quando era ancora ventenne, ebbe una figlia, Aysha, nata nel 1966 e oggi anche lei attrice e madre di Leandro, che ha reso Rutger nonno sin dal 1987; il secondo matrimonio, invece, risale al 1985, quando sposò Ineke Ten Kate, pittrice, scultrice e attrice.
Così come era iniziato, questo saluto non può che chiudersi con un'altra incredibile coincidenza, che a riguardarla ora, suona anch'essa improvvisamente macabra: nel bel film di Jacques Audiard, I fratelli Sisters (2018), Rutger Hauer era il commodoro che usciva di scena ripreso nella sua bara...
Sembra tutto uno scherzo, ma non lo è. I replicanti possono essere "ritirati", non possono morire!
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