A 88 anni è morto Ugo Gregoretti, regista che dagli anni '50 ai '70 ha saputo leggere l'Italia nei suoi stravolgimenti sociali ed economici, soprattutto grazie a gioielli di dimensioni ridotte: fu in qualche modo il cineasta del film a episodi, partecipando a numerosi progetti che sfruttavano un genere in voga in quegli anni.
Nato a Roma, dove visse fino ai 14 anni, per poi trasferirsi con la famiglia a Napoli, poco più che ventenne era entrato in RAI. Nel 1954 era già nella redazione del telegiornale di Vittorio Veltroni, padre di Walter, e, dopo alcuni documentari, a partire da Piazza San Marco (1956) e La Sicilia del Gattopardo (1960), aveva esordito sul grande schermo con I nuovi angeli, film in otto episodi sul rapporto dei giovani con l'amore e il lavoro, con Paolo Villaggio e Renato Pozzetto, pellicola particolarmente apprezzata da Rossellini, e poi partecipando a Ro.Go.Pa.G. (1963), girato con lo stesso Rossellini, Godard e Pasolini.
Ugo Tognazzi ne Il pollo ruspante |
Il solo episodio realizzato per quest'ultimo film, Il pollo ruspante, basterebbe per capire la filosofia di Gregoretti: Ricky Tognazzi, che interpreta il figlio del suo padre reale, Ugo, veste i panni del bambino "alla moda", che imita i divi dei fumetti e del cinema, ma spara con la sua pistola-giocattolo gridando "sono Pasolini", segno di una confusione generalizzata incapace di discernere tra i continui e diversi messaggi televisivi. Lui e la sorellina Antonella sono vittime della pubblicità, ripetono gli slogan di Carosello (che per l'occasione diventa Tamburello), si preoccupano per Topo Gigio che passa da un apparecchio di pochi pollici ad uno più comodo e grande. L'atteggiamento, però, è ovviamente esemplato su quello del padre, ossessionato dall'avere piuttosto che dall'essere: un'automobile più grande, una tv più grande, una casa nuova, vivendo nell'impossibilità di raggiungere una serena soddisfazione e nell'ansia di non essere mai all'altezza di chi ha di più.
Il capitalismo imperante, l'educazione dei propri figli lasciata nelle mani del consumismo, senza la consapevolezza che quella sia solo la via più facile e non la migliore possibile. Un'elegia del bluff del miracolo economico.
La stessa amara ironia si incontra in Omicron (1963), satira fantascientifica con Renato Salvatori, e in altri brani di pellicole a più episodi, come Le più belle truffe del mondo (1964; episodio Napoli: Foglio di via), con Polanski, Chabrol, Godard, Horikawa, o Le belle famiglie (1964), in cui era lui l'unico regista ma con quattro storie da raccontare.
Con Ettore Scola |
Alla fine degli anni sessanta, Gregoretti ha iniziato anche a comparire in diversi film come attore, lavorando, tra gli altri, per Alberto Sordi (Amore mio aiutami, 1969; Il comune senso del pudore, 1976), Ettore Scola (C'eravamo tanto amati, 1974; La terrazza, 1980), Pasquale Festa Campanile (Un povero ricco, 1983), Daniele Luchetti (Domani accadrà, 1988). Nella seconda metà degli anni ottanta si dedicò anche al teatro, dirigendo il teatro Stabile di Torino (1985-89).
Fu anche il regista di adattamenti letterari per la televisione: dal dickensiano Il circolo Pickwick (1968), aal salgariano Le tigri di Mompracem (1974), dal ciclo di cinque storie riunite sotto il titolo di Romanzo popolare italiano (1975), con cui narrava romanzi di Guerrazzi, Matriani, Invernizio, Zuccoli, fino a Uova fatali (1977) da Bulgakov, e Il conte di Montecristo (1996), da Alexandre Dumas padre.
Con Gigi Proietti per Il circolo Pickwick |
La dimensione ridotta dell'episodio, però, gli si attagliava perfettamente. Messaggi diretti e taglienti, trama ridotta all'osso, pochi fronzoli registici e soprattutto sceneggiature ben scritte.
E poi, naturalmente, il documentario, in cui poteva mettere sullo schermo anche la sua vocazione cronistica, come fece per il mondo del lavoro, negli anni di adesione al PCI, intorno al quale realizzò importanti opere come Apollon, una fabbrica occupata (1969), col sostegno di Cesare Zavattini, incentrato sulle battaglie operaie della fine degli anni sessanta, e Contratto (1971), in cui coinvolse gli operai in lotta di una tipografia romana.
Un fotogramma di Apollon |
Ugo Gregoretti, cineasta meno celebrato di tanti altri suoi contemporanei, per dirla con le parole di una delle sue più famose sceneggiature, è stato un pollo ruspante, lontano dai tanti polli da allevamento che ci circondano.
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