lunedì 10 luglio 2017

Saluto a Elsa Martinelli (30/1/1935 - 8/7/2017)

Dopo una lunga malattia si è spenta nella sua casa romana Elsa Martinelli.
Era nata a Grosseto 82 anni fa, ma sin da bambina si era trasferita con la famiglia a Roma per esigenze del padre ferroviere. Qui fu notata ancora giovanissima dallo stilista Roberto Capucci, che la vide in un negozio di via Frattina. Ha incarnato un ideale di bellezza profondamente lontano da quello in voga negli anni cinquanta e, proprio per le sue caratteristiche fisiche, fu più volte definite la Audrey Hepburn italiana.

Il suo esordio cinemaotografico fu ne L'uomo e il diavolo (Autant-Lara 1954), adattamento de Il rosso e il nero di Stendhal. Il successo, però, arrivò l'anno dopo con Il cacciatore di indiani (De Toth 1955), un western in cui recitò al fianco di Kirk Douglas che la scelse personalmente dopo averla in vista una foto sulla rivista Life, e quindi in Italia con Donatella (Monicelli 1956), in cui fu la giovane protagonista, figlia di Aldo Fabrizi e combattuta tra Walter Chiari e Gabriele Ferzetti. Proprio grazie a questo ruolo dimostrò di essere ben oltre che una modella prestata al cinema, vincendo l'Orso d'argento al Festival di Berlino dello stesso anno.
Elsa Martinelli ne La notte brava di Bolognini
Negli anni seguenti lavorò con altri grandi registi italiani nel pasoliniano La notte brava (Bolognini 1959) e In un amore a Roma (Risi 1960), e ancora con alcuni dei più importanti cineasti stranieri ne Il sangue e la rosa (Vadim 1960), in Hatari! (Hawks 1962), in coppia col cacciatore interpretato da John Wayne, e nel magnifico Il processo (Welles 1963), in cui è Hilda, la moglie di un impiegato del tribunale che ha una relazione con il Josef K. impersonato da Anthony Perkins.
Elsa Martinelli ne Il Processo di Orson Welles
Furono sicuramente questi i momenti più alti della sua carriera, che in seguito si avvicinò a grandi nomi in alcuni episodi di progetti a più mani, come Super Simone, dove fu diretta da Vittorio de Sica (in Sette volte donna, 1967) o ancora da Mauro Bolognini in Notti romane (in L'amore attraverso i secoli, 1967), in cui fu Domitilla, la moglie del console Flavio interpretato da Gastone Moschin. Altri due ruoli di rilievo giunsero ne La decima vittima (Petri 1965), con Mastroianni e Ursula Andress, e ne L'amica (Lattuada 1969). 
Dall'inizio degli anni '70 la carriera di Elsa Martinelli andò via via scemando, ma lavorò ancora per vent'anni: nel 1985 fu la moglie di Alberto Sordi in Sono un fenomeno paranormale (S. Corbucci) e, infine, il suo ultimo lungometraggio è stato Sette criminali e un bassotto (Levy 1992), remake statunitense di Crimen di Mario Camerini (1960). In televisione, invece, è tornata nel 2004 con Orgoglio.
Per quanto riguarda la vita privata, nel 1956 ebbe un flirt con Frank Sinatra, ma tornata in Italia, già nel 1957, sposò il conte Franco Mancinelli Scotti di San Vito, con il quale ha avuto la sua unica figlia, Cristiana, attrice anche lei. Al 1968 risale il suo secondo matrimonio con il fotografo e designer Willy Rizzo.
Oltre al cinema e alla moda, la Martinelli, con impareggiabile classe ed eleganza, ha frequentato i salotti internazionali, ha lavorato come giornalista, ha presentato Sanremo nel 1971, e ha scritto la propria biografia dall'eloquente titolo Sono come sono, Dalla dolce vita e ritorno (1995) che evidenzia gli anni in cui raggiunse il punto più alto della celebrità. In quelle pagine, tra gli altri, si legge di Gary Cooper che beve da una sua scarpa, l'ammirazione per la sobrietà e la raffinatezza di John Wayne, l'ironia di Orson Welles e la naturalezza di John Kennedy... 

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