Trucco come doppiezza e ambiguità... così inizia l'ultimo film di François Ozon, che dopo Giovane e bella (2013) riprende il mondo dei segreti e delle perversioni dell'alta borghesia, per antonomasia legato a Claude Chabrol, adattando per il cinema il romanzo di Ruth Rendell. Stavolta, però, oltre al grande regista francese, Ozon prende a piene mani anche da Hitchcock e Almodovar, come non mancano di sottolineare trailer e manifesti pubblicitari.
Va detto, però, che tutto il cinema evocato è spesso poco più che una scimmiottatura e il valore del film, oltre alla bravura dei suoi interpreti principali, va cercato piuttosto in una possibile funzione sociale che, attraverso un difficile percorso di riconoscimento della propria sessualità, dai confini sempre meno definibili e che giustamente segue le pulsioni erotiche a prescindere dalle direzioni che queste comportano, propone forme alternative alla famiglia comunemente intesa.
La donna dal viso truccato e con indosso il vestito da sposa vista al'inizio è Laura (Isild Le Besco), una ventisettenne appena morta di cancro, che lascia il marito David (Romain Duris) e la piccola Lucie, nata da pochi mesi. La sua migliore amica, Claire (Anaïs Demoustier), durante il funerale promette dall'altare di prendersi cura della bambina e di David e, su spinta di suo marito, Gilles (Raphael Personnaz), pochi giorni dopo va a far visita al giovane vedovo...
Con un flashback di pochi minuti, subito dopo il funerale, Ozon narra la lunga amicizia tra Claire e Laura, iniziata dall'infanzia e proseguita nell'adolescenza (perfetto il montaggio con ellissi sul simbolico momento in cui Claire pettina Laura), fino al matrimonio, dimostrandoci che il loro rapporto era profondo e forse, almeno per Claire, nascondeva qualcosa che neanche lei stessa avrebbe potuto comprendere né tantomeno accettare.
Hitchcock è già tutto nella sequenza in cui David, di spalle, è seduto sul divano e si gira di scatto verso Claire e lo spettatore con una parrucca bionda: in un attimo salta alla mente Anthony Perkins/Norman Bates che si veste come la defunta madre in Psycho (1960) o, tra i tanti epigoni, Michael Caine/dottor Elliott di Vestito per uccidere (De Palma 1980). Anche la musica sembra omaggiare la filmografia del maestro inglese, poiché in alcuni frangenti ricorda quella di Bernard Herrmann.
Tutto quello che accade dopo, con Claire che appare inizialmente disturbata dalla confessione di David che dichiara di aver sempre amato vestirsi da donna, come sapeva anche sua moglie, e che pian piano non solo viene accettato, ma persino avallato dalla ragazza, la quale battezza la sua "nuova amica" Virginia (dal nome dell'hotel che spia dall'ufficio, proprio come ne La finestra sul cortile - Hitchcock 1954), è decisamente almodovariano, ma purtroppo senza la naturalezza dei film del regista spagnolo la vicenda risulta molto artefatta.
Claire e Virginia iniziano così un rapporto morboso e segreto, che le porta ad uscire insieme per fare shopping in un centro commerciale - dove, dopo un montaggio e una colonna sonora pop, si ritrovano a vedere un melodramma come Il ponte di Waterloo (Mervyn LeRoy 1940), con Vivien Leigh e Robert Taylor - o per andare un weekend insieme nella casa di campagna della famiglia di Laura, amplificando ricordi e generando fantasmi nell'inconscio sempre più conscio di Claire. Ai limiti del parossismo la serata che trascorrono all'Amazone, un locale gay, dove ammirano l'esibizione di una spogliarellista transessuale e ballano sulle note di una canzone di Amanda Lear. Il ridicolo, però, si raggiunge quando Claire e Virginia visitano la tomba di Laura, davanti alla quale la sceneggiatura fa dire a David/Virginia, con una frase che vorrebbe sintetizzare tutto il dissidio interiore del personaggio, "quando eravamo piccoli ci raccontavano che i bambini nascono sotto i cavoli, le bambine sotto i fiori. Io sono nato sotto un cavolfiore".
A tutto questo si aggiunga la gelosia di Gilles che naturalmente crede che i sotterfugi della moglie nascondano un amante; partite di tennis a tre che terminano con fantasie erotiche di Claire; un tocco di necrofilia (perché no?); l'immancabile svolta melodrammatica, addolcita da un finale rasserenante, ed il pastrocchio è servito!
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