sabato 23 gennaio 2021

Le meraviglie (Rohrwacher 2014)

Ombre e luci su delle bambine seminude che dormono a letto. È questa immagine simbolica una delle prime del film di Alice Rohrwacher, premiata a Cannes con il premio speciale della giuria, nel 2014 guidata da Jane Campion, che racconta di una famiglia di apicoltori in cui a lavorare, durante l'estate, sono soprattutto i minori.
Siamo nella campagna umbra e qui vivono Wolfgang (Sam Louwyck), Angelica (Alba Rohrwacher), la loro amica Cocò (Sabine Timoteo), e le quattro figlie della coppia, alle quali viene affidata gran parte del lavoro: Gelsomina (Maria Alexandra Lungu), la primogenita, adolescente, è di fatto responsabile anche delle sorelle minori, Marinella (Agnese Graziani), Caterina (Eva Lea Pace Morrow) e Luna (Maris Stella Morrow), ma spesso sembra essere la più responsabile di tutti nell'intera casa (trailer).
È lei, ad esempio, che vediamo andare a recuperare il padre ubriaco, dormiente e seminudo come un san Girolamo nel deserto, per riportarlo a letto, ed è lei la più in ansia per le vicende produttive della piccola azienda rurale, complice anche il rischio di percosse in caso di errori.
Gelsomina è protagonista con la sua adolescenza, in cui si raccolgono delusioni, entusiasmi, ingiustizie, sogni e, forse, il primo amore... e in lei si riconosce evidentemente la regista, cresciuta con una mamma italiana e un padre tedesco, apicoltori a Castel Giorgio, in provincia di Terni.
In questa vita monotona e davvero poco fanciullesca sono rari i momenti in cui ai bambini resta il tempo di fare i bambini e, in uno di questi, Marinella improvvisa, all'interno del fienile, un balletto sulle note della canzone di Ambra Angiolini T'appartengo (vedi) accennata da Gelsomina. La sequenza dice tanto di loro, del bisogno di evasione, del senso di colpa nel lasciarsi andare, comunque sempre di nascosto, e di come il mondo dei sogni sia per loro quello della televisione.
Allo stesso mondo appartiene anche L'isola delle meraviglie, programma trash che dà il titolo al film, che mette in gara fattori, allevatori e simili, la cui presentatrice è Milly Catena (Monica Bellucci), nome evocativo della televisione nostrana, vera icona per la quattro ragazzine, che la incontrano mentre sta girando e la ammirano senza limiti. 
Gelsomina vagheggia il sogno di partecipare al programma e iscriverà la loro azienda alla selezione.
Nel frattempo alla famiglia, in cui si comunica parlando italiano, francese e tedesco, si aggiungerà anche il silenzioso Martin (Luis Huilca), inserito nel progetto "La nuova vita", nato per dare un futuro a bambini dal passato burrascoso, considerato utile forza lavoro nell'ottica di Wolfgang, ma al tempo stesso timore per Angelica rispetto alle quattro figlie.
L'atteggiamento duro e maschilista del pater familias è un motivo evidente: Wolfgang è padre-padrone e tratta le figlie come inabili al lavoro, mentre esalta immediatamente il nuovo arrivato.
Altro tema rilevante è quello che concerne la filosofia e la gestione del lavoro in campagna. Lo scontro è tra lo stesso Wolfgang, fautore di una produzione pura, priva di additivi al suo miele, che si limita a portare le api mellifere sui fiori, e Carlo Portarena (Carlo Tarmati), allevatore di maiali, pronto invece a creare un agriturismo per generare maggiori guadagni e per non limitare la propria attività alla sola produzione suina.
Alla questione, chiaramente politica e ideologica, la Rohrwacher dedica due sequenze. La prima è un dialogo tra i due, in casa di Portarena, in cui la mdp, rigorosamente condotta a mano, riprende da vicinissimo i due contendenti che si confrontano in maniera accesa: Wolfgang insiste sul dover essere uniti, proprio per non svendere la loro realtà tradizionale, sostenuto non a caso dalla mamma di Portarena, appartenente alla vecchia generazione, mentre il collega, in maniera semplicistica, non trova nulla di male nel far passare il nuovo per ragioni di profitto immediato e di un facile guadagno privo di ideologia.
Gelsomina è nome felliniano per antonomasia (La strada, 1954), e che Fellini sia presente nell'immaginario di Alice Rohrwacher appare evidente non solo per questo, ma anche per la trasmissione de L'isola delle meraviglie, in cui tutti, presentatrice e concorrenti, sono vestiti all'antica, a segnarne la provenienza etrusca, in una sorta di classicismo magico e kitsch che fa tanto pensare al regista riminese.
Tra Fellini e Pasolini, infine, la sequenza più poetica della pellicola, in cui Gelsomina, dopo aver tenuto un'ape in bocca, la fa camminare sul proprio volto, mentre Martin fa da colonna sonora fischiando, spettacolino provato in privato e poi proposto come fuoriprogramma durante la diretta televisiva. Quest'ultima è ambientata su un'isola, come vuole il titolo del programma, e girata sull'isola Bisentina nel lago di Bolsena, luogo sacro agli Etruschi, di cui i personaggi sono idealmente discendenti, almeno nell'immaginario televisivo, e per questo buffamente agghindati come se lo fossero davvero.
Le meraviglie
 rappresenta un'opera non certo perfetta, ma intima e autobiografica, certamente poetica, in cui non mancano realismo - si pensi alla scena in cui le bambine addentano grandi fette d'anguria, degne di un dipinto del Seicento -, surrealismo - la presenza di un cammello in Umbria -, e ideologia, il tutto a fare da contesto alla crescita di una ragazzina che dà la sensazione di essere donna già da tempo.

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