martedì 18 febbraio 2020

Richard Jewell (Eastwood 2019)

"Non sono il governo degli Stati Uniti, sono tre stronzi che lavorano per il governo". È probabilmente questa la battuta migliore dell'ultimo film di Clint Eastwoood, non un capolavoro, ma una pellicola di quelle che potremmo chiamare "di cronaca aumentata", in cui il regista statunitense unisce la storia reale alla cinica sfiducia nelle istituzioni (trailer).
La frase citata è proprio all'insegna di tutto questo, a pronunciarla è l'avvocato Watson Bryant (Sam Rockwell) al suo assistito, Richard Jewell (Paul Walter Hauser), per togliergli di dosso quel timore reverenziale e quel rispetto per le istituzioni che avrebbe senso in altri frangenti, ma non quando gli uomini che le rappresentano sono evidentemente in malafede.

1986, Atlanta. Richard Jewell è un inserviente di magazzino in una grande azienda ma sogna di diventare un poliziotto. Qui conosce Watson, l'unico a trattarlo con umanità. Ellissi. Dieci anni dopo Richard è ora una goffa guardia di un campus universitario, dal quale viene licenziato. Si ritrova così ai giochi olimpici organizzati nella città georgiana, a lavorare come addetto alla sicurezza ai concerti del villaggio olimpico.
Clint Eastwood e i due protagonisti sul set
Proprio durante uno dei concerti, nell'ansia di mantenere l'ordine, mentre riprende un gruppo di ragazzi troppo vivaci, trova uno zaino incustodito e, seguendo rigorosamente il protocollo, anche al cospetto di poliziotti poco inclini a dargli ascolto, scopre una bomba che, nonostante l'intervento degli artificieri, esplode. Richard ha limitato i danni di quella che poteva essere una tragedia, e così viene celebrato dai media nelle ore seguenti, ma il bisogno di un colpevole e il suo curriculum non perfetto, unito al sensazionalismo di una giornalista arrivista e priva di scrupoli, ribaltano la situazione, trasformando quello che sulle prime era stato considerato un eroe in un mitomane che avrebbe messo la bomba per raggiungere la celebrità.
La vicenda, davvero accaduta durante le Olimpiadi di Atlanta del 1996, sembra sceneggiata da Alfred Hitchcock, che fu sempre ossessionato dal tema dell'innocente colpevolizzato e dell'uomo qualunque al centro di un caso ben più grande di lui. Clint Eastwood la racconta così, ponendo lo spettatore dalla parte di Richard, con cui entra in empatia sin da subito, quando lo vede servizievole e sempre pronto ad accontentare Watson Bryant, che lo soprannomina Radar. "Come quello di M.A.S.H.?", risponde Richard, riferendosi al caporale Walter Radar O'Reilly, interpretato da Gary Burghoff nel capolavoro di Robert Altman (1970).
L'amicizia con Watson si cementerà quando Richard verrà accusato dell'attentato del 27 luglio 1996 e Bryant diventerà il suo avvocato, proprio lui, che dietro la scrivania dell'ufficio espone una frase eloquente: "I fear government more than I fear terrorism" (ho paura del governo più di quanta ne abbia del terrorismo). 
Jewell ha tutti i caratteri del potenziale mitomane: isolato, vive ancora con la madre, possiede numerose armi che usa per andare a caccia, pensa di meritare un ruolo da poliziotto vero e non di semplice addetto alla sicurezza. Tanto basta per sbattere il mostro in prima pagina, e poco importa se non ci sia una prova a condannarlo, piuttosto si piegherà la realtà per rendere credibile la sua colpevolezza, con un giustizialismo dozzinale, opposto al garantismo dell'ideale statunitense.
Eastwood gira da par suo la sequenza della bomba, seguendo l'escalation dalla tranquillità del concerto al panico successivo all'esplosione, e sottolinea tutti i passaggi che dall'esaltazione iniziale portano Richard all'inferno, come la straziante perquisizione domestica che dura un intero giorno, durante il quale gli agenti dell'FBI portano via dall'appartamento di Jewell e della madre gli oggetti più disparati, aspirapolvere e contenitori per gli alimenti compresi.
L'ansia accumulata da Richard è all'origine di una sequenza onirica che è anche una evidente citazione da Il dottor Stranamore di Kubrick (1964), con il protagonista che sogna di rivivere il momento dell'esplosione e abbraccia lo zaino contenente l'ordigno.
Per il resto il film non brilla e scorre senza acuti. Buone le interpretazioni di Paul Walter Hauser, che di fatto, pur se con esiti diversi, si trova a ripetere il personaggio del nerd di Tonya; di Kathy Bates, nei panni di Barbara Jewell, la madre di Richard, che "ha avuto tre giorni per essere fiera di suo figlio e poi gliel'hanno portato via"; e soprattutto di Sam Rockwell, completamente trasformato, anche nel modo di vestire, dall'iniziale avvocato in carriera all'uomo cinico e sfiduciato della seconda parte.
Dal lato opposto ci sono gli uomini dell'FBI, guidati da Tom Shaw (Jon Hamm), e la giornalista Kathy Scruggs (Olivia Wilde), che si pentirà di aver scatenato un putiferio solo per il proprio tornaconto. Eastwood indugia su lacrime e buoni sentimenti, in maniera un po' troppo manichea. Una storia che meritava di essere raccontata, una condanna senza appello per un'eccellenza mondiale che sullo stemma riporta il motto Fidelity Bravery Integrity, ma soprattutto per la filosofia che governa l'opinione pubblica statunitense, perfettamente sintetizzata ancora una volta dal personaggio di Sam Rockwell: "vogliono friggerti, sei un pezzo di bacon".

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