La coperta di Linus è tornata, rappresentata dal consueto film autunnale di Woody Allen che riscalda il cuore e rilassa come nessun altro, come faremmo senza? Per dirla con uno dei personaggi di questa pellicola, i suoi film "ti fanno evadere così bene dalla realtà", anche perché "la vita reale è per chi non sa fare di meglio".
Gatsby (Thimotée Chalamet), interessato più al gioco d'azzardo che allo studio nonostante le pressioni materne ("non sarò mai un prodotto della catena di montaggio"), è il rampollo di una ricca famiglia borghese e intellettuale di New York e frequenta la Yardley University, dove ha conosciuto la sua fidanzata, Ashleigh (Elle Fanning), figlia di un banchiere di Tucson, Arizona (trailer).
Provenienze così lontane non hanno impedito loro di trovare un certo affiatamento e, quando Ashleigh, che aspira a diventare giornalista, ha l'occasione di un'intervista al regista Roland Pollard (Liev Schreiber), Gastby approfitta per accompagnarla e regalarle un romantico finesettimana a New York che, naturalmente, si trasformerà in una difficile prova per la giovane coppia, messa a rischio dalla città che non dorme mai e che, secondo la definizione che ne dà lo stesso Gastby, regala "ansia, ostilità e paranoia".
Provenienze così lontane non hanno impedito loro di trovare un certo affiatamento e, quando Ashleigh, che aspira a diventare giornalista, ha l'occasione di un'intervista al regista Roland Pollard (Liev Schreiber), Gastby approfitta per accompagnarla e regalarle un romantico finesettimana a New York che, naturalmente, si trasformerà in una difficile prova per la giovane coppia, messa a rischio dalla città che non dorme mai e che, secondo la definizione che ne dà lo stesso Gastby, regala "ansia, ostilità e paranoia".
Woody Allen propone l'ennesima storia d'amore ambientata nella sua New York, dove si muove come a casa propria, e si vede, poiché tutto si incastra alla perfezione. Tante situazioni divertenti, condite da battute riuscite e da tanta cinefilia, il che non guasta mai.
Il regista della storia, Pollard, è diventato famoso per aver girato Memorie d'inverno, titolo evidentemente bergmaniano per un cineasta intellettuale e tormentato, lusingato dall'ingenua Ashleigh che al primo incontro paragona il suo cinema a quello di De Sica e Renoir. Nel corso della storia, però, ci sarà modo anche di ricordare, tra gli altri, Viale del tramonto (Wilder 1950), La furia umana (Walsh 1949), Via col Vento (Fleming 1939), Le catene delle colpa (Tourneur 1947). Lo stesso nome del protagonista, Gatsby, rimanda inequivocabilmente al romanzo di Scott Fitzgerald (1925) messo in scena più volte, da Brenon nel 1926, da Nugent nel 1949, da Clayton nel 1974, da Baz Luhrmann nel 2013.
Durante l'intervista Ashleigh è affascinata dalla personalità distruttiva di Pollard: "lei non sarà mai popolare [...] lei è come Van Gogh, Rothko, Virginia Woolf... naturalmente si sono tutti suicidati".
Gastby non capisce il perché di questa infatuazione della sua ragazza per uomini che hanno il doppio della sua età, "che c'è di sexy nella perdita di memoria a breve termine?", ma Ashleigh è risucchiata dal vortice e, oltre a Pollard, conosce Ted (Jude Law) e l'attore e sex symbol spagnolo Francisco Vega (Diego Luna), davanti al quale, imbambolata, pronuncia un'altra battuta folgorante e pienamente alleniana: "la mia amica la trova la cosa più favolosa dopo la pillola del giorno dopo". Con tutti si attiva il suo buffo singhiozzo che l'attanaglia quando si sente "sessualmente combattuta".
Gatsby considera con leggerezza i soldi provenienti dal gioco, "è una vincita a poker, non sono soldi veri", e dopo un grossa vincita a poker lo dimostrerà svuotando le tasche piene di banconote accartocciate su un comodino, in una natura morta divertente e amara al tempo stesso. Denaro quello, che gli servirà anche per una escort da portare a un ricevimento, per non sfigurare ma anche per provocare sua madre.
Il protagonista, come sempre, è l'evidente alter ego del regista. Ama New York in maniera incondizionata, "o sei qui o non sei da nessuna parte"; precisa che "senza monossido di carbonio non sopravvivo"; non ha le idee chiare per il futuro e per ora "so solo che non voglio fare il pilota collaudatore, il cardinale, il proctologo".
Anche Gatsby, messo in secondo piano da Ashleigh, avrà la sua relazione parallela, grazie all'incontro casuale con Chan (Selena Gomez), sorella minore di Amy, sua vecchia fiamma ai tempi della scuola. Il caso, in Woody Allen, è sempre un personaggio meraviglioso, nel bene e nel male, e naturalmente Chan, colei che pronuncia le battute citate all'inizio di questa recensione, ha un debole per Gatsby sin da allora: "ricordo che eri un idiota speciale".
La ragazza, che appare sulla strada del giovane protagonista nei momenti più difficili, non fa nulla per nascondere il suo interesse, è sfrontata, diretta: non solo si infastidisce quando Gatsby parla troppo di Ashleigh, ma passa il tempo a irriderne le origini rurali con taglienti definizioni come "principessa del rodeo" o "miss mietitura".
La sceneggiatura è notevole e sempre divertente, cosicché qua e là Allen ripropone i suoi tormentoni: l'ipocondria dei suoi personaggi; le loro infedeltà, tra cui spicca la bella idea del sex symbol Jude Law che, nei panni di Ted, scopre per caso (sì, sempre quello che funziona benissimo) il tradimento di sua moglie Connie con il suo migliore amico; e, infine, la psicologia che fa da sfondo sia all'esilarante risata della promessa sposa di Hunter, il fratello maggiore di Gatsby, che proprio per quel motivo pensa di rinunciare alle nozze, ma anche la bella chiacchierata tra Gatsby e la madre, dura ma anche piena di amore espresso in maniera pacata, che rappresenta il sogno di ogni figlio, Allen compreso ovviamente, come soluzione di tutte le questioni sospese con la propria famiglia d'origine.
C'è anche spazio per un chiaro riferimento alle tante voci sulla vita privata del regista, stavolta messa in bocca a Ted, che esplode contro la stampa: "non esistono giornali che non siano scandalistici!"
Oltre alla perfetta fotografia di Vittorio Storaro, un accenno alle location, tra le quali va precisato che la Yardley University è un nome di fantasia e che si tratta in realtà della Drew University di Madison, nel New Jersey, da cui il film ha preso in prestito anche il St. Huberts Animal Welfare Center. Magnifici gli appartamenti in cui vengono girate le sequenze a casa del fratello e della madre di Gastby, e poi il Metropolitan Museum, nel quale vanno Gatsby e Chan, dove il ragazzo ricorda di aver baciato Amy davanti a Bosch, perché lo rendeva romantico (sic!), in una battuta degna del test psichiatrico con le macchie di Rorschach in Prendi i soldi e scappa (Allen 1969; vedi). Proprio nel celebre museo, peraltro, il protagonista gioca a nascondino tra le pareti e le colonne in pietra arenaria del tempio egizio-romano di Dendur (15 a.C.)., versione molto più giocosa di quella tra gli specchi di Misterioso omicidio a Manhattan (Allen 1993), a sua volta citazione noir da La signora di Shanghai (Welles 1947).
Il protagonista, come sempre, è l'evidente alter ego del regista. Ama New York in maniera incondizionata, "o sei qui o non sei da nessuna parte"; precisa che "senza monossido di carbonio non sopravvivo"; non ha le idee chiare per il futuro e per ora "so solo che non voglio fare il pilota collaudatore, il cardinale, il proctologo".
Anche Gatsby, messo in secondo piano da Ashleigh, avrà la sua relazione parallela, grazie all'incontro casuale con Chan (Selena Gomez), sorella minore di Amy, sua vecchia fiamma ai tempi della scuola. Il caso, in Woody Allen, è sempre un personaggio meraviglioso, nel bene e nel male, e naturalmente Chan, colei che pronuncia le battute citate all'inizio di questa recensione, ha un debole per Gatsby sin da allora: "ricordo che eri un idiota speciale".
La ragazza, che appare sulla strada del giovane protagonista nei momenti più difficili, non fa nulla per nascondere il suo interesse, è sfrontata, diretta: non solo si infastidisce quando Gatsby parla troppo di Ashleigh, ma passa il tempo a irriderne le origini rurali con taglienti definizioni come "principessa del rodeo" o "miss mietitura".
La sceneggiatura è notevole e sempre divertente, cosicché qua e là Allen ripropone i suoi tormentoni: l'ipocondria dei suoi personaggi; le loro infedeltà, tra cui spicca la bella idea del sex symbol Jude Law che, nei panni di Ted, scopre per caso (sì, sempre quello che funziona benissimo) il tradimento di sua moglie Connie con il suo migliore amico; e, infine, la psicologia che fa da sfondo sia all'esilarante risata della promessa sposa di Hunter, il fratello maggiore di Gatsby, che proprio per quel motivo pensa di rinunciare alle nozze, ma anche la bella chiacchierata tra Gatsby e la madre, dura ma anche piena di amore espresso in maniera pacata, che rappresenta il sogno di ogni figlio, Allen compreso ovviamente, come soluzione di tutte le questioni sospese con la propria famiglia d'origine.
C'è anche spazio per un chiaro riferimento alle tante voci sulla vita privata del regista, stavolta messa in bocca a Ted, che esplode contro la stampa: "non esistono giornali che non siano scandalistici!"
Oltre alla perfetta fotografia di Vittorio Storaro, un accenno alle location, tra le quali va precisato che la Yardley University è un nome di fantasia e che si tratta in realtà della Drew University di Madison, nel New Jersey, da cui il film ha preso in prestito anche il St. Huberts Animal Welfare Center. Magnifici gli appartamenti in cui vengono girate le sequenze a casa del fratello e della madre di Gastby, e poi il Metropolitan Museum, nel quale vanno Gatsby e Chan, dove il ragazzo ricorda di aver baciato Amy davanti a Bosch, perché lo rendeva romantico (sic!), in una battuta degna del test psichiatrico con le macchie di Rorschach in Prendi i soldi e scappa (Allen 1969; vedi). Proprio nel celebre museo, peraltro, il protagonista gioca a nascondino tra le pareti e le colonne in pietra arenaria del tempio egizio-romano di Dendur (15 a.C.)., versione molto più giocosa di quella tra gli specchi di Misterioso omicidio a Manhattan (Allen 1993), a sua volta citazione noir da La signora di Shanghai (Welles 1947).
Il film è piacevolissimo e leggero. Resta la visione immancabilmente allenianocentrica, ma come potrebbe essere altrimenti?
E così, mentre le infatuazioni di Ashleigh si riveleranno poco proficue, l'amore arriverà per Gatsby, un bacio sotto la pioggia a Central Park, a un passo dal Delacorte Clock che è entrato già di diritto tra le scene cult degli ultimi anni.
Everything Happens to Me di Sinatra, suonata da Chalamet nel momento più malinconico vissuto dal suo personaggio (vedi), è solo la certificazione musicale che l'ennesima intelligente commedia di Woody Allen si tratta di una rasserenante autoanalisi filmica.
E così, mentre le infatuazioni di Ashleigh si riveleranno poco proficue, l'amore arriverà per Gatsby, un bacio sotto la pioggia a Central Park, a un passo dal Delacorte Clock che è entrato già di diritto tra le scene cult degli ultimi anni.
Everything Happens to Me di Sinatra, suonata da Chalamet nel momento più malinconico vissuto dal suo personaggio (vedi), è solo la certificazione musicale che l'ennesima intelligente commedia di Woody Allen si tratta di una rasserenante autoanalisi filmica.
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