Addio Jeanne...
Se ne va con lei uno dei monumenti del cinema francese, una delle più importanti icone femminili del cinema tutto, un'attrice bellissima, intrigante, diversa dalle altre, icona del realismo della Nouvelle vague, in palese contrapposizione al divismo imperante.
Era nata a Parigi 89 anni fa da un ristoratore francese, Anatole-Désiré, e una ballerina inglese, Katherine. Dopo corsi teatrali e il conservatorio, ha iniziato a lavorare per il grande schermo nel 1949, con una particina in Dernier amour (Stelli).
In quell'anno sposa il regista Jean-Louis Richard, ma solo perché aspetta Jerome, l'unico figlio della sua vita, mentre il matrimonio finisce già nel 1951.
Negli anni successivi si lega sentimentalmente a Louis Malle, a François Truffaut, a Miles Davis, è grande amica di Orson Welles e frequenta scrittori del calibro di Henry Miller e Tennessee Williams. Negli anni sessanta ha importanti relazioni con il regista britannico Tony Richardson, che per lei nel 1963 lascia la moglie Vanessa Redgrave, e con lo statunitense William Friedkin, che ha sposato nel 1977. Riesce persino nell'impresa di fare innamorare di sé lo stilista Pierre Cardin, che dopo di lei torna ad essere attratto esclusivamente dagli uomini.
Sono moltissimi i film che devono parte della loro fama al nome di Jeanne Moreau ma, paradossalmente, il più celebre è quello che nel titolo non la prevede: la sua Catherine in Jules et Jim (Truffaut 1962), infatti, non solo è la protagonista indiscussa della pellicola, ma rappresenta uno dei ruoli più celebri e riusciti dell'intera cinematografia francese. Di lei si innamorano i personaggi interpretati da Oskar Werner e Herni Serre che danno il titolo al film, creando il più famoso dei triangoli amorosi della storia del cinema, continuamente citato e fondato sulla convinzione "che in amore la coppia non è affatto l'ideale".
E così, ancora con Truffaut, è stata La sposa in nero (1968), la più sensuale e algida delle serial killer, una Maya desnuda intrisa di atmosfere hitchcockiane evocate dalla musica di Bernard Herrmann, che Quentin Tarantino trasformerà, rivisitandola, in un'altra figura femminile indimenticabile come la Sposa di Uma Thurman in Kill Bill.
Ma Jeanne Moreau era stata grandissima anche prima, quando aveva interpretato la ballerina Josy nel magnifico noir francese Grisbì (Becker 1954), La regina Margot (Dreville 1954), o aveva impersonato Florence, la protagonista di un altro capolavoro come Ascensore per il patibolo (Malle 1958). Con Louis Malle girò anche Les Amants nello stesso anno, mentre subito dopo avvenne l'incontro cinematografico con Truffaut, che prima dei due film citati, la inserì nella sua opera prima, I quattrocento colpi (1959), con un ruolo piccolissimo, quello di un'anonima donna che Jean-Claude Brialy aiuta a cercare il suo cane.
Gli anni sessanta furono quelli della consacrazione: iniziati con il premio come miglior attrice a Cannes per Moderato cantabile (Brook 1960), proseguirono, oltre ai due già citati film con Truffaut, con le parti per Antonioni ne La notte (1961), con Godard ne La donna è donna (1961), con Losey in Eva (1962), con Welles ne Il processo, in Falstaff, in Storia immortale, in The Deep (1962, 1965, 1968, 1970), ancora con Malle in Fuoco fatuo e Viva Maria! (1963, 1965), Ophüls in Buccia di banana (1963), con Buñuel ne Il diario di una cameriera (1964).
Nel 1970 Jeanne Moreau fu persino diretta nell'ultimo film di Jean Renoir, che la volle come protagonista dell'episodio Quando l'amore muore ne Il teatrino di Jean Renoir. Ma i capolavori in cui è apparsa non finiscono qui, poiché nel 1976 è in Mr Klein (Losey) e ne Gli ultimi fuochi (Kazan), mentre nel 1982 in Querelle de Brest (Fassbinder).
Dal 1990, ormai più che sessantenne, l'attrice è stata in Nikita (Besson 1990), in Fino alla fine del mondo (Wenders 1991), ne Il passo sospeso della cicogna (Angelopoulos 1991), ne L'amante (Annaud 1992), in Aldilà delle nuvole (Antonioni.Wenders 1995). Tra gli ultimi film a cui ha partecipato, infine, ricordiamo Il tempo che resta (Ozon 2005), Carmel (Gitai 2009), Gebo e l'ombra (De Oliveira 2012).
Jeanne Moreau è stata anche regista con Scene di un'amicizia tra donne (1975) .
Per Orson Welles era "l'attrice più brava", mentre l'uomo che amava le donne, nella persona di François Truffaut, di lei disse «ogni volta che me la immagino a distanza la vedo che legge non un giornale ma un libro, perché Jeanne Moreau non fa pensare al flirt ma all'amore».
Jeanne ha rappresentato per anni la regina degli spiriti liberi. Ovunque sia volata, continua a correre come facevi scendendo la scalinata del Louvre, noi continueremo ad ascoltarti mentre canti Le tourbillon con quel sorriso e con quello sguardo disarmanti...
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