domenica 19 marzo 2017

Vi presento Toni Erdmann (Ade 2016)

Winfried Conradi è uno dei migliori personaggi dell'ultima stagione cinematografica: irriverente,
politically incorrect, in grado di mettere sempre il gioco e il buon umore davanti a tutto, ma non prima dell'amore per la figlia, per star vicino alla quale decide di interpretare anche il ruolo di Toni Erdmann che dà il titolo al film.
Non sorprende quindi che Jack Nicholson se ne sia innamorato e abbia espresso la volontà di produrre e partecipare come protagonista al remake statunitense di questo riuscitissimo film tedesco, candidato all'Oscar e ai Golden Globe come miglior film straniero, candidato alla Palma d'Oro a Cannes, dove ha poi vinto il premio Fipresci, e vincitore per miglior film, regista, sceneggiatura e attori allo European Film Award.

Maren Ade è la quarantenne regista, al suo terzo lungometraggio, che lo ha diretto e scritto, un dettaglio non da poco, dato che se la regia non ruba particolarmente l'occhio, la sceneggiatura è invece l'indubbio pezzo forte della pellicola.
 
Winfried (Peter Simonischek) è un uomo di mezza età che vive solo, con il barboncino Willy; insegna musica in una scuola; accudisce la madre anziana costretta su una sedia a rotelle e ha ottimi rapporti con la sua ex moglie, nonché madre della loro figlia Ines (Sandra Hüller), una donna in carriera che lavora in una società di consulenza per un'azienda di estrazione petrolifera in Romania.
Sono tante le gag che rendono Winfried un personaggio indimenticabile. Il suo temperamento è chiaro sin dalla scena che apre il film, in cui, prima di ritirare un pacco postale, decide di giocare con il fattorino, a cui dice che il destinatario è il fratello, un uomo appena uscito di galera per dei pacchi-bomba e che ordina materiale pornografico on line; rientra per chiamarlo e poco dopo si ripresenta alla porta egli stesso, travestito...
Alla domanda della madre sul cane ammalato, "perché non lo fai sopprimere?", Winfried risponde immediatamente "non faccio sopprimere neanche te"; si trucca da Halloween per suonare alla recita scolastica dei suoi ragazzi ma, alle domande curiose di chi lo vede così, dice di aver trovato un secondo lavoro in una casa di riposo, pagato in base alle morti procurate per spavento.
Porta sempre con sé, nel taschino, per uscire da situazione difficili, noiose o imbarazzanti, una dentiera che gli permette in un istante di diventare altro, di far ridere e di scherzare.
Eppure tutta la sua ironia, spesso intrisa di cinismo, si interrompe immediatamente quando conosce una giovane coppia in attesa di un bambino, ai quali sente l'esigenza di dire "restate insieme".
Winfried decide di presentarsi a sorpresa a casa della figlia a Bucarest, nella settimana del suo compleanno, per passare un po' di tempo con lei, ma il suo intento si rivelerà davvero complicato da realizzare quando si renderà conto che Ines ha come unico pensiero il lavoro. La donna non riesce a rilassarsi mai e, per rinsaldare i rapporti tra la sua azienda e la Dacoil, si ritrova persino a fare da accompagnatrice per lo shopping della giovane moglie russa dell'amministratore delegato di quella società, capace di dire in una conversazione "adoro i paesi in cui esiste il ceto medio, mi rilassano". Winfried capisce ben presto che quello non è un lavoro che possa realmente soddisfare la figlia, che vede infelice e stressata, tanto più che il suo compito più rilevante si rivela essere quello "sporco", l'assunzione di responsabilità del taglio dei costi, ottenuto attraverso il trasferimento di servizi e i conseguenti licenziamenti, richiesto dall'azienda petrolifera stessa che per ovvi motivi ha bisogno di qualcuno che lo faccia per lei. 
La vita di Ines scorre priva di sussulti: è raramente a casa perché sempre impegnata a lavoro; nel tempo libero è costantemente al telefono per questioni lavorative; ha una giovanissima segretaria a cui si ritrova a chiedere di tutto, persino di mostrare la città al padre; ha amiche con cui condivide un arrivismo che non sembra mai potersi trasformare in vera gioia; ha una relazione sessuale con un collega laido e volgare, che punisce umiliandolo dopo avergli sentito dire una frase profondamente maschilista e che riassume buona parte della logica che governa le relazioni uomo-donna della loro realtà ("il capo ha detto di non scoparti troppo altrimenti perdi la cattiveria").
Winfried non riesce a tollerare quell'ambiente fatto di strategie e sotterfugi, ma fa buon viso a cattivo gioco e, invece di tornare in Germania, riappare nei panni di Toni Erdmann, complici la solita dentiera e una parrucca di lunghi capelli nero corvino, un uomo in grado di galleggiare in quel mondo così privo di sostanza, in cui la forma è tutto, e nel quale gli basta dire di essere un ambasciatore o un life coach di uomini importanti per godere della stima rigorosamente quantificabile nei biglietti da visita ottenuti in una serata.
Erdmann è un personaggio degno dei migliori Monty Python: alle domande sui suoi denti risponde che ha voluto qualcosa di meno banale di ciò che aveva e per questo è andato in una clinica odontoiatrica di design; rifiuta di assumere cocaina e per tutta risposta si grattugia del formaggio tra i capelli (un nonsense ai livello dell'indimenticabile ministro delle camminate strambe interpretato da John Cleese), ma il giorno dopo ammanetta la figlia per uso di droga.
Dai Python Maren Ade riprende anche la necessità di una morale da Il senso della vita cosicché, seppur in versione malinconica, Winfried commenta davanti alla figlia "alla fine spuntiamo una lista di ciò che bisogna fare [...] come si fa a fermare un momento? [...] Certe cose le capisci soltanto dopo, in quel preciso momento è impossibile".
Ines, però, ha capito l'insegnamento del padre e prende i denti dal suo taschino e finalmente sorride anche lei, ormai ha imparato, così come quando ha ribaltato lo schema che tutti sempre si aspettano, nella sequenza più simbolica e divertente del film: e così, non riuscendo più a rimanere a proprio agio nei panni della perfetta donna in carriera, decide improvvisamente che il ritrovo nel proprio appartamento per festeggiare il suo compleanno si trasformi in un ricevimento a dress code azzerato, in cui per entrare bisogna essere nudi, creando non pochi imbarazzi negli invitati. Solo uno di loro è vestito con uno splendido costume folkloristico bulgaro da kukeri, completamente irsuto e dotato di un alto copricapo cilindrico che gli nasconde il volto.
Ines che lo rincorre scalza e in sottoveste in strada fino ad abbracciarlo urlando "papà" è uno di quei momenti poetici di cinema vero che fa commuovere un'intera sala...

Nessun commento:

Posta un commento