lunedì 13 febbraio 2017

Split (Shyamalan 2016)

Night Shyamalan gira l'ennesimo film alienante e inchioda di nuovo lo spettatore alla poltrona, costringendolo a convivere con il protagonista all'interno dei sotterranei dello zoo di Philadelphia!
Quale ambientazione più adatta per il cineasta d'origine indiana, che di spazi circoscritti, recintati e angoscianti ha disseminato le sue opere, con i cerchi nel grano di Signs (2002), la comunità di The village (2004), l'appartamento di The visit (2015), ma anche le mura elettrificate della serie tv Wayward pines (2015-16)? 
Stavolta, però, la vicenda narrata è incredibilmente ispirata ad una storia vera, quella di Billy Milligan, che nel 1977 a Columbus (Ohio) rapì e stuprò tre studentesse, e sulla cui figura nel 2017 uscirà un biopic di Joel Schumacher con Leonardo di Caprio.
Nel film il trentenne Kevin Wendell Crumb (James McAvoy) ha un disturbo dissociativo a causa del quale alterna ventitre personalità distinte e al tempo stesso profondamente connesse: ognuna parla delle altre come persone realmente esistenti e, durante i colloqui con la psichiatra Karen Fletcher (Betty Buckley), convinta che il suo paziente sia stabile, sembra ce ne sia una ventiquattresima, "la Bestia", che la dottoressa considera una semplice fantasia.

Nei panni di Dennis rapisce tre ragazze che rinchiude nelle piccole stanze dei sotterranei dello zoo in cui vive e lavora, e con loro dialoga attraverso le sue personalità, ma mentre Claire (Haley Lu Richardson) e Marcia (Jessica Sula) tentano di fuggire ingannandolo e vengono subito isolate, Casey (Anya Taylor-joy) tenta di assecondarlo stabilendo un contatto.
Kevin da bambino ha subito violenze sessuali e alcuni flashback dell'infanzia di Casey ci informano che anche la ragazza da piccola è stata vittima di uno zio con tendenze pedofile.
Le diverse identità del protagonista hanno caratteristiche identitarie: Dennis ha comportamenti ossessivo-compulsivi e ama vedere donne che danzano nude; Barry è la personalità dominante della mente di Kevin; la signora Patricia prova a rassicurare le tre ragazze (anche se con il suo scialle fa pensare davvero tanto all'hitchcockiana signora Bates di Psycho); Hedwig si comporta e si esprime come un bambino di nove anni. E così Dennis mette a posto un piattino coi cioccolatini in maniera ossessiva, si infuria per dei sandwich tagliati non perfettamente a metà o per la presenza di una briciola sulla maglia di Casie; Hedwig bacia Casey ("ora sei incinta!") e le mostra la sua "camera" dotata di finestra, rigorosamente disegnata su un foglio appeso alla parete, ecc.

La sceneggiatura funziona e sono tante le battute rilevanti tra i molteplici personaggi interpretati dal bravissimo James McAvoy, per cui il film risulta una grande prova attoriale che ne esalta le doti, permettendogli di mettere in scena non solo diverse persone, ma anche reazioni, sentimenti, voci, ecc., e i pochi altri. Uno degli scambi tra Kevin e la sua psichiatra è particolarmente significativo: Dennis le dice "siamo simili io e lei, guardiamo le cose dal di fuori" e si sente rispondere "I miei pazienti sono diventati la mia famiglia, sono loro che ho scelto invece di un percorso più tadizionale".
Al clima labirintico e asfissiante dell'ambientazione contribuiscono anche le scelte registiche di Shyamalan che propone alcune inquadrature centrate dal basso e dall'alto dei vani delle scale o gioca con chiare metafore mettendo nella camera di Hedwig dei criceti in gabbia. La mdp torna ad alzarsi verso la fine del film, quando Kevin prende in braccio Karen, un'immagine della Pietà in una scena claustrofobica ripresa dall'alto con un protagonista psicotico, molte consonanze con l`eccezionale sequenza finale di Taxi driver (Scorsese 1976).
Se questa può essere una suggestione soggettiva, altri momenti rimandano a film del passato: Marcia tenta di aprire la porta della sua "cella" con un ferro uncinato, come Peter O'Toole provava a farlo in Come rubare un milione di dollari e vivere felici (Wyler 1966), anche se qui la tensione è ben più drammatica; il cannibalismo della bestia rinvia naturalmente all'Hannibal Lecter de Il silenzio degli innocenti (Demme 1991), mentre gli straordinari poteri fisici e le movenze di Kevin nel momento in cui la personalità della Bestia prevale sulle altre fanno pensare soprattutto al Seth Brundle de La mosca (Cronenberg 1986), in assoluto il più inquietante dei body horror degli anni ottanta. C`è spazio, infine, anche per un'autocitazione di Unbreakable (2000), con un piccolo cameo di Bruce Willis che, tornato nei panni di David Dunn, ricorda che quindici anni prima proprio a Philadelphia ha già fermato "l'uomo di vetro" ed è pronto a combattere di nuovo... 

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