venerdì 17 febbraio 2017

Borsalino (Deray 1970)

Jacques Deray si diverte a giocare con uno dei generi doc del cinema statunitense e per farlo sceglie due icone francesi come Alain Delon e Jean Paul Belmondo in un gangster movie in versione commedia ambientato nella Marsiglia degli anni trenta (guarda il film).
Prodotto dallo stesso Delon, il film, tratto dal romanzo di Eugène Saccomano Bandits à Marseille, è adattato, tra gli altri, da un giovane Claude Sautet, ed è dominato dalla presenza dei due divi che lasciano davvero poco spazio a tutto il resto.
La pellicola fece epoca, complice anche il principale tema musicale di Claude Bolling (ascolta), e i personaggi interpretati da Delon e Belmondo, ispirati a Paul Carbone e François Spirito, che qui prendono il nome di Roch Siffredi e François Capella, divennero dei modelli a cui rifarsi (basti pensare che il nome d'arte del più celebre attore, regista e produttore hard italiano, viene proprio dal personaggio di Alain Delon).
Tutto è tagliato su misura per loro, dai cappelli a cui si deve il titolo del film (i celebri "fedora" della ditta Borsalino), agli abiti che indossano, decine diversi, eleganti e non, che trasformano il film in una vera e propria sfilata, fino, ovviamente, alle tante sequenze che li vedono duettare.
Questo accade sin dall'inizio, con l'uscita di prigione di Roch che, venuto a sapere che la sua donna Lola (Catherine Rouvel) ora sta con François, decide di andare a trovarli. L'incontro nel locale tra i due protagonisti è una summa dell'intero film, Lola è poco più che una bella comparsa e la gag vede Roch e François darle ordini opposti senza mai guardarsi o parlarsi direttamente: "metti il cappello, prendi la borsa e vieni via" le dice il primo, "posa il cappello, la borsa e vatti a sedere", il secondo. Dopo questo ripetuto batti e ribatti per interposta persona, i due giungono allo scontro fisico, in una divertente scazzottata comica, caratterizzata da reciproche indicazioni, risatine, aiuti per rialzarsi, fino alla doverosa stretta di mano e alla cena a tre per assaporare la cucina di Lola.
La "virile" amicizia così sugellata segna l'inizio della loro società malavitosa, in cui rapiranno cavalli, organizzeranno match di pugilato truccati, boicotteranno il mercato del pesce e il macello comunale, il tutto per ostacolare malviventi più potenti di loro in modo da scavalcarli nel controllo della città.
I due personaggi principali sono profondamente differenti: Roch è elegante, razionale e di poche parole; François è sempre sopra le righe, istintivo e chiaccherone.
Roch si coccola la mamma (Laura Adani), che per lavoro realizza gli occhi delle bambole, e preoccupato per la sua salute le dice: "a furia di dipingere occhi finirai col perdere i tuoi"; François per correre dietro alla bella Ginette (Nicole Calfan) perde di vista la priorità per gli affari. Roch, una volta divenuto ricco, compra una grande villa e colleziona opere d'arte; François affitta una suite d'albergo e chiede di riempirla con quadri di boschi e donne nude! Le loro differenze vengono amplificate da un attento lavoro sul colore: Roch predilige le tonalità fredde degli azzurri e dei grigi; François quelle calde dei rossi e dei bruni.
Il resto dei personaggi fa da contorno: oltre alle donne già citate, a cui si può aggiungere madame Rinaldi (Corinne Marchand) che, sposata con l'uomo che controlla il mercato ittico di Marsiglia, non fa altro che riempirsi di profumo nel terrore di portarsi dietro l'odore del pesce, e poi gli antagonisti di Roch e François nella mala della città francese, Poli (Andrè Bollet) e Marello (Arnoldo Foà).
Pur se la regia non ha enormi picchi, va segnalata la bella sequenza all'interno del mattatoio: la sparatoria tra le carcasse degli animali, l'utilizzo dei grossi ganci come armi di riserva, il tutto mentre l'incendio divampa, è davvero ben girata!
Per il resto l'ammiccamento al cinema a stelle e strisce è continuo con l'alternarsi di abiti in gessato, mitra a caricatori circolari e auto d'epoca, che nell'immaginario di ogni cinefilo rimandano inequivocabilmente all'età del proibizionismo. 
Si potrebbe parlare per ore di questo film, ma difficilmente si riuscirebbe a trovare una motivazione migliore per guardarlo se non quella di ammirare l'accoppiata Delon-Belmondo!

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