Si tratta di una sorta di Gronchi rosa della cinematografia... un film sbagliato di Alfred Hitchcock!
La versione italiana, come avverrà due anni dopo per L'altro uomo/Delitto per delitto, è nota con due titoli: il primo ha un fastidioso tono pruriginoso che rivela intenti commerciali, mentre il secondo è più fedele all'originale e riprende il Capricorno, da intendere come riferimento geografico all'omonimo tropico, sotto al quale si trova l'Australia, in cui è ambientata questa vicenda coloniale, d`amore e di classi sociali.
1831. Charles Adare (Wilding), uomo d`affari irlandese, raggiunge il cugino governatore (Cecil Parker) a Sidney, dove Sam Flusky (Joseph Cotten) è uno dei cittadini più ricchi ed influenti nonostante le sue umili origini. Quest`ultimo ha sposato una nobildonna irlandese, Henriette Considine (Ingrid Bergman), che Charles conosce sin dall'infanzia, la quale, trasferitasi in Australia, è sprofondata in una depressione che la rende misteriosa a tutta la comunità, e il mistero tra i benpensanti, come si sa, acuisce i pettegolezzi...
Charles è costretto a rendersi subito conto dell`irrefrenabile bisogno che la borghesia di Sidney ha di sparlare dei Flusky: Potter, direttore di banca, è il simbolo dell`ipocrisia sociale dominante, pronto a dirgli che in città non si parla del passato di un uomo rispettabile, ma alimentando scientemente la curiosità dell'uomo (e degli spettatori con lui).
E alla prima cena organizzata a Maniya Yugilla ("perché piangi" nell`idioma aborigeno), la villa in cui vivono i Flusky, giungono le conferme: tutti gli invitati si presentano senza mogli al seguito, adducendo le scuse più disparate.
La storia riprende il topos dell`amore travolgente di una nobile per il suo palafreniere, stavolta amplificata da un reato dopo il quale Sam è stato inviato in Australia per scontare la pena, un elemento che non è bastato a chiudere la relazione, ma l`ha rinforzata, spingendo Henriette a seguirlo e a sposarlo. L`amore, però, non sembra più essere sufficiente, poiché la donna si sente sradicata dalla sua realtà, lontana dai suoi affetti, privata dei propri interessi.
La storia riprende il topos dell`amore travolgente di una nobile per il suo palafreniere, stavolta amplificata da un reato dopo il quale Sam è stato inviato in Australia per scontare la pena, un elemento che non è bastato a chiudere la relazione, ma l`ha rinforzata, spingendo Henriette a seguirlo e a sposarlo. L`amore, però, non sembra più essere sufficiente, poiché la donna si sente sradicata dalla sua realtà, lontana dai suoi affetti, privata dei propri interessi.
L`insuccesso di questo film, in costume e in technicolor, rischiò di condurre al fallimento la Transatlantic pictures, la casa di produzione che il regista aveva fondato con Sidney Bernstein in vista della fine del suo contratto con David O`Selznick (1947), ma Hitchcock era pienamente consapevole degli errori fatti, che confida a Truffaut nel celebre libro-intervista.
Si pente di aver fatto un eccessivo ricorso al piano sequenza, cifra stilistica del grande lavoro sperimentale fatto per il precedente Nodo alla gola (1948), primo film prodotto dalla Transatlantic. Uno dei migliori è comunque quello che accompagna Charles mentre va a trovare il cugino governatore.
Tra i movimenti della mdp si notino anche pregevoli inquadrature, come quelle che sfruttano un candelabro come cornice per i volti degli attori o i diversi dolly, con uno dei quali, per esempio, Hitch riprende la villa dei Flusky e, senza stacchi, sposta la scena dal piano terra a quello superiore.
Il regista, inoltre, dichiara di non aver amato il romanzo di Helen Simpson (1937) da cui il film è tratto, né tantomeno l'adattamento di Hume Cronyn ("come sceneggiatore mancava veramente di esperienza") e di James Bridie ("autore di ottimi primi e secondi atti, ma non riesce mai a finire le sue commedie"), che hanno collaborato con lui alla sceneggiatura, verbosa e spesso davvero banale. Cito un esempio per tutti: in una delle prime scene Charles per scuotere dal torpore Henriette cerca di farle vedere la sua figura usando la propria giacca per schermare la luce di una finestra; subito dopo aggiunge un magniloquente "le regalerò uno specchio, sarà la sua coscienza".
In primis, però, la maggiore autocritica è quella di aver dato davvero troppa importanza al desiderio di girare un terzo film con Ingrid Bergman - dopo Io ti salverò e Notorious (1945, 1946) - in un momento in cui era la diva più corteggiata al mondo. Aver partecipato a questa sfida, pur avendola vinta portando l'attrice a girare in Inghilterra, è quello che fa gridare Hitch al proprio comportamento infantile. D`altro canto, però, doveva essere difficile coinvolgere un`attrice che ormai considerava solo ruoli di un certo tipo in film-capolavoro. Su questo il regista britannico è splendidamente ironico come sempre, precisando quanto sia impossibile sapere prima se una pellicola sarà un capolavoro, e ricordando come la Bergman, ossessionata dal sogno di interpretare Giovanna d'Arco, quella che lui definisce una stupidaggine, non avrebbe mai accettato di essere una segretaria in un film a basso costo (entrambi riferimenti a Psycho, nato come una produzione semplice, capace di incassare cifre enormi, e con una protagonista come Janet Leigh, che interpretò una semplice segretaria a cui erano destinate poche scene). Qui la magnifica Ingrid, in una sorta di Maddalena penitente, si ritrova a ciondolare sul set, spesso in preda ai deliri, e quando inizia a rendersi conto di ciò che le è successo recita battute terribili come "Sam, voglio sapere davvero che genere di amore spinge a fare cose orribili".
Eppure alcune cose in Under Capricorn funzionano e, per dirla con Bazin, c`è più in un film come questo che in tanto altro cinema, anche se la rivalutazione fattane da Jacques Rivette (Gazette du cinema, 1950), da Jean Domarchi (Cahiers du cinema, 1954), e, poi, da Chabrol e Rohmer (Hitchcock, 1957), oggi sembra un po' eccessiva.
L`ironia, non molta come in altri casi, è tutta nella divertente gag in cui Henriette, per scegliere la migliore cuoca che ha in cucina, fa preparare tre colazioni che poi mangiano lei stessa, Sam e Charles, ma non per tutti sarà facile allo stesso modo...
Tra i momenti più hitchcockiani, naturalmente, c`è la suspense, che arriva dopo oltre un`ora e mezza, altro motivo per cui il film ebbe molte critiche. La sequenza con Henriette a letto che riceve le cure della governante Milly (Margaret Leighton) è degna della tensione del bicchiere di latte de Il sospetto, così come la testa essiccata che Henriette trova nel letto merita di diritto di stare tra gli oggetti dispositivo dei film del maestro del brivido (insieme a bicchieri di latte appunto, accendini, chiavi, piatti, occhiali, chignon, e tanti altri ancora).
È proprio Milly a rappresentare il miglior personaggio della storia, a metà tra la governante di Rebecca e lo Iago shakespeariano: come quest`ultimo tenta di ingelosire Sam sul rapporto tra Charles e Henriette, ma inoltre rappresenta pienamente la morale benpensante, instillandogli il dubbio che due classi sociali così distanti non avrebbero dovuto avvicinarsi tanto...
Durante il ballo nella residenza del governatore, inoltre, sembra di rivedere la celeberrima inquadratura della chiave di Notorious, quando la mdp scova il dettaglio della collana di rubini tra le mani di Sam.
Un melodramma in costume... Hitchcock non farà mai più nulla di tutto questo e per capire il perché, oltre a quanto già detto, si aggiunga che gli ultimi dieci minuti, funzionali a rimettere le cose a posto per un lieto fine, rappresentano in assoluto uno dei brani meno riusciti dell'eccezionale carriera di sir Alfred, che parlando di un eventuale altro film da ambientare in Australia, dice a Truffaut: "oggi mostrerei un poliziotto che salta nella tasca di un canguro dicendogli: segua quella macchina".
Si pente di aver fatto un eccessivo ricorso al piano sequenza, cifra stilistica del grande lavoro sperimentale fatto per il precedente Nodo alla gola (1948), primo film prodotto dalla Transatlantic. Uno dei migliori è comunque quello che accompagna Charles mentre va a trovare il cugino governatore.
Tra i movimenti della mdp si notino anche pregevoli inquadrature, come quelle che sfruttano un candelabro come cornice per i volti degli attori o i diversi dolly, con uno dei quali, per esempio, Hitch riprende la villa dei Flusky e, senza stacchi, sposta la scena dal piano terra a quello superiore.
In primis, però, la maggiore autocritica è quella di aver dato davvero troppa importanza al desiderio di girare un terzo film con Ingrid Bergman - dopo Io ti salverò e Notorious (1945, 1946) - in un momento in cui era la diva più corteggiata al mondo. Aver partecipato a questa sfida, pur avendola vinta portando l'attrice a girare in Inghilterra, è quello che fa gridare Hitch al proprio comportamento infantile. D`altro canto, però, doveva essere difficile coinvolgere un`attrice che ormai considerava solo ruoli di un certo tipo in film-capolavoro. Su questo il regista britannico è splendidamente ironico come sempre, precisando quanto sia impossibile sapere prima se una pellicola sarà un capolavoro, e ricordando come la Bergman, ossessionata dal sogno di interpretare Giovanna d'Arco, quella che lui definisce una stupidaggine, non avrebbe mai accettato di essere una segretaria in un film a basso costo (entrambi riferimenti a Psycho, nato come una produzione semplice, capace di incassare cifre enormi, e con una protagonista come Janet Leigh, che interpretò una semplice segretaria a cui erano destinate poche scene). Qui la magnifica Ingrid, in una sorta di Maddalena penitente, si ritrova a ciondolare sul set, spesso in preda ai deliri, e quando inizia a rendersi conto di ciò che le è successo recita battute terribili come "Sam, voglio sapere davvero che genere di amore spinge a fare cose orribili".
Eppure alcune cose in Under Capricorn funzionano e, per dirla con Bazin, c`è più in un film come questo che in tanto altro cinema, anche se la rivalutazione fattane da Jacques Rivette (Gazette du cinema, 1950), da Jean Domarchi (Cahiers du cinema, 1954), e, poi, da Chabrol e Rohmer (Hitchcock, 1957), oggi sembra un po' eccessiva.
L`ironia, non molta come in altri casi, è tutta nella divertente gag in cui Henriette, per scegliere la migliore cuoca che ha in cucina, fa preparare tre colazioni che poi mangiano lei stessa, Sam e Charles, ma non per tutti sarà facile allo stesso modo...
Tra i momenti più hitchcockiani, naturalmente, c`è la suspense, che arriva dopo oltre un`ora e mezza, altro motivo per cui il film ebbe molte critiche. La sequenza con Henriette a letto che riceve le cure della governante Milly (Margaret Leighton) è degna della tensione del bicchiere di latte de Il sospetto, così come la testa essiccata che Henriette trova nel letto merita di diritto di stare tra gli oggetti dispositivo dei film del maestro del brivido (insieme a bicchieri di latte appunto, accendini, chiavi, piatti, occhiali, chignon, e tanti altri ancora).
La collana e la chiave |
Durante il ballo nella residenza del governatore, inoltre, sembra di rivedere la celeberrima inquadratura della chiave di Notorious, quando la mdp scova il dettaglio della collana di rubini tra le mani di Sam.
Un melodramma in costume... Hitchcock non farà mai più nulla di tutto questo e per capire il perché, oltre a quanto già detto, si aggiunga che gli ultimi dieci minuti, funzionali a rimettere le cose a posto per un lieto fine, rappresentano in assoluto uno dei brani meno riusciti dell'eccezionale carriera di sir Alfred, che parlando di un eventuale altro film da ambientare in Australia, dice a Truffaut: "oggi mostrerei un poliziotto che salta nella tasca di un canguro dicendogli: segua quella macchina".
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