lunedì 4 luglio 2016

Saluto a Michael Cimino (3/2/1939 - 2/7/2016)

Se n'è andato Michael Cimino, regista poco prolifico (non certo per sua scelta), ma capace di realizzare tra i suoi pochi film una delle più belle pellicole del dopoguerra, Il cacciatore (1978) e una delle più discusse, I cancelli del cielo (1980), per le quali gli amanti del cinema gli saranno eternamente grati!

Nato a New York, da famiglia di origini italiane, si era laureato in arti grafiche e poi aveva ottenuto un dottorato in pittura a Yale; pochi mesi nell'esercito ad inizio anni '60 e poi ritorno alla pittura, documentari e pubblicità. Il passo definitivo in direzione cinema furono la frequentazione dell'Actors Studio e poi, dopo il trasferimento a Hollywood nel 1971, l'attività di sceneggiatore che lo traghettò presto alla regia...
Negli ultimi vent'anni, quello che è stato più volte definito il più visionario dei registi statunitensi, era isolato, non rilasciava interviste, e il suo volto continuava a cambiare a causa di sconsiderate plastiche facciali, che avevano portato qualcuno a dire persino che avesse cambiato sesso. È stato indubbiamente vittima della sua caduta, fragorosa, quanto immeritata, uno dei tonfi più grandi della storia del cinema, ma andiamo per gradi.

Eastwood e Bridges in Una calibro 20 per lo specialista
A parte i due capolavori, su cui torneremo a breve, aveva iniziato qualche anno prima con Una calibro 20 per lo specialista (1974), versione aggiornata agli anni '70 di un rebel without a cause in cui Jeff Bridges e Clint Eastwood costituivano la coppia di amici protagonisti, in un film che già preannunciava la capacità di Cimino di lavorare su malinconia e sentimenti. Gli anni erano quelli de La rabbia giovane (1973) e sui contatti tra il cinema di Cimino e quello di Terrence Malick si potrebbe stare ore a parlare. Non si può fare a meno di precisare, però, che il titolo italiano ne storpiava la natura, e se quello originale rimandava ai soprannomi dei due (Thunderbolt and Lightfoot), dalle nostre parti si faceva il verso a Una 44 Magnum per l'ispettore Callaghan (Post 1973), di cui per uno strano caso del Cimino era stato lo sceneggiatore, e con Clint Eastwood che lì era un poliziotto e non un malvivente.
In seguito, invece, realizzò L'anno del dragone (1985), su sceneggiatura di Oliver Stone, tratto dal romanzo di Robert Daley, film decisamente non riuscito e con un Mickey Rourke poco credibile nei panni di un poliziotto che si scontra con la malavita di Chinatown.
Harrelson in Verso il sole
Anche Il siciliano (1987), tratto da un romanzo di Mario Puzo (lo stesso de Il Padrino) non fu una grande pellicola, e la scelta del protagonista, Christopher Lambert, ad interpretare il bandito Salvatore Giuliano, fu un grave errore. Tra gli interpreti si ricorda piuttosto un già bravissimo John Turturro che prestava il volto all'amico del protagonista Gaspare Pisciotta.
Michael Cimino ha chiuso la carriera con due ultimi lungometraggi: Ore disperate (1990), ancora un film d'azione con Mickey Rourke, stavolta nelle vesti di un gangster ma non certo con migliori risultati del tentativo precedente, e Verso il sole (1996), forse la migliore pellicola tra quelle successive al 1980, un road movie con un fantastico Woody Harrelson oncologo sequestrato da un adolescente meticcio navajo malato di cancro che lo portava in viaggio alla ricerca di un lago sacro di montagna.

Cimino e De Niro sul set de Il Cacciatore
Vanno spese, però, alcune righe su quei due film appena citati, che invece meritano la massima considerazione rispetto ad una filmografia che indubbiamente non regge il confronto con essi.
Il cacciatore per alcuni versi è "il film" perfetto sugli Stati Uniti  di quel periodo storico. L'amicizia, il Vietnam e il post Vietnam, con gli effetti di quell'esperienza sulla vita dei tre amici protagonisti; la leggendaria sequenza della roulette russa e quella splendidamente metaforica del cervo, elemento fondamentale del titolo originale (The deer hunter). Un cast stellare, che va da De Niro a Meryl Streep, quest'ultima alla prima parte di rilievo della sua carriera, da Christopher Walken, altro interprete che va inserito nell'Olimpo degli ultimi 40 anni di storia del cinema, e che per questo ruolo vinse l'Oscar come miglior attore non protagonista, a John Savage e John Cazale. Altri quattro Oscar oltre quello per Walken, miglior film, miglior regia, miglior sonoro, miglior montaggio. Un trionfo. 
Kristofferson in I cancelli del cielo
I cancelli del cielo è invece il film maledetto per eccellenza, uno dei simboli-spartiacque tra l'era precedente di Hollywood e la "Nuova Hollywood". Il grande successo de Il cacciatore permise a Cimino di fare un'opera con il controllo quasi assoluto, un'occasione che un regista statunitense può cercare di ottenere per tutta la vita senza mai averla o, come nel caso di Orson Welles, rendersi conto di averla avuta una sola volta ma all'esordio (con Quarto Potere) e rimpiangere per sempre di non poter più lavorare a certe condizioni.
Un'epopea di storia americana, ma negativa (e qui sta gran parte della ragione del fallimento), incentrata su un gruppo di contadini dell'Europa dell'Est arrivati in Wyoming alla fine del XIX secolo, che si scontrano contro gli allevatori di bestiame della zona. Forse eccessivo, nelle sue quasi quattro ore di durata ridotte a poco più di due dalla produzione, nella regia sempre presente, nella sceneggiatura ipertrofica, ma bellissimo e indimenticabile. Anche qui un cast da brividi: Kris Kristofferson, Christopher Walken, John Hurt, Isabelle Huppert, Joseph Cotten, Willem Dafoe. 
Cimino ritira il Pardo alla carriera a Locarno 2015
Il film si è portato dietro lo stigma del fallimento: 36 milioni spesi, c'è chi dice 44 (invece dei 7 previsti), flop al botteghino (ne incassò solo 4) e casa di produzione, la storica major della United Artists, fondata da Mary Pickford, Douglas Fairbanks, David W. Griffith e Charlie Chaplin nel 1919, che cedette sotto i colpi, fino ad essere accorpata dalla MGM nel 1982. 
Cimino è finito lì, isolato dal sistema, la sua reputazione non è più riuscita a tornare dov'era, e lui resta forse il più grande dei registi fallimentari di Hollywood, ma quanto talento in quei due film eccezionali.
Addio Michael, tutti gli appassionati sperano che ora quei cancelli potrai finalmente varcarli...

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