martedì 22 dicembre 2015

Star Wars: Il risveglio della forza (Abrams 2015)

Dopo tanta attesa è arrivato... l'agognato episodio VII o primo film della trilogia sequel, terza dopo la trilogia classica e la trilogia prequel, in una serie pressoché infinita di numeri tre, è finalmente nelle sale! Ormai anche i sassi sanno che Guerre stellari ha fatto un passo avanti nella sua storia e per chiunque voglia andare al cinema è praticamente impossibile non imbattersi nei cartelloni che pubblicizzano un film distribuito in oltre 850 copie solo in Italia...
Il fenomeno sociale ed economico è decisamente più ampio di quello cinematografico, ma proviamo ad analizzare la pellicola provando a liberarci del suo ingombrante passato e della sua onnipresente promozione.

A differenza dei tre film usciti tra 1999 e 2005, stavolta George Lucas, ideatore della saga, non è il regista poiché ha lasciato la direzione a J.J. Abrams, altro "versatile" uomo-cinema, attivo come sceneggiatore (A proposito di Henry - 1991, Armageddon - 1998), produttore (ha fondato la casa di produzione Bad Robots), regista (Mission: Impossible III - 2006; Star Trek - 2009) e da noi divenuto celebre soprattutto come creatore di serie tv (Lost, Alias).
Il risveglio della forza ha il merito di recuperare molto della trilogia originale - quella degli anni 1977-1983 per intenderci -, a partire da un trio (ancora un tre) di attori poco noto al grande pubblico, John Boyega, Daisy Ridley e Adam Driver (lui però già noto per A proposito di Davis - Coen 2013, Hungry Hearts - Costanzo 2014, e prossimo protagonista per Martin Scorsese), che interpretano rispettivamente Finn, Rey e il malvagio Kylo Ren, proprio come allora lo erano Harrison Ford, Carrie Fisher e Mark Hamill; proseguendo con l'importante ruolo dato a un droide (uno dei tanti termini creati per l'universo espanso di Guerre stellari e che sta per robot), la cui sigla stavolta è BB-8, e che per i fan più rigorosi deve troppo a Wall-e della Pixar e, per quelli ancora più intransigenti si tratta di una fusione di R2-D2 con un pallone da calcio (nella fattispecie il Jabulani dei mondiali sudafricani); concludendo con l'ironia che si affaccia spesso nella sceneggiatura scritta dallo stesso Abrams con Michael Arndt e soprattutto con Lawrence Kasdan, storico collaboratore di Lucas ai copioni de L'impero colpisce ancora (1980) e Il ritorno dello Jedi (1983).
Siamo circa trent'anni dopo gli eventi da quest'ultimo e, come precisa il celeberrimo "opening scroll" della saga, nell'orizzonte manicheo della storia il male è rappresentato dal Primo Ordine, sorto dopo la seconda distruzione della Morte Nera e la sconfitta dell'Impero Galattico; mentre il bene che gli si contrappone è costituito dalla Repubblica, guidata dal generale-principessa Leia (Carrie Fisher), e dalla Resistenza. L'ultimo Jedi, Luke Skywalker (Mark Hamill), però, sembra essersi ritirato in una sorta di eremitaggio dovuto a circostanze misteriose e la sua localizzazione è in parte contenuta in una mappa che sul pianeta Jakku Lor San Tekka (Max von Sydow) cede al pilota della resistenza Poe Dameron (Oscar Isaac), che a sua volta la nasconde all'interno del suo droide BB-8. Solo dopo questa breve premessa vengono introdotti i personaggi di Rey e Finn e la vicenda prende il via....

Come già nella trilogia prequel, i vecchi nomi dati dall'edizione italiana a molti caratteri della storia hanno lasciato il posto agli originali, cosicché Ian Solo è Han Solo, la principessa Leila è Leia, D-3BO è C-3PO, C1-P8 è R2-D2, e così anche quando ci si riferisce al "cattivo" per antonomasia della saga, il suo nome è Darth Vader invece di Dart Fener... ma d'altronde non si parla nemmeno più di Guerre Stellari, poiché ormai per tutti si tratta di Star Wars...

Tante le belle soluzioni narrative de Il risveglio della forza, tra cui il modo di rendere riconoscibile FN-2187 - che per assonanza con questa sigla diventerà Finn, assaltatore (stoormtrooper) del Primo Ordine, in piena crisi di coscienza -, mediante le tracce di sangue lasciate sul suo casco bianco dalla mano di una delle vittime di uno sterminio; l'idea che dopo una lunga guerra intergalattica - quella che abbiamo seguito alla fine della trilogia classica, ma che di fatto non si è mai arrestata - su Jakku ci sia un indiscriminato commercio di rottami, fonte di sopravvivenza per la giovane Rey, la quale - altra eccezionale trovata affabulatrice - ha sempre creduto che i Jedi e la Forza appartenessero alla mitologia e non alla realtà.
È la stessa Rey una delle grandi novità narrative di questo film, che propone una protagonista al femminile ben oltre la portata che poteva la principessa Leia a suo tempo, così come, a conferma del ricercato politically correct, Finn è un ragazzo di colore, che però si ritrova ad essere eroe pur volendo semplicemente fuggire, vigliacco ed eroe soprattutto perché invaghito di Rey, in una dinamica che ricorda molto quella che spingeva l'egoista Han Solo nella prima trilogia.
Va, invece, annoverata tra le novità visionarie di questo episodio VII la figura del Leader Supremo del Primo Ordine, Snoke, una sorta di gigante ologramma dal volto segnato dal tempo, che per la sua imponenza e l'aura di terrore che lo attornia può essere paragonato alla regina Himika della famosa serie tv anime Jeeg Robot d'acciaio (ma forse è una suggestione che vale solo per chi era un bambino ad inizio degli anni '80).
I soldati del Primo Ordine, così come facevano le guardie dell'impero, continuano ad indossare divise completamente nere, che ricordano quelle naziste, e a salutare con il pugno chiuso, in un chiaro messaggio di condanna ai massimi totalitarismi novecenteschi.
Tornando alla ripresa degli elementi della saga originaria, questo avviene anche per la cosiddetta punteggiatura cinematografica, che vede segnare i passaggi da una sequenza all'altra attraverso dissolvenze con iris circolari e tendine, ma è un'intera sequenza che più di ogni altra rimanda ad un momento cult dei vecchi episodi di Guerre Stellari. Mi riferisco alla descrizione di vita quotidiana aliena, condensata nella bella sequenza ambientata sul pianeta Takodana nel locale di Maz Kanata (Lupita Nyong'o), in cui Han Solo porta Rey e Finn, e che rappresenta un'evidente ripresa aggiornata di quello che Lucas aveva ideato nel palazzo di Jabba The Hutt sul pianeta Tatooine per Il ritorno dello Jedi. E poi, naturalmente, la presenza degli invecchiati Luke Skywalker, Han Solo, Leia, su cui c'era la massima attesa, ma che, come era prevedibile, svolgono soprattutto ruoli di raccordo per i nuovi protagonisti. Una maggiore presenza, però, è garantita al personaggio di Harrison Ford, che non sfigura nei suoi panni di uomo che vive di espedienti in giro per lo spazio, cattura mostri tentacolari, e che a distanza di trent'anni si ritrova al fianco di Chewbecca a guidare di nuovo il Millennium Falcon che, tra i tanti rottami del passato, spicca come pezzo di "modernariato interstellare".
E a proposito di modernariato e della conservazione delle "reliquie" dei primi film, in altri momenti c'è spazio anche per la spada laser di Luke e per la maschera bruciata di Darth Vader.
Tante, infine, le possibili critiche a questo episodio VII, che vanno da un eccessivo ricorso alle scene d'azione, in ossequio a quanto oggi il pubblico si aspetta da un film di fantascienza, ad una certa superficialità rispetto ad alcune certezze finora salde dei fan della saga, che ora vedono imbracciare spade laser anche a chi non sa cosa sia la Forza, peraltro concetto basilare su cui i nuovi protagonisti non solo non sembrano avere le idee chiare, ma citano addirittura a sproposito... ma siamo sicuri che anche i più critici dopo aver visto la pellicola (in un 3D che non offre pressoché nulla in più alla sua fruizione) non faranno altro che aspettare l'uscita dell'episodio VIII...

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