lunedì 27 ottobre 2014

To the wonder (Malick 2012)

Quando la forma è sostanza!
Ancora una volta Terrence Malick dimostra che l'altissima qualità registica del suo cinema si sposa perfettamente con una densità di significati e di speculazione filosofica che non ha uguali. Al regista texano, va riconosciuto, si deve un modo diverso di realizzare film, in cui la trama diviene rarefatta e si percepisce attraverso le riflessioni dei personaggi e una mdp mai banale.
È per questo che, come accade di fronte a pochissimi altri registi, basta imbattersi in alcuni fotogrammi di una sua opera per capirne la paternità.
Dal suo ritorno alla regia, forse fatta eccezione per The new world (2005), ha avuto l'ambizione e la capacità di realizzare dei veri e propri trattati di filosofia in forma di cinema. Se, infatti, con La sottile linea rossa (1998) si era interrogato sul rapporto tra l'uomo e la guerra e con The tree of life (2011) aveva indagato il senso della vita stessa, con To the wonder scandaglia un altro tema fondamentale come l'amore (basti pensare che in lingua portoghese il film è stato distribuito con il titolo A Essência do Amor).

Leggi la trama:
Come già anticipato, la trama va còlta tra le riflessioni dei personaggi, che per lo più non compiono azioni, ma pensano a quello che succede nella propria vita. Neil (Ben Affleck) e Marina (Olga Kyrulenko) si innamorano a Parigi e raggiungono, al culmine della fase dell'innamoramento, Mont Saint-Michel, la "meraviglia" a cui si riferisce il titolo originale. La donna ha una figlia da un precedente matrimonio, Tatiana, che non gradisce il trasferimento in Oklahoma, dove lavora il nuovo compagno della madre. Il rapporto inizia a scricchiolare poiché Marina vorrebbe sposarsi, anche perché altrimenti vedrebbe scadere il suo permesso di soggiorno ed essere costretta a tornare in Europa.

I due si allontanano sempre di più fino a che Neil incontra una vecchia amica della sorella, Jane (Rachel McAdams), con cui riscopre la passione e con la quale condivide l'amore per la natura e la preferenza a vivere in aperta campagna. Quando, però, la nuova compagna gli chiede di sposarlo, Neil decide di tornare con Marina e di sposarla, prima con rito civile e poi con quello religioso. La disarmonia tra i due, però, non tarda a tornare e si manifesta con litigi furibondi in cui Marina perde totalmente il controllo per poi chiedere perdono, mentre Neil appare frastornato da quel putiferio, pur essendo ancora innamorato. La crisi della coppia deflagra nel tradimento di Marina, che fa sesso con un conoscente in un motel. La successiva confessione a Neil segna la rottura definitiva... la donna riprende l'aereo per tornare in Francia, ma chiede al marito di poter tenere il suo nome.
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"Che vi piaccia o no, dovete amare [...] amare significa correre il rischio del fallimento, il rischio del tradimento". È questo il passo che spiega in estrema sintesi il bel film di Malick, che così motiva la ricerca umana dell'amore, che viene interpretata come un continuo mettersi in gioco che comporta tante ferite e altrettanti nuovi inizi, tra dubbi, incertezze e volontà di essere felici.
La vicenda, e non solo per come è narrata, deve molto a The tree of life, di cui risulta essere una sorta di spin off che si stacca dalle sequenze che vedevano protagonisti Brad Pitt e Jessica Chastain per diventare un film a se stante.
Con la trama principale, a rendere ancora più completa la riflessione sull'amore, si incrocia anche il personaggio di padre Quintana (Javier Bardem), un sacerdote con una forte crisi di fede, che chiede a Dio di manifestarsi ("impediscimi di fingere") e la cui tristezza viene persino notata da un'anziana fedele, che gli confida di pregare spesso per lui affinché raggiunga la gioia. Marina cerca nel sacerdote un punto di riferimento e un riavvicinamento alla religione, chiedendo i sacramenti da cui la Chiesa l'ha esclusa dopo il divorzio dal primo marito, sposato quando era troppo giovane.
L'incomunicabilità tra i personaggi e la difficoltà di comprendere e di adattarsi alle esigenze altrui è acuita dalla scelta di Malick di far recitare i protagonisti, nei lunghi momenti di riflessione, nei propri idiomi: cosicché sentiamo Marina pensare in francese, Neil in inglese, padre Quintana in spagnolo, in una Babele linguistica che vede anche la comparsa dell'italiano, quando Marina incontra Anna (Romina Mondello), che in qualche modo la spinge al tradimento attraverso libere citazioni da sant'Agostino, da Calderón de la Barca e André Breton: "Ama e fa ciò che ti piace. La vita è un sogno e in un sogno non si può sbagliare".
La distanza tra Neil e Marina, inoltre, viene riassunta in una sola inquadratura che, nella sua perfezione formale, dimostra come talvolta si possa dire tantissimo senza la necessità delle parole: i due personaggi compaiono nello stesso campo in un perfetto chiasmo: lui al piano di sotto sulla sinistra, lei al piano superiore a destra, separati dalla scala della loro casa.
Come succede sempre nella filmografia di Malick, quindi, tra i protagonisti bisogna considerare di diritto la mdp, che si insinua tra i personaggi, senza fermarsi praticamente mai, con una straordinaria prevalenza di carrelli in avanti, a cui si affiancano dolly, riprese circolari e quelle a mano libera che aumentano progressivamente con gli stati di confusione sentimentali dei personaggi. Altrettanto immancabili, in una vera e propria firma autoriale, le numerose inquadrature naturalistiche che alternano i bellissimi campi di grano (es.: I giorni del cielo e La sottile linea rossa), le distese d'erba, il mare increspato dal vento, ma anche gli stormi (Tree of life), gli insetti, le mandrie di bisonti e di cavalli nel ranch di Jane, ecc.
Oltre alla regia, però, contribuiscono alla qualità formale della pellicola la straordinaria fotografia del messicano Emmanuel Lubezki, le scenografie di Jack Fisk, collaboratore di lungo corso del regista, e soprattutto le splendide musiche di Hanan Townshend, che per la natura stessa del film, in diversi casi accompagnano le immagini prive di dialogo.
Eppure, nonostante questo sostanziale silenzio dei personaggi, non si può tralasciare la rilevanza di una sceneggiatura ridotta all'osso ma bellissima. Oltre ai passi già citati, Marina, durante la prima crisi con Neil, prova a convincersi andando contro la sua volontà e provando ad allontanare una separazione ormai ineluttabile: "se ti lasciassi perché non mi vuoi sposare vorrebbe dire non amarti", oppure "non mi aspetto niente. Solo di fare un pezzo di strada insieme".

Malick, quindi, non è solo tecnica - come continuano a ripetere i suoi detrattori - ed ogni suo film è una straordinaria esperienza estetica che si unisce a quella filosofica, una componente che non può mancare in un autore che si è laureato in filosofia ad Harvard e che l'ha insegnata al MIT di Cambridge in Massachusetts. La qualità è sempre elevatissima e non voler dedicare tempo a comprendere il suo cinema significa rinunciare ad alcuni dei punti più alti che la settima arte ha raggiunto negli ultimi quarant'anni, a voi la scelta...

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