martedì 14 ottobre 2014

Inception (Nolan 2010)

Christopher Nolan ci ha abituato a storie lambiccate che spesso si richiudono su se stesse e Inception non fa eccezione.
Dominic Cobb ci racconta la sua storia come un flashback, in cui Leonardo DiCaprio, che lo interpreta, appare con un trucco degno del Dustin Hoffman de Il piccolo grande uomo (Penn 1970). Siamo in una realtà futuribile e Dom è un "estrattore": il suo compito è quello di carpire i segreti delle persone mentre queste sognano. Proprio per questa sua abilità, Saito (Ken Watanabe), un potente industriale nipponico, gli chiede di fare l'opposto: innestare un'idea nella testa del suo rivale in affari, Robert Fischer (Cillian Murphy), per fargli credere che sia sua.
Per questo lavoro Dom mette in piedi uno staff di cui fanno parte Arthur (Joseph Gordon-Levitt), il suo collaboratore; Arianna (Ellen Page), un architetto che costruirà gli scenari del sogno; Eames (Tom Hardy), un falsario capace di mutare aspetto nel corso dei sogni; Yufus (Dileep Rao), un chimico anestesista addetto a garantire la profondità del sonno a tutti i partecipanti (il cui laboratorio sembra l'oppieria di C'era una volta in America in cui va a "sognare" Noodles-De Niro). L'operazione, però, viene fortemente complicata dall'interferenza del subconscio di Dom, ancora molto legato al ricordo di Mal, la moglie defunta (Marion Cotillard) sulla cui morte aleggiano molti sospetti di un coinvolgimento dello stesso Dominic...

Questa la trama di un film che nasce da un bel soggetto originale creato dallo stesso Nolan che, però stavolta, anche più del solito, si aggroviglia in complicatissimi meccanismi narrativi che arrivano a deformare il tempo e lo spazio, differenziando tre gradi di partecipazione ai sogni, che vanno da una settimana a dieci mesi a dieci anni, e creando un sistema di scatole cinesi che fa vivere ai protagonisti una serie di sogni "esponenziali". I membri del team, peraltro, per districarsi da questi grovigli, hanno un totem, un oggetto con una caratteristica peculiare nota solo al suo possessore, che gli permette di comprendere quando vivono nel proprio sogno o in quello degli altri.
Il film ha un buon cast, in cui compare anche Michael Caine, che in un breve cameo interpreta il padre di Dom, ed è caratterizzato da un affascinante visionarismo, a cui contribuiscono le scenografie di Guy Hendrix Dyas, che talvolta ricordano le composizioni "impossibili" di Escher, e le musiche di Hans Zimmer. Tutto ciò però non basta a fare di Inception un buon film: nella prima parte, infatti, la vicenda si sviluppa in crescendo, tenendo incollato lo spettatore alla trama, mentre nella seconda procede stancamente fino ad un finale aperto che aumenta, se possibile, i dubbi e le incertezze...
Di fatto la pellicola si compiace della sua complicatezza e si fonda sulla contraddizione di voler essere scientifica e realistica perdendosi nell'esatto opposto. C'è una fondamentale differenza, per esempio, tra le opere di di Nolan e quelle di David Lynch, con cui viene spesso paragonato: il regista di Mulholland drive non mostra lo stesso interesse per i fatti e lo precisa in dichiarazioni come "non c'è niente di male nel sapere come sono andati i fatti, ma io amo le cose astratte", mentre in Nolan traspare una certa incoerenza che pretende di salvare entrambi gli aspetti generando quella che potremmo definire una sorta di "immanenza visionaria", che inevitabilmente lascia lo spettatore a bocca asciutta! 

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