martedì 17 giugno 2014

Cinema e calcio

La 20° rassegna iridata di Brasile 2014 è l'ennesima occasione per un post a tema su questo blog, che si propone, così, di offrire uno spunto ai suoi lettori per approfondire l'argomento e vedere qualche film nelle pause tra una partita e l'altra...

Una rassegna di questo tipo non può che partire da Fuga per la vittoria (Huston 1981), probabilmente il più celebre film con il calcio protagonista. La pellicola statunitense si ispirò ad una partita veramente giocata nel 1942, a Kiev, tra calciatori della Dinamo e del Lokomotiv contro ufficiali nazisti e che fu chiamata "la partita della morte", poiché i giocatori di Kiev, dopo aver vinto 5-3, furono fucilati o deportati. Quella partita, peraltro, ispirò altri film come Due tempi all'inferno (Fábri 1962), Il terzo tempo (Karelov 1962), The match (Maliukov 2012). John Huston spostò la partita di un anno, nel 1941, di luogo, ambientandola in un campo di prigionia francese e nello stadio parigino di Colombes, e cambiò i protagonisti, narrando di soldati britannici che affrontavano i tedeschi.
Gran parte della fama della pellicola si deve alla partecipazione di diversi calciatori professionisti - il brasiliano Pelè, l'inglese Bobby Moore, l'argentino Osvaldo Ardiles, il belga Paul Van Himst, il polacco Kazimierz Deyna, il norvegese Hallvar Thoresen, lo statunitense Werner Roth - che recitarono al fianco degli attori Sylvester Stallone, Michael Caine e Max Von Sydow su tutti. Ma il momento rimasto nell'immaginario collettivo è ovviamente la rovesciata di Pelè, vera e propria icona del film.

La rovesciata di Pelè in Fuga per la vittoria
Eppure sarebbe un lungo elenco quello del calcio sul grande schermo, che soprattutto in Italia è stato foriero di tanti film sin dagli anni trenta: Cinque a zero (Bonnard 1932), ispirato alla vittoria della Roma sulla Juventus nel campionato 1930-31 sul glorioso campo Testaccio, è una commedia che per ovvi motivi è soprattutto nei cuori dei tifosi cinefili giallorossi, mentre di maggior qualità è certamente Gli eroi della domenica (Camerini 1953), con Raf Vallone centravanti di una piccola squadra che incontra il grande Milan dell'indimenticato tridente Gren-Nordahl-Liedholm. Quest'ultimo è uno dei pochi casi in cui il cinema italiano ha evitato di scadere nel macchiettismo affrontando la tematica calcistica, com'è accaduto negli ormai cult movie trash degli anni '80 quali Il tifoso, l'arbitro e il calciatore (Pingitore 1982) o L'allenatore nel pallone (Martino 1984), solo per citarne un paio, di cui le generazioni di bambini di allora ancora oggi ricordano le battute a memoria e con affetto nonostante la pessima qualità dei film. 
Ma in Italia il calcio è stato anche occasione di patriottismo in anni in cui questa parola era ormai fortunatamente lontana dalle questioni belliche. È così che in Pane e cioccolata (Brusati 1973) l'emigrante interpretato da Nino Manfredi, che pure si è tinto i capelli di biondo per essere più a suo agio tra gli svizzeri, esplode in urla di gioia rivelando la sua nazionalità al 4-3 dell'Italia sulla Germania nella semifinale dei mondiali del 1970, partita entrata di diritto nella "mitologia" nazionale e che, infatti, fa da sfondo anche di Italia-Germania 4-3 (Barzini 1993), in cui i protagonisti si ritrovano per rivedere la gara dopo venti anni e si lasciano andare ad un inevitabile e nostalgico confronto sulle loro vite.
Pasolini e Bertolucci dopo la partita
"Novecento-Centoventi"
Allo stesso tempo il calcio può essere anche semplicemente poesia, come accade in Caro diario (Moretti 1993), dove il regista e protagonista si ritrae in campo lungo mentre gioca con un pallone in mezzo ad un campo di periferia (vedi) dopo aver fatto visita al monumento semi-abbandonato di Pier Paolo Pasolini, che pure fu un grande appassionato di questo sport. A tal proposito, come non citare la partita di calcio del 16 marzo 1975 tra le troupe di Salò e le 120 giornate di Sodoma e di Novecento dell'amico Bernardo Bertolucci, che quel giorno festeggiava il suo compleanno e che vinse la sfida 5-2 mentre Pasolini andava via a dir poco stizzito?
Inoltre, non ce ne vogliano i tifosi di altre squadre, ma Alberto Sordi che ne Il marito (Loy - Puccini 1957) ci regala gli sfottò da romanista nei confronti dei laziali è davvero indimenticabile (vedi e vedi), al pari di Vittorio Gassman che nell'episodio La vitaccia de I mostri (Risi 1963) va allo stadio a seguire la Roma, nonostante la difficile situazione economica della sua famiglia (vedi), e che, soprattutto, ne L'audace colpo dei soliti ignoti (Loy 1959) usa la cronaca di un Milan - Roma come perfetto alibi durante un interrogatorio della polizia, che si trasforma in un monologo eccezionale (vedi).
Sordi è anche il protagonista de Il presidente del Borgorosso Football Club (D'Amico 1970), film sulle vicende di una squadra emiliana di provincia che arriva persino ad ingaggiare Omar Sivori e che è entrato così tanto nella memoria del pubblico da aver stimolato nel 2006 la fondazione di una vera società con questo nome.
Abatantuono in porta in Marrakesch Express
Una partita di calcio, infine, rappresenta una sequenza fondamentale anche di Marrakesch express (Salvatores 1989), i cui protagonisti organizzano un improvviso Italia-Marocco sulla spiaggia a cui fa da colonna sonora la splendida Leva calcistica della classe '68di Francesco De Gregori (vedi), e che verrà citata in Tre uomini e una gamba da Aldo, Giovanni e Giacomo (1997).

Fuori dai nostri confini, invece, il calcio è soprattutto britannico, basti pensare a Febbre a 90° (Evans 1997), adattamento del romanzo di Nick Hornby, incentrato sulla passione del protagonista Paul per l'Arsenal, o, più recentemente, a Sognando Beckham (Chadha 2002), film sull'integrazione dei cittadini indiani in Inghilterra e soprattutto sul fenomeno un tempo sconosciuto del calcio femminile, e Il mio amico Eric (Loach 2009), in cui il grandissimo ex calciatore Eric Cantona interpreta un vero e proprio angelo custode del postino Eric, non a caso tifoso del Manchester United, di cui "The King" fu un'indiscutibile bandiera.

La consegna della Coppa Rimet in Il miracolo di Berna
È una produzione tedesca, invece, Il miracolo di Berna (Wortman 2003), titolo che riprende il nome con cui venne ribattezzata la finale dei mondiali svizzeri del 1954, vinti dalla Germania per 3-2 sulla grande Ungheria di Puskas, ma macchiata dai sospetti di doping autorizzati dal ricovero contemporaneo di diversi calciatori tedeschi il giorno dopo la partita.
In India è stato invece scritto e girato La coppa (Norbu 1999), che ha utilizzato come fondale i mondiali di Francia 1998, alle cui partite non vogliono proprio rinunciare tre giovani futuri monaci tibetani, che fuggono dal monastero tutte le sere per questo motivo e che, una volta scoperti, invece della punizione vengono premiati con una parabola per vedere la finale.
Davvero esiguo il contributo della cinematografia francese sul calcio, motivato anche da una passione che per decenni ha stentato a decollare in un popolo storicamente più vicino al rugby o ad altri sport, ma si può comunque segnalare Il sostituto (Annaud 1978), una commedia di riscatto sociale e di denuncia sulle bassezze del mondo del calcio.

Emir Kusturica e Diego Armando Maradona
Un capitolo a parte meriterebbero i film-documentario, tra i quali vanno citati quelli realizzati per ogni edizione del mondiale, sempre più perfettamente confezionati e che, per Spagna 1982, si avvalsero persino della voce narrante di Sean Connery, ma anche quelli di taglio biografico come Garrincha, Alegria do Povo (de Andrade 1962) e il recente Maradona di Kusturica (Kusturica 2008).
Allo stesso modo, anche se leggermente fuori tema, andrebbero considerati anche quelli sul mondo dei tifosi, dall'italianissimo Ultrà di Ricky Tognazzi (1990) al britannico Hooligans di Philip Davis (1995).

Un rapido excursus come quello appena delineato, pur se non completo, permette di evincere che la bassa considerazione del pubblico statunitense nei confronti del calcio è evidentemente alla base del sostanziale silenzio di Hollywood che, fatta eccezione per il capolavoro di John Huston, si è sbizzarrita nel pugilato, nel basket, nel baseball, lasciando questo sport ad altri paesi, soprattutto europei, che spesso legano al calcio importanti momenti della loro storia, sociale e culturale, dell'ultimo secolo.

Ma ora non c'è più tempo, sta per iniziare un'altra partita... E allora, tra un film e un altro, che vinca il migliore! Buon mondiale a tutti!

2 commenti:

  1. Ho letto Damned United su Brian Clough, allenatore, di cui è stato fatto un film: il libro (di David Peace) è molto bello.
    Tra i documentari, recente e colorato di giallorosso, c'è: zero a zero, di geremei.

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  2. confermo !
    http://vimeo.com/61959931

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