domenica 18 giugno 2023

La storia infinita (Petersen 1984)

Difficile incontrare qualcuno che nel 1984 avesse tra i 6 e i 15 e non ricordi La storia infinita, un film cult, un romanzo di formazione, che utilizza la fantascienza per raccontare la crescita come percorso individuale.
Adattato dall'omonimo romanzo di Michael Ende (1979, in Italia edito nel 1981 da Longanesi), best seller da oltre dieci milioni di copie, venne girato dal tedesco Wolfgang Petersen e fu il film più costoso mai girato in Germania, un vero e proprio colossal da 25 milioni di dollari. A contribuire all'immarcescibilità della pellicola, indubbiamente, la musica di Klaus Doldinger e Giorgio Moroder, la cui title track, The Neverending Story, cantata da Limahl, è davvero uno dei motivi più celebri degli anni '80. Il film, dato il successo, ebbe anche due altri episodi, La storia infinita 2 (Trumbull Miller 1990) e La storia infinita 3 (MacDonald 1994), che non ebbero l'impatto del primo (trailer).
Michael Ende non approvò il film è vietò ai produttori di inserire il suo nome nei crediti iniziali, che comunque compare in piccolo nei titoli di coda. 
La vicenda si sviluppa su due livelli di narrazione che si intersecano. La prima, che fa da cornice, vede protagonista Bastian (Barret Oliver, che nell'edizione italiana ha la voce di Ilaria Stagni, l'inconfondibile doppiatrice di Bart Simpson), un ragazzino introverso, che ha recentemente perso la mamma e vive solo con il papà (Gerald Lee McRaney, il Rick di Simon & Simon). Bastian è vessato dai compagni di scuola e appassionato di storie di avventura; la seconda è quella del libro che dà il titolo al film. 
La connessione tra i due mondi è una libreria, quella del signor Koreander (Thomas Hill), anziano scorbutico che maltollera le nuove generazioni, sempre più lontane dalla letteratura a causa dei videogiochi. È lui che mostra a Bastian un libro speciale, diverso da tutti gli altri, leggendo il quale si interagisce con la storia stessa vivendolo insieme ai personaggi. Bastian lo ruba e si nasconde nella soffitta della scuola, dove potrà leggerlo per ore senza essere disturbato.
Questa la cornice narrativa in cui si inserisce l'esperienza metanarrativa del giovane protagonista. Il film da questo momento in poi racconta il libro e lo alterna ad alcuni brevi momenti in cui mostra Bastian mentre legge, con le sue reazioni che empatizzano con Atreyu (Noah Hathaway), l'eroe della storia, suo coetaneo.
La storia infinita
 si svolge nel regno di Fantàsia, la cui esistenza è minacciata dal Nulla, una forza oscura distruttiva. L'imperatrice di Fantàsia (Tami Stronach) è malata e solo un eroe può salvare lei e il suo regno. Ad accogliere la sfida è proprio il giovanissimo Atreyu, nonostante lo scetticismo degli altri sudditi. Per affrontare la missione, l'Imperatrice gli affida un medaglione con il suo simbolo, l'Auryn, una sorta di doppio serpente che si morde la coda, come l'uroboros (tra le curiosità legate al film, Steven Spielberg, grande amante del film, conserva l'esemplare originale di questo amuleto in una teca di vetro).
Il viaggio sarà pieno di insidie e metterà Atreyu alla prova, ma soprattutto coinvolgerà Bastian che, piano piano, mentre legge il libro, si renderà conto di avere un ruolo attivo nella storia che sta leggendo: il Nulla può essere sconfitto solo dal perdurare della volontà di sognare e sia Atreyu che l'imperatrice avranno bisogno di lui...
Mordiroccia (Felsenbeißer)
Tanti i personaggi nel regno di Fantasia, che sembrano derivare dalla letteratura di ogni tempo, a partire dal gigante Mordiroccia, un montagna vivente che si ciba di roccia, una via mediana tra i giganti della Divina Commedia, il Colosso dell'Appennino di Giambologna (Vaglia, Villa Demidoff) e la Cosa dei Fantastici Quattro, che Stan Lee e Jack Kirby crearono nel 1961; proseguendo con Artax, il fiero scudiero bianco di Atreyu, che ricalca i tantissimi cavalli della storia, dal mitologico Pegaso al Bucefalo di Alessandro Magno, da Asturcone di Cesare, fino a Ronzinante di Don Chisciotte.
E così Gmork, un Lupo nero enorme, manifestazione del Nulla, un guardiano spaventoso  che rimanda al Cerbero dell'Eneide e ancora della Commedia. Ma su tutti, il fantastico Falkor, il FortunaDrago in groppa al quale Atreyu volerà per raggiungere il lontanissimo Oracolo del Sud - dopo l'indicazione della gigantesca tartaruga millenaria Morla -, e su cui viaggerà anche Bastian per vendicarsi dei bulli della sua scuola. Falkor è un enorme mostro bianco, affabile e con il volto di un cane, che tanto fa pensare ancora al Gerione dantesco su cui Dante e Virgilio passano dal settimo all'ottavo cerchio dell'Inferno, che poi verrà ripreso dall'Ippogrifo della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso.
Quando poi il giovane eroe si sveglia tra le zampe di Falkor e viene accolto dalle amorevoli cure degli gnomi coniugi Engywook e Urgl, le libere associazioni letterarie ci conducono persino a Lilliput e a I viaggi di Gulliver di Jonathan Swift.
A conferma del ruolo primario di Falkor nell'immaginario collettivo del tempo, basti ricordare la sua presenza come miniboss Wyvern nel videogioco Terraria, ma anche in una puntata dei Griffin, dove vola guidato da Peter, come simbolo della sua fantasia (vedi).
Il successo del film determinò anche la produzione di un cartone animato omonimo negli anni '90, di cui vennero realizzate due stagioni, trasmesse in Italia nel 1997 su Telemontecarlo (vedi il pilota), e di una serie tv canadese, Tales from The Neverending Story, arrestatasi alla prima stagione (trailer).
Una curiosità: all'inizio del film, quando vediamo gli abitanti di Fantàsia al cospetto dell'imperatrice, tra di loro ci sono diversi personaggi insospettabili, come E.T., Topolino, Gumby, ma soprattutto quelli provenienti dall'universo di Guerre Stellari, punto di riferimento assoluto della fantascienza del tempo e, quindi, anche de La storia infinita: si riconoscono Chewbacca, gli Ewoks, il maestro Yoda, C3PO.

Tra le sequenze epiche della pellicola, va inserito senza dubbio quella in cui Artax viene inghiottito nelle Paludi della tristezza: la morte come momento di crescita, la lotta di Atreyu perché il suo inseparabile amico a quattro zampe non affondi nelle sabbie mobili, la struggente separazione di fronte alla quale nessun bambino di allora poté rimanere indifferente. Bambini già segnati dalla morte della madre di Bambi, dal bullismo nei confronti del piccolo Dumbo, per non parlare di tutto ciò che accadeva nei post atomici cartoni animati giapponesi, fino all'acme di Remi - Le sue avventure (1977, ma in Italia trasmessa nel 1979), le cui sfortunate peripezie avrebbero potuto gareggiare con quelle di Mouchette - Tutta la vita in una notte (Bresson 1967). 
In seguito, però, Atreyu supera le prove più ostiche, come la porta delle Sfingi, dove rischia di essere incenerito dallo sguardo delle enormi statue, fino poi a vedere, attraverso lo specchio dell'anima, il riflesso di Bastian che legge il libro come immagine salvifica.
Atreyu con Gmork
Un'altra immagine simbolicamente drammatica è quella successiva al momento in cui Atreyu perde l'Auryn cadendo da Falkor: il Nulla sta ormai travolgendo tutto e, camminando tra le rovine di una città, il giovane eroe ammira come ultimo testimone degli affreschi con le proprie avventure - che lo spettatore ha visto nelle scene precedenti - che scompaiono sotto i suoi occhi, come accadeva a quelli trovati durante gli onirici lavori della metro in Roma di Federico Fellini (1972).
Confrontarsi con la sconfitta e con il fallimento è un tema portante de La storia infinita, così è per Bastian, orfano che subisce le angherie dei bulli, che si sente diverso da tutti nel suo contesto; così è per Atreyu, che arriva alla Torre d'Avorio, unico edificio rimasto in piedi dopo la devastazione operata dal Nulla, per comunicare all'imperatrice che la sua missione non ha avuto successo. 
Michael Ende, in anni di guerra fredda, subì diverse critiche per il suo romanzo, tacciato di "escapismo", poiché, secondo quella posizione, rappresentava una fuga dalla realtà in cui i lettori, spaventati dal futuro, potevano rifugiarsi. Eppure, il messaggio era diverso e, anzi, ne La storia infinita la fantasia cotituisce un mezzo per affrontare i problemi del mondo reale. E così, come per Bastian e per Atreyu, ai ragazzini degli anni '80 ciò che ha passato è stato quello di credere nei propri mezzi e di non arrendersi mai alle difficoltà, nella convinzione che in fondo a qualunque percorso ci sia qualcosa di raggiungibile, che possa fornire la ricompensa a tutti quegli sforzi. Forse un sogno, è vero, ma non certo nichilista né improntato alla rinuncia.



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