venerdì 14 ottobre 2022

Siccità (Virzì 2022)

Paolo Virzì tra distopia, Roma, la crisi pandemica e Robert Altman.
Siccità, scritto dal regista toscano insieme a Francesca Archibugi, Paolo Giordano e Francesco Piccolo, è orchestrato alla perfezione, con una miriade di personaggi che incrociano le proprie esistenze dall'inizio alla fine, proprio come nei capolavori del regista statunitense, America oggi (1993) su tutti.
La fotografia di Luca Bigazzi - per tutti i cinefili, non ce ne vogliano gli altri, soprattutto il direttore della fotografia di Paolo Sorrentino, da Le conseguenze dell'amore (2004) a The New Pope (2019) - è davvero eccezionale come sempre e dà alla pellicola una qualità visiva decisamente superiore alla media. 
"Roma ce la farà" è lo slogan che leggiamo sui cartelli dei manifestanti e nelle scenografie degli eventi culturali. La frase fa riferimento alla grande crisi di approvvigionamento idrico della Capitale, che dura da 367 giorni, rivelandoci subito il contesto drammatico della storia, una Roma in cui non piove da tre anni e dove l'acqua viene erogata col contagocce, destinandone cinque litri a famiglia, in cui è vietato annaffiare piante o lavare auto,  e, come se non bastasse, le epidemie sono all'ordine del giorno: mascherine e pannelli in plexiglass continuano a vedersi ovunque, in un incubo fin troppo recente davvero.
L'immagine più straniante di questo presente distopico è quella del Tevere secco, con il suo greto terroso, tra gli alti muraglioni postunitari, in cui vediamo "pascolare" cinghiali; viaggiare extracomunitari con un asino, in una citazione abbastanza evidente della Fuga in Egitto; emergere resti antichi, che tanto fanno pensare al Fellini di Roma (1972). L'effetto speciale è ottenuto sovrapponendo alle immagini reali del Tevere quelle delle cave sabbiose della Magliana. 
A questa vita totalmente diversa, partecipano tutti i personaggi, appartenenti a tutti gli strati sociali, ciascuno con i suoi problemi.
Sara (Claudia Pandolfi) e Luca (Vinicio Marchioni) sono una coppia abbiente in crisi, dottoressa all'ospedale Sant'Anna lei, detta "Terminator" per la determinazione e il piglio di chi non cede mai ma ne avrebbe tanto bisogno, avvocato di grido lui: non dormono più insieme da tempo, lui ha una relazione con una compagna del liceo, e con loro vive l'adolescente figlia di lei, Martina (Emma Fasano), e del suo ex compagno, Loris (Valerio Mastandrea), un tassista esaurito dal lavoro e dalla vita, che durante i turni vede i fantasmi dei genitori e del politico (Andrea Renzi) a cui faceva da autista quando c'erano ancora le auto blu.
Mila (Elena Lietti) lavora come cassiera in un supermercato e chatta continuamente al telefono, sfogando così la frustrazione di essere ignorata dal proprio uomo, Alfredo (uno straordinario Tommaso Ragno), attore di teatro in declino, che ha trovato nei social una nicchia di pubblico a cui si è aggrappato totalmente. Loro figlio, Sebastiano (Emanuele Maria Di Stefano), vive chiuso nella sua stanza e con amici di Torre Spaccata molto lontani dalla sua classe sociale.
Antonio (Silvio Orlando) è in prigione da decenni ed è ormai una sorta di mascotte dei detenuti di Rebibbia. Un giorno, aiutando la ditta che lava rigorosamente a secco la biancheria delle celle, rimane chiuso nel furgone che esce dal carcere e decide di girare per Roma andando a cercare chi non vede da tempo, nell'evidente difficoltà di vivere in un mondo tanto cambiato, tra l'altro privo di telefoni a gettoni e di elenchi telefonici.
La tv e i social sono protagonisti e i tg sul piccolo schermo si avvalgono dei vari esperti per approfondimenti sui temi caldi della siccità e delle epidemie. Compaiono, così, in televisione, non solo Sara, ma anche il professor Del Vecchio (Diego Ribon), un esperto in materia ambientale, che viene dalla provincia veneta e che il jetset cambierà non solo nella capigliatura ma anche nei desideri, quando conoscerà Valentina (Monica Bellucci), la cui bellezza è in grado di fargli ignorare persino la superficialità con cui lo adula per il suo libro, dal titolo eloquente, La città insostenibile: "hai scritto tutte queste pagine? Ma sei bravissimo!".
In tv ci va anche Sembene (Malich Cissé), giovane maliano che fa involontariamente le scarpe all'italianissimo clochard Alberto (Max Tortora), commerciante ridotto sul lastrico, e che altrettanto involontariamente diventa una star dei social grazie a frasi di gestione pragmatica dell'acqua, soppiantando il ruolo di influencer di Alfredo.
Armando e Stefania, che vivono in una villetta a schiera con giardino in periferia - tutto ricorda l'inizio di Favolacce (D. e F. D'Innocenzo 2020) - cenano con Giulia (Sara Serraiocco), infermiera al Sant'Anna, e Valerio (Gabriel Montesi), per aiutare quest'ultimo a trovare un lavoro. L'impiego, per lui, sarà quello di membro della security nel resort della famiglia Zarate, la più bersagliata dalla protesta, poiché nel lusso continua a usare acqua senza limiti, a riempire piscine, ecc. La figlia più sprovveduta del magnate Corrado Zarate (Lorenzo Gioielli), Raffaella (Emanuela Fanelli), viene mandata nelle fauci dei giornalisti a giustificare quell'utilizzo improvvido di acqua accampando motivazioni improbabili.
Oltre i legami già evidenziati in queste poche righe, le vite dei personaggi, alternate dal montaggio di Jacopo Quadri, si incrociano nei modi più disparati: così accade a Sara e Sebastiano, a Luca e Mila, a Valerio e Raffaella, a Giulia e Sara, ad Antonio e Giulia, a Del Vecchio e Valentina, a Giulia e Sembene, ad Alberto e Luca, a Sembene ed Alberto, ecc.
Virzì gira bene e si lascia andare a suggestivi dolly (leggi droni) che gli permettono di offrirci uno sguardo a volo d'uccello su Roma e su quel desolante Tevere, che appare come una ferita nel cuore della città, ma che usa anche all'inizio, nei titoli di testa, per il momento del "diretto da". Un finale di speranza e disperazione allo stesso tempo lascia interdetti, ma le note di Mi sei scoppiato dentro al cuore cantata da Mina mettono nazionalpopolarmente d'accordo tutti.
Tante le location romane da riconoscere durante il film. Si va dai cortili di Villa Giulia, dove si svolge il concerto di musica barocca che fa da cornice alla storia, alla splendida terrazza della festa da Grande bellezza nella casa della bella Valentina, con vista su Castel Sant'Angelo, in una zona del Gianicolo in cui è anche Villa Agrippina Gran Meliá, che fa da scenario per il resort Zarate in sceneggiatura collocato a Valle Aurelia; dal ponte duca d'Aosta, con lo stadio Olimpico sullo sfondo, dove Sara investe un ragazzo con la sua auto, alla Caritas di Termini, in cui vediamo Alberto, con lo sfondo dell'arco di Sisto V.
E poi, qua è là, passaggi a Piazza del Popolo, dove avvengono degli scontri tra manifestanti, a Piazza di Spagna, dove vengono scacciate le blatte dalla scalinata che sale a Trinità dei Monti, al Foro Romano, dove il papa esce dalla chiesa dei SS. Luca e Martina dopo aver celebrato una messa per la pioggia, ma anche a Piazza della Repubblica (per i romani sempre Piazza Esedra), a Santa Maria Maggiore, a San Lorenzo, al Clivo Scauri, con i suoi archi che sostengono la basilica dei SS. Giovanni e Paolo, che vediamo quando Sembene esce dagli studi televisivi (quelli di Mediaset sul Celio) in cui si tengono i tg del film.
Virzì, però, gira anche in luoghi meno centrali e comunque meno turistici:  l'appartamento di Alfredo e Mila è a piazza Ragusa, in zona Tuscolana, e lo stesso Alfredo, quando va a trovare il collega Massimo (Massimo Popolizio), raggiunge il Teatro India in zona Ostiense-Marconi. mentre a Corviale i ragazzi prendono distanza da sinistra e destra, "Né rossi né neri ma liberi pensieri", e manifestano contro le ingiustizie sociali che si riverberano anche nella disponibilità dell'acqua.
Il mondo è irrimediabilmente cambiato e la responsabilità delle generazioni precedenti è tutta nella frase di Martina al padre: "è colpa vostra e del mondo che ci avete lasciato". Non è forse un caso che l'epidemia che sono costretti a fronteggiare Sara e i suoi colleghi in ospedale sia connessa al sonno: serve rimanere ben svegli, altrimenti gli incubi possono materializzarsi...

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