mercoledì 5 ottobre 2022

Nido di vipere (Yong-Hoon 2020)

Una borsa di Yves Saint Laurent, probabilmente una falsa borsa di Yves Saint Laurent, piena di banconote, viene seguita dalla mdp, come la borsa di Marion in Psycho, per i soldi, o la gabbietta con gli inseparabili di Melania Daniels ne Gli uccelli, per l'inquadratura. Poi viene chiusa nell'armadietto di una sauna, il n. 47. Ma, a parte questa doppia suggestione hitchcockiana, Nido di vipere deve tanto al cinema di Quentin Tarantino, per struttura, toni e personaggi.
Il film si divide in sei capitoli, in cui il montaggio è il vero protagonista, poiché gioca a raccontarci eventi precedenti e successivi alla prima sequenza. Questo disorientamento cronologico, unito alle storie dei diversi personaggi che si intrecciano, complica volutamente la comprensione dello spettatore, che fino alla fine sgranerà gli occhi per cercare di capire le relazioni di tutti coloro che si muovono sullo schermo con quella borsa (trailer).
Kim Yong-Hoon adatta il romanzo giapponese di Keisuke Sone e gira un ottimo thriller in cui non manca mai l'ironia, in pieno stile coreano. Jung-Man (Bae Seong-woo), che lavora nella sauna, trova la borsa e entra in una serie di reazioni a catena infinita. La madre, un'anziana donna con la demenza senile, Soon-Ja (Yoon Yeo-jeong), offende la nuora e crede che il figlio gestisca ancora il ristorante che un tempo era di suo marito, eppure nel momento più difficile sarà la più lucida a comprendere i dettagli.
Jin-tae (Jung Ga-ram), il giovane amante cinese di Mi-ran (Shin Hyun-bin), prova ad ucciderne il marito violento ("è insidioso abituarsi all'orrore"), accordandosi per la divisione dell'assicurazione, ma le cose si complicano e gli omicidi si moltiplicano. Tae-young (Jung Woo-sung) lavora alla dogana, per questo viene chiamato il doganiere, e, per tentare di risolvere i suoi problemi di indebitamento, coinvolge nei lavori più a rischio l'ansioso Carpa (Park Ji-hwan). Il creditore di Tae-young è il malvivente Doo-man (Jung Man-sik), inseparabile dal suo silenzioso scagnozzo, Pesce Gatto (Bae Jin-woong), che ama mangiare budella di ogni essere vivente.
Tra i cattivi c'è anche la bella e perversa Young-Seon (Jin Kyeong), che ha una relazione con Tae-young e per la quale uccidere è come bere un bicchier d'acqua, sa farlo come un serial killer alla Dexter, con tanto di mascherina e sega circolare. È anche una tatuatrice, come dimostra lo squalo tatuato sul braccio, ma, soprattutto, è lei che gestisce un giro di prostitute di alto bordo in cui lavora anche Mi-ran. Un poliziotto, Myung-goo (Yoon Je-moon), prova a fare chiarezza in questo ginepraio, ma le sue difficoltà sono peggiori di quelle dello spettatore.
Tutti contro tutti, mai fidarsi in un "nido di vipere", titolo azzeccato dell'edizione italiana per rendere l'idiomatico "animali che vogliono catturare anche la paglia" dell'originale coreano (Jipuragirado Jabgo Sipeun Jibseungdeul), tradotto quasi alla lettera in inglese con Beasts Clawing At Straws.
L'azione è costellata di avvenimenti traumatici: furti, omicidi, inganni, violenze, incidenti, sotterfugi, complotti, incendi, il tutto causato da quella borsa, allegoria dell'avidità umana, in una città su cui, come un contrappasso, piove costantemente, quasi fosse la "piova etterna, maladetta, fredda e greve" dei golosi di Dante (If. VI, 7).
Alcune battute restano in mente, e Carpa, sempre in apprensione, ripreso da Tae-young, reagisce con un "è molto meglio l'ansia di una pallottola in mezzo agli occhi", un piccolo .
Lo stesso Tae-young, con un bel flashback ironico, racconta di essersi salvato andando a comprare le Lucky Strike: "è il fumo che mi ha salvato, non Dio, non gli antenati". Un racconto come questo viene mostrato attraverso il montaggio e la voce off, la stessa cosa che accade in uno dei momenti più riusciti del film, quello in cui Young-Seon spiega a Mi-ran i passi da compiere per uccidere il marito e incassare l'assicurazione: mentre ascoltiamo la voce fuori campo della perfida donna, davanti ai nostri occhi scorrono le immagini in flashforward di Mi-ran che le esegue, in un piccolo manuale di narrazione cinematografica.
I grovigli della trama con i minuti si dipanano e tra soggettive, analessi, prolessi, scene pulp, battute divertenti e tanto altro, è un piacere lasciarsi trasportare dal montaggio e dalla macchina da presa di Kim Yong-Hoon. E attenzione... "maledette Lucky Strike!"

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