martedì 30 agosto 2022

Crimes of the future (Cronenberg 2022)

In Inseparabili (1988) uno dei gemelli Mantle interpretati da Jeremy Irons si chiedeva perché non esistessero concorsi di bellezza per l'interno dei corpi e perché l'uomo non abbia dei canoni estetici anche per quello. In Crimes of the future, tutto questo diventa realtà. La chirurgia torna ad essere protagonista in un film del maestro canadese, ma stavolta torna ad ammantarsi di grande sensualità, al pari di Crash (1996) e non solo (penso a Il demone sotto la pelle, 1977, e a tanti altri). D'altronde un paio di anni fa Cronenberg aveva dichiarato senza mezzi termini che "i film sono fatti per il sesso, non c’è alcun dubbio" (leggi), e non a caso una delle frasi portanti della sceneggiatura di questo nuovo lavoro è "la chirurgia è il nuovo sesso". Sarà una dottoressa, peraltro, a dire al protagonista, Saul Tenser (Viggo Mortensen), che "creare la bellezza interiore non può essere un incidente" e a consigliargli di iscriversi ad un concorso di bellezza interiore (trailer).
E non è questo l'unico legame tra l'ultimo capolavoro di David Cronenberg, la cui sceneggiatura era nata nel 1998, e la sua precedente filmografia. Crimes of the future è una summa di tutta la sua filosofia, dalla passione per il corpo come oggetto di indagine al corpo che si fa  macchina, fino alle ossessioni organiche delle sue trasformazioni (il body horror nato con lui): "sappiamo che i corpi umani stanno cambiando", dice ancora Saul, "artista del paesaggio interiore".
Bisogna subito fugare un dubbio, poiché il regista canadese nel 1970 aveva già dato questo titolo al suo secondo lungometraggio, ma non si tratta di un remake a cinquant'anni di distanza.
Il film si apre con una bella immagine marina, desolante, con una nave riversa in acqua sullo sfondo e, in primo piano, grazie ad un lento carrello all'indietro, la mdp mostra un bambino che sta giocando con un cucchiaio in riva al mare.
Difficile, per chi si occupa di iconografia da anni, non collegare questo passo alla scena del bambino sulla spiaggia che cerca di svotare il mare davanti al sorpreso sant'Agostino, alle cui domande il fanciullo risponde che la sua attività non è meno difficile della sua che cerca di spiegare la Trinità attraverso la ragione. Anticipata ed ammessa l'ossessione di chi scrive per questo soggetto (già recentemente incontrato anche in Esterno notte di Marco Bellocchio), l'allegoria sull'impossibilità della ragione di comprendere tutto si attaglia perfettamente anche all'intricato rompicapo cronenberghiano che stiamo per vedere, in una sorta di lambiccata premessa. La curiosità di chiedere a David Cronenberg se quel motivo iconografico sia di sua conoscenza è davvero fortissima...
Che quel bambino di otto anni, Brecken, il primo nato "naturalmente innaturale", si nutra mangiando un secchio di plastica in bagno e che per questo la madre, Djuna, lo uccida soffocandolo con un cuscino, è decisamente più cronenberghiano e ci dà subito la misura dell'abisso in cui ci perderemo nelle successive due ore.
Uccidere un bambino in un film, come diceva Alfred Hitchcock a Truffaut, è una delle cose più difficili per un regista, e Cronenberg lo mette in scena come se nulla fosse, all'inizio della pellicola. Che abbia coraggio e sia abituato a prendere a schiaffi lo spettatore non è certo una novità!
La trama del film riprenderà la vicenda di Brecken solo più in là, poiché i protagonisti della storia sono Saul (Viggo Mortensen) e la sua compagna/collega Caprice (Lea Seydou). I due vivono in un castello e si fanno vedere poco in giro. Saul quando è fuori è sempre paludato con una veste incappucciata che gli copre anche il volto, come fosse un lebbroso. La coppia di esibisce in performance artistico-chirurgiche, effettuate attraverso particolari congegni organici, sorta di bisturi e divaricatori simili a chele (pensate a Il pasto nudo, 1991, allo stesso Inseparabili, 1988), controllati a distanza da un altro congegno organico (i controller di eXistenZ, 1999) che ricorda un rospo.
La chirurgia in queste performance serve ad eliminare tumori e nuovi organi, che i corpi producono più o meno spontaneamente e che, complice anche l'esistenza di un Registro Nazionale degli Organi, guidato da Wippet (Don McKellar) e Timlin (Kristen Stewart), vengono tatuati perché siano riconoscibili con l'immagine dell'organo stesso.
La fantasia di Cronenberg e della sua storica scenografa Carol Spier, qui character designer, sono sensazionali e la serie di oggetti di questa nuova arte indimenticabili. Oltre a quelli appena citati, una sedia, la Breakfaster, che ricorda uno scheletro avvolgente su cui Saul si siede per tentare di mangiare (le mutazioni ne hanno complicato la riuscita); un grande sarcofago, il Sark, un tempo usato per le autopsie e ora rivalutato durante le performance, sul quale si sdraia chi viene trattato chirurgicamente; un letto, l'Orchibed, la prima struttura organica che vediamo, presentata da un bel carrello in avanti, lentissimo ancora, in cui dorme Saul, collegato al soffitto tramite lunghe braccia simili a cordoni ombelicali che rendono quel guscio soporifero una specie di placenta.
Da quello che ci spiegano i personaggi serve a sciogliere i dolori e dormire più serenamente. Il motivo dell'innalzamento della soglia del dolore è portante, poiché la sceneggiatura lo precisa come segno del peggioramento della vita e della sicurezza in generale: "il mondo è diventato un luogo molto più pericoloso ora che il dolore è quasi scomparso". Saul, ad esempio, nota che uno dei nuovi organi nati in lui "mi sta spostando i centri del dolore".
L'estetica ha una parte dominante in questo mondo: tutti sono elettrizzati all'idea di vedere uno spettacolo chirurgico, che viene aperto al pubblico assiepato in alto, attorno alla sala, e pronti a scattare fotografie; persino eccitati data la forte componente sessuale connessa al bisturi e ai suoi tagli. Ogni operazione è di fatto la sublimazione di un atto sessuale e questo appare evidente dalle reazioni degli attori che ansimano e mostrano i loro corpi scultorei ("Body is reality" recita uno degli slogan visibili sugli schermi durante una delle performance), soprattutto nel caso di Viggo Mortensen e Lea Seydoux.
Decisamente conturbante, in maniera rigorosamente cronenberghiana, non solo la sequenza che li vede sdraiati e tagliati ovunque dai bisturi meccanici, ma ancor di più il momento in cui Caprice si eccita nel vedere un grande taglio sulla pancia di Saul e non può fare a meno di inginocchiarsi per infilarci la lingua simulando un rapporto orale.
Anche Wippet, quando osserva con una sonda il nuovo organo di Saul, è sorpreso dalla sua bellezza, mentre Timlin è perversamente attratta da Saul ("volevo che aprissi me") e lo agognerà per tutto il film. I due, però, nonostante la grande attrazione che provano, oltre ad esplorare la bocca con le dita, non andranno oltre un bacio, poiché Saul indietreggia e dichiara "non sono bravo con il sesso vecchia maniera".
Proprio Timlin paragona Saul ad un nuovo Picasso al cospetto dell'investigatore Cope (Welket Bungué), della sezione Nuovo Buoncostume, chiamato ad indagare su questi nuovi fenomeni organici, e nell'ironizzare su quell'irriverente parallelo, cita anche Duchamp e Francis Bacon.
Sono vere e proprie opere d'arte, poi, i disegni del catalogo dei nuovi organi che i personaggi sfogliano nell'ufficio di Wippet e Timlin, frutto ancora della sapiente mano di Carol Spier.
L'arte permea tutta la pellicola e anche le performance non si limitano a quelle di Saul e Caprice, così, tra le altre, ne vediamo una altrettanto sconvolgente in cui, mentre una voce fuoricampo dice che è tempo di smettere di parlare, vedere e sentire, l'artista performer danza con palpebre e occhi cuciti e innumerevoli orecchie sull'intera superficie del corpo. E chissà che come le celebri tre scimmiette del santuario shintoista di Toshogu a Nikko, in Giappone (1617), stiano per "non parlare del male" (Iwazaru), "non vedere il male" (Mizaru), "non sentire il male" (Kikazaru), dato che in questa realtà il dolore, come detto, è ridotto a zero.
La mdp di Cronenberg si insinua in maniera suadente ovunque, si muove lentamente, e talvolta viene sistemata nei punti meno scontati, aumentando la condizione di voyeurismo dello spettatore. In un caso questo appare clamoroso: si tratta di una delle scene in cui Saul prova a mangiare sulla sedia Breakfaster. Saul è lì che si contorce per la difficoltà che il suo corpo ormai troppo cambiato incontra nel deglutire, ma noi lo vediamo dal basso, da una diagonale ricavata da una porta socchiusa. In un altro frangente, durante un vernissage per l'ennesima performance, Wippet e Caprice dialogano con uno specchio nel mezzo, permettendo a noi di vedere l'attore di spalle anche in maniera frontale grazie al riflesso.
L'orchibed, il Sark e il Breakfaster con i loro nomi italiani
Il sesso si fa anche in strada e Cronenberg ci mostra, infatti, Lang, il padre del piccolo Brecken, compiere una piccola operazione sulla coscia di un'avvenente e provocante ragazza in un angolo nascosto e sporco della città.
Tutto è livido e freddo nella bella fotografia di Douglas Koch e la colonna sonora di Howard Shore non fa che aumentare questa sensazione regalandoci atmosfere plumbee ed estranianti, il tutto per accompagnarci in questo racconto per il quale suonano perfette le parole di Caprice, "questa è l'anatomia della patologia dei giorni nostri".
Bentornato ai tuoi massimi livelli, maestro!

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