lunedì 22 agosto 2022

Una famiglia vincente - King Richard (Green 2021)

Il film di Reinaldo Marcus Green, regista newyorchese al suo quinto lungometraggio senza particolari acuti, narra la l'inizio delle carriere di Venus e Serena Williams in maniera tradizionale, priva di alcun brano degno della parola cinema con la c maiuscola, fatta eccezione per la grande prova di Will Smith, nei panni dell'ingombrante padre delle ragazze, Richard Williams, artefice del loro successo. Strameritata la statuetta per l'attore di Philadelphia, nonostante tutto il polverone di polemiche per il pugno a Chris Rock in difesa di sua moglie durante la cerimonia degli Oscar (trailer).
La pellicola, di fatto, è dedicata a Richard Williams, e non a caso in originale è intitolata semplicemente King Richard, senza riferimento all'intera famiglia come nell'edizione italiana. La vicenda racconta l'ambizione che sconfina nell'arrivismo, la voglia di emergere di un padre afroamericano, nato in Louisiana, che vive con la sua famiglia, costituita dalla moglie, Brandi (Aunjanue Ellis), e cinque figlie a Compton, in California, città nota principalmente per il suo elevato tasso di criminalità. È una storia di rivalsa, di affermazione sociale, di un uomo che ha un futuro chiaro in mente per le sue figlie e soprattutto per le due più talentuose, Venus (Saniyya Sidney) e Serena (Denise Singleton): saranno tenniste professioniste e incasseranno assegni da milioni di dollari, come si ostina a dire loro quaotidianamente con una costanza ai limiti del patologico.
Il suo mantra è avere un piano ogni giorno pur di non fallire, laddove fallire vuol dire non primeggiare.
Richard è un fiume in piena, non si ferma mai, prende decisioni continuamente, talvolta anche ignorando il parere della moglie, imponendosi persino sugli allenatori più blasonati e venendo tacciato giustamente di protagonismo ed egocentrismo. 
Lo vediamo andare a parlare con Nick Bollettieri o Paul Cohen (Tony Goldwyn) mentre sta allenando McEnroe e Sampras. La solita intraprendenza di Richard, che rasenta l'invadenza, riuscirà nell'impresa. Proprio Cohen, infatti, rimarrà impressionato dai colpi delle ragazze e diventerà il primo coach di Venus dopo il padre e la madre, anche lei ex atleta come Richard, affievolirà la delusione di Serena di non essere stata accolta da Cohen continuando ad allenarla.
Venus vincerà gli juniores, come prima di lei Jennifer Capriati, modello allora imprescindibile per tutte le giovani tenniste, capace di battere Steffi Graf tra i professionisti, ma bruciatasi presto, rischio che Richard non vuole far correre alle figlie.
Il passaggio da Cohen a Rick Macci (Jon Bernthal), che ha allenato la stessa Capriati, è l'occasione per la regia di aggiungere un immancabile tocco di road movie al film, con tanto di musica country, accompagnando l'intera famiglia in Florida.
Proprio lì Richard darà il meglio di sé in termini di protagonismo, con le continue riprese degli allenamenti per poi rivedere tutto in vhs, l'ossessione per l'open stance nel dritto, e poi, dal 1991 al 1994 - un'ellissi originata da un servizio di Venus ci dà il salto temporale -, la decisione di non far partecipare la figlia ai tornei juniores, per non sacrificare scuola e altro. Solo alla fine di questo periodo cederà e sarà la volta della grande sfida tra la quattordicenne Venus e l'allora numero uno al mondo, Arantxa Sanchez Vicario (interpretata dalla tennista messicana Marcela Zacarías)...
Il manichesimo della sceneggiatura, evidenzia come l'atteggiamento ossessivo di Richard sia migliore di quello di molti altri genitori che seguono i figli. E così ripete a Venus di divertirsi in campo, prima di ogni altra cosa, distinguendosi da chi mette la vittoria davanti al resto, fino a far rubare punti importanti alle figlie contro la ragazza prodigio di casa Williams. Anche in quel caso Richard, naturalmente, reagisce al pari di un filosofo greco e attende che la figlia farà il punto successivo...
In quest'ottica "agiografica", anche Serena è la prima sostenitrice della sorella, nessun accenno di invidia o di delusione per chi non è stata ammessa al banchetto del successo, ma a cui sappiamo si siederà presto. Anche in questo caso, Richard è perfetto e oltre ad ottimo psicologo si rivela anche buon profeta, consolando Serena, comprendendo la difficoltà di vivere all'ombra della sorella, ma rassicurandola, poiché Venus sarà la futura numero uno, ma lei la migliore di tutti i tempi (sic).
In questa ostentata perfezione dei metodi educativi, Richard si infuria se le figlie si mostrano superbe per i risultati di Venus e per le prime esperienze di ricchezza, oppure, in ossequio allo stile hollywoodiano più prevedibile, impone una visione familiare del classico Disney Cenerentola per insegnare a tutti l'importanza dell'umiltà.
Tra le scene più significative, lo scontro di Richard con la polizia che, imbeccata da vicini invidiosi, va a chiedere informazioni sulle presunte angherie imposte alle ragazze. Richard sarà durissimo e magniloquente, nell'ennesima sequenza cattura Oscar per Will Smith: la questione razziale si fonde con l'orgoglio del genitore convinto di avere in casa future libere professioniste e atlete di grande avvenire.
Le battute contro il razzismo da parte di Richard, peraltro, tornano più volte: "apprezziamo che tutti si siano tolti il cappuccio prima che entrassimo", dice ad esempio in un circolo di prestigio scherzando ma non troppo, con un chiaro riferimento al Ku Klux Klan; o più avanti "il nostro posto è nel ghetto".
Tanta epica sportiva e retorica, a cui contribuisce anche la colonna sonora di Kris Bowers, in un film tagliato su misura per Will Smith, in cui la regia si limita a filmare le sequenze in maniera lineare, senza un sussulto della mdp, né del montaggio.
Tra le cose migliori del film, la versione di California Dreaming di Bobby Womack.

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