lunedì 26 luglio 2021

Coco (Unkrich 2017)

Ambientazione messicana, tradizione, famiglia e Aldilà, per questo lungometraggio d'animazione Disney-Pixar, che conferma l'altissimo livello delle produzioni della casa che, da Toy Story (Lasseter 1995) in poi, ha inanellato un film all'anno, collezionando tanti capolavori.
Lee Unkrich e il co-regista Adrian Molina mettono in scena una storia da teatro classico, con tanto di agnizione finale, che fa stropicciare gli occhi a grandi e bambini.
La Coco del titolo in realtà non è la protagonista, né una bambina, come ci si aspetterebbe, ma la vecchissima bisnonna del piccolo protagonista, Miguel Rivera, ultimo membro di una famiglia di calzolai, ad impianto matriarcale, con un passato musicale messo a tacere dagli eventi della vita.
Miguel, però, nonostante la durezza delle donne della sua famiglia contro tutto ciò che produca note musicali - anche l'abuelita Elena è fantastica -, ha come sogno proprio quello di diventare un mariachi e appena può si lascia incantare dai folkloristici musicisti messicani nella piazza del paese, cercando di imitarli con la sua chitarra.
Miguel e Coco
Il suo modello è il proprio trisavolo, il padre di Coco, l'unica che ne ricorda le fattezze, ma che, data l'età, ormai non può più parlarne. Dell'uomo, quindi, si è persa ogni traccia nei ricordi familiari, tanto più che è stato persino iconicamente bandito dalle vecchie foto di famiglia, che immortalano Imelda e l'allora piccola Coco in braccio, ma non il padre, reo di aver amato la musica al punto da abbandonare moglie e figlia. Le cose, però, non sono andate esattamente così e la verità è, come sempre, molto più complessa...
Miguel si ritroverà nel mondo dell'Aldilà, punito per aver rubato la chitarra del suo mito, Ernesto de la Cruz, dal suo mausoleo, e rubare ai morti è peccato. Incontrerà tutti i membri trapassati della sua famiglia e lo stesso la Cruz, che è stato il più grande musicista del suo tempo e che è comparso anche in tanti film che Miguel conosce a memoria; un altro mariachi, Hector, che aiuterà il protagonista nelle sue ricerche chiedendo in cambio solo di portare una sua foto nel mondo dei vivi.
Miguel, Dante e Hector
La distanza tra i due musicisti è evidenziata con forza: schivo e bonario Hector (in originale con la voce di Gael García Bernal), vanaglorioso e forzatamente entusiasta de la Cruz, pronto a tutto per primeggiare: "il successo richiede dei sacrifici, Miguel; bisogna sapere cogliere l'attimo".
L'idea più geniale del film è la creazione della Terra delle anime, un Aldilà gioioso e divertente,  ma allo stesso tempo con inevitabili inserti malinconici che hanno finalità didattiche sul difficile tema del trapasso dei propri cari, risolto in sceneggiatura con "El Día de los Muertos", una festa particolarmente sentita in Messico, che di fatto si celebra dal 28 ottobre al 2 novembre. 
Il regno dei morti è delineato come una città moderna, con tanto di riconoscimento del defunto al computer, con addetti che lasciano passare il ponte dei fiori, che collega la Terra con l'Aldilà, solo a coloro che vengono ancora ricordati dai propri cari con l'esposizione di una loro foto in quel giorno di festa. Chi, invece, non è più nei pensieri di nessuno in vita, si dissolve del tutto, scomparendo definitivamente.
Pepita - Gerione
Neanche a dirlo, le anime in questo contesto messicano sono raffigurate come scheletri, le celebri calacas, che affondano le loro radici nei culti aztechi, e a cui si è rifatto, prima della Pixar, Tim Burton in The Nightmare Before Christmas (1993) e ne La sposa cadavere (2005).
L'importanza del ricordo dei vivi nei confronti di chi non è più a fianco a noi è un tema che investe anche l'immancabile riferimento letterario, la Divina Commedia dantesca, che si ritrova nell'ultramondo di Coco in almeno due elementi particolarmente evidenti: non può essere considerato un semplice caso, infatti, che il cagnolino di Miguel si chiami proprio Dante e che, oltre il ponte dei fiori, esista un mostro ibrido, Pepita, un po' felino, un po' uccello e tanto altro, che ricorda molto da vicino il Gerione descritto in Inf. XVI e XVII, e che come con Dante e Virgilio, porta in groppa alcuni protagonisti della vicenda.
La Frida Kahlo del film
Tanti i momenti che colpiscono per qualità e valenza evocativa. I primi flashback che mettono in immagini i racconti familiari di Miguel sono "esposti" su una sorta di merletti stesi sul filo ad asciugare; gli spettacoli diretti nell'ultramondo da Frida Kahlo (non poteva mancare in un film ambientato in Messico!), che non ama molto il divismo di Ernesto de la Cruz, il quale a sua volta passa gran parte del tempo nella sua torre in lussuose feste con tantissimi invitati degne della Hollywood dell'età dell'oro, anche se non è tutto oro ciò che luccica...
Una menzione particolare, naturalmente, per le musiche della colonna sonora, realizzata da un colosso come Michael Giacchino, e arricchita dalle canzoni composte da Germaine Franco, Robert Lopez e Kristen Anderson-Lopez.
Ernesto de la Cruz
Tra i brani si segnala, ovviamente, la vincitrice dell'Oscar, Ricordami (in originale Remember me, cantata da Gael García Bernal) e In ogni parte del mio corazon, entrambe incentrate sul tema portante del film, quello della memoria dei propri cari e del lutto, ma anche quelle più scanzonate, come Il mondo es mi familia, che Miguel suona nella villa di de la Cruz con tanto entusiasmo, ma con un finale non proprio trionfale, o Che loco mi sento, che Miguel canta al grande concerto nell'Aldilà, riscuotendo un enorme successo.
Come visto, sono tanti i motivi per cui Coco è un film da non perdere sia per i bambini che per gli adulti. Tra un sorriso e l'altro, qualche lacrima vi righerà le guance... lasciatela scendere, in attesa del prossimo film della Pixar!

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