mercoledì 31 gennaio 2018

Assassino sull'Orient Express (Branagh 2017)

Non solo Shakespeare. Kenneth Branagh, ormai affrancato dai soggetti del drammaturgo di Stratford-upon-Avon che avevano dominato gli inizi della sua carriera, ingaggia uno straripante overcasting per la sua ultima fatica e non solo adatta un grande classico della letteratura inglese novecentesca, ma si confronta anche con il celebre precedente cinematografico (trailer 1; trailer 2).
Il capolavoro di Agatha Christie (1934), infatti, era già stato adattato nel 1974 da Sidney Lumet, che ricorse ad un cast altrettanto strabiliante: da Albert Finney a Sean Connery, da Lauren Bacall a Ingrid Bergman, da Jacqueline Bisset a Vanessa Redgrave (trailer).
Gli attori del nuovo adattamento si ritrovano inevitabilmente a confronto con quelli di allora. Naturalmente Branagh sceglie per se stesso la parte di Hercule Poirot (già Albert Finney), e si circonda di grandi nomi. Michelle Pfeiffer è la bellissima e algida signora Hubbard (già Lauren Bacall); Judy Dench l'anziana principessa russa Natalia Dragomiroff (già Wendy Hiller); Penelope Cruz la missionaria cattolica Pilar Estravados (nel romanzo e nel film era la svedese Greta Ohlsson, non a caso interpretata da Ingrid Bergman); Willem Dafoe è il professore austriaco con tendenze razziste Gerhard Hardman, altro scostamento dal romanzo, in cui Cyrus Beltman Hardman era un ex poliziotto diventato investigatore privato che nel film di Lumet era interpretato da Colin Blakely.
Allo stesso modo Leslie Odom Jr. è il dottor Arbuthnot, che invece nel libro e nel film del 1974 era un maggiordomo a cui prestava il volto Sean Connery; Daisy Ridley - la nuova eroina della saga Star Wars - è la giovane insegnante e governante Mary Debenham (gia Vanessa Redgrave); infine Johnny Depp, che impersona il ricco mercante d'arte Samuel Ratchett (già Richard Widmark), e il suo assistente Hector MacQueen, impersonato da Josh Gad (gia Anthony Perkins).
Ratchett è la vittima che all'inizio della vicenda viene uccisa da dodici pugnalate in circostanze misteriose sul treno, rimasto bloccato da una valanga che lo ha fatto uscire dai binari sul fianco di una montagna.
L'intricata trama architettata dalla Christie ci farà scoprire, attraverso le riflessioni di Poirot, che tutte le persone presenti su quel treno hanno un potenziale movente per uccidere Ratchett, poiché in qualche modo coinvolte nel rapimento e omicidio della piccola Daisy Armstrong (antefatto che nel film del 1974 faceva da premessa alla vicenda, ma che Branagh invece elimina in favore di un'egotica sequenza che celebra il proprio personaggio...). Sarà, come da copione, la scena finale quella in cui l'investigatore belga riuscirà a sbrogliare la matassa, spiegando a tutti i personaggi e, ovviamente agli spettatori, cosa sia realmente accaduto
Proprio questa sequenza, che vede tutti i passeggeri seduti dietro un lungo tavolo mentre Poirot parla, appare come una clamorosa citazione iconografica dell'Ultima cena, con la differenza che Poirot è un Cristo di fronte ai commensali che reagiscono emozionalmente alle sue parole.
Poirot, caratterizzato dalle sue manie di ordine e precisione e dal suo amore per Dickens (nel film gli vediamo leggere A tale of two cities), è infallibile e a lui il romanzo e, di conseguenza, la sceneggiatura di Michael Green riservano le battute maggiormente ad effetto: "riesco a vedere il mondo come dovrebbe essere"; "ho raggiunto un'età in cui so ciò che mi piace e quello che non mi piace"; nella citata scena finale sentenzia "c'è ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, e poi ci siete voi".
Branagh, inoltre, gli dedica un'introduzione ambientata a Gerusalemme, assente nel romanzo.
Il regista irlandese riesce anche a superare l'impronta teatrale della sua formazione, che pure resta evidente, e, nonostante la storia sia completamente ambientata in un luogo ristretto come un treno, riesce ad offrire agli spettatori un po' di azione e alcune sequenze in cui la mdp diventa protagonista al pari degli attori. E così riprende dall'alto il momento della scoperta del cadavere di Ratchett; approfitta del paesaggio montuoso innevato e utilizza carrelli che dall'esterno passano in rassegna i diversi scompartimenti o i volti dei personaggi nel vagone ristorante; ricorre al dolly per mostrare il treno abbandonato a se stesso dopo il deragliamento.
Kenneth Branagh ha sicuramente migliorato il suo cinema, ma l'egocentrismo delle sue pellicole resta l'elemento più evidente... e quando il suo Poirot scende dal treno - con dei baffi onestamente improbabili - e riceve immediatamente la proposta di andare in Egitto a risolvere un caso, abbiamo la certezza che la 20th Century Fox ha già stabilito che a girare il secondo episodio della saga sarà lo stesso regista di Belfast...

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