giovedì 12 dicembre 2013

Il Sud è niente (Mollo 2013)


"Se le cose non le dici non ti possono fare male"... Potrebbe essere questo il sottotitolo dell'opera prima di Fabio Mollo, giovane regista calabrese diplomato al Centro Sperimentale di Cinecittà, che ambienta il suo primo lungometraggio nella propria città d'origine, Reggio Calabria.

La frase in questione, che condensa in poche parole un'inveterata attitudine al silenzio che caratterizza una certa mentalità meridionale, viene detta a Grazia, la protagonista interpretata da Miriam Karlkvist, calabrese anche lei ma con sangue svedese, dalla saggia nonna (Alessandra Costanzo), a cui spetta pronunciare, nel corso della storia, anche la linea di sceneggiatura che dà il titolo al film: "il Sud è niente e niente succede".
Grazia vive con il padre, Cristiano (Vinicio Marchioni), nel ricordo del fratello maggiore Pietro, scomparso, ma che spesso le appare in sogno e che sembra voler letteralmente sostituire come figlio maschio rinunciando totalmente alla propria femminilità. La vita scorre in silenzio, dominata da una sofferenza mai espressa, in un'assenza di comunicazione che trapela anche nei mancati gesti d'affetto, del tutto assenti tra padre e figlia e che proprio la nonna prova a dare sia ad uno che all'altra. Grazia aiuta Cristiano nella gestione della pescheria, specializzata nella vendita dello stoccafisso (lo "stocco"), e sta svolgendo gli esami di maturità senza grande entusiasmo. È proprio questo il momento che suo padre sta aspettando per vendere casa e attività commerciale ai signorotti di zona che gli fanno pressione da tempo, per ricostruirsi un futuro a Torino, dove c'è qualche parente e dove c'è lavoro.
Dopo tanto silenzio i due arriveranno all'inevitabile scontro verbale in cui finalmente Grazia conoscerà la verità sul fratello, che in cuor suo ha sempre continuato a credere vivo.

La storia è incentrata sulla costante "presenza dell'assenza", ma non si può non notare che in diversi frangenti l'incomunicabilità riguarda anche il rapporto regista-spettatore: non sapremo mai, infatti, cosa ne è stato della madre di Grazia, né tantomeno avremo spiegazioni sul ruolo della bella donna in qualche modo legata a Cristiano, interpretata da Valentina Lodovini, ma il cui personaggio non viene per nulla sviluppato, tanto da chiedersi il perché della sua esistenza all'interno della sceneggiatura.
Il film, nonostante i difetti, però, regala momenti di grande intensità, come le belle sequenze oniriche in cui Grazia si addormenta nella barca del fratello e lo sogna immerso in acqua insieme a lei, ma non lo vede più una volta risalita in superficie. Proprio la barca appare il luogo maggiormente simbolico dell'intera storia, una sorta di embrione che accoglie non solo Grazia, che ci sogna e che ci consumerà la sua prima notte d'amore con il coetaneo Carmelo, ma anche Cristiano che ci si rintana per riflettere.

Tra le inquadrature migliori, che ci fanno sperare che il regista abbia un importante futuro, ci sono proprio quelle che mostrano la barca dall'alto, ma anche la scena in cui padre e figlia fumano fuori dalla chiesa dopo una messa in ricordo di Pietro, e soprattutto quella che immortala Grazia che guarda il paesaggio affacciata ad una balconata sostenuta da pilastri.

Buone le prove degli attori, sia di Miriam Karlkvist, sia di Marchioni, anche se per quest'ultimo, nonostante il dialetto calabrese, sono troppe le espressioni facciali che rimandano al Freddo della serie Romanzo criminale, sicuramente il personaggio più popolare interpretato dall'attore e da cui con parti come questa sarà difficile prendere le distanze.

1 commento:

  1. un'ottima analisi di un film non facile.
    forse più che 'incomunicabilità' tra regista e spettatore penso più ad uno sbilanciamento tra il detto e il visto. ciò che viene mostrato - come le inquadrature che giustamente hai evidenziato tu - ha un valore molto forte che contribuisce pesantemente alla creazione di un'atmosfera che il regista stesso ha definito di 'neorealismo magico', augurandosi che lo spettatore fosse più catturato dalle immagine e meno dalle parole.
    infine un annotazione su marchioni. rispetto alle espressioni da duro della serie tv, in questo film si abbandona a sguardi e gesti di introspezione e un momento di dolcezza compassionevole quando incontra lo spirito del figlio morto. un'ottima prova per lui e per la karlkvist che presenteranno presto il film anche a berlino!

    francesco

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