martedì 17 dicembre 2013

Anatomia di un omicidio (Preminger 1959)


Tratto da un romanzo di Robert Traver e girato dal viennese Otto Preminger, il film è uno dei più celebri legal drama del cinema classico statunitense, al pari di opere come Il caso Paradine (Hitchcock 1947), La parola ai giurati (Lumet 1957) o l'inarrivabile Il buio oltre la siepe (Mulligan 1962).
Nella fattispecie il processo in questione è la conseguenza dell'omicidio commesso in un bar di Thunder Bay, piccolo centro del Michigan, dal tenente Frederich Manion (Ben Gazzara al suo primo ruolo di successo), reduce dalla guerra in Corea, ai danni di Barney Quill, colpevole di aver violentato Laura, la moglie di un soldato (Lee Remick). Il protagonista della storia, però, è l'avvocato Paul Biegler, interpretato da uno straordinario James Stewart, nella parte che per buona parte della sua carriera ha recitato divenendo una delle star più famose di Hollywood, quella di uno scapolo d'oro capace di dar sicurezza agli spettatori di ogni età, sesso e paese.
La sfida tra Biegler e il pubblico ministero Claude Dancer (George C. Scott) occupa gran parte della storia, che dura oltre due ore e mezza, e l'aula di tribunale è l'occasione, come del resto l'intero film, per sfoggiare l'altissimo livello recitativo degli attori coinvolti.
Pur se non può essere considerato un capolavoro assoluto, il film, citato da Bogdanovich come "uno dei grandi film americani" (Chi c'è in quel film, p. 610), presenta una sceneggiatura scritta in maniera impeccabile da Wendell Mayes, non a caso figlio di un avvocato, che offre alcune battute indimenticabili, come "Sei troppo puro per la naturale impurità della legge", detta dall'ex giudice Parnell Emmett McCarthy (Arthur O'Connell) all'amico Biegler, ma soprattutto lo scambio di opinioni tra l'avvocato e il suo cliente, l'omicida interpretato da Ben Gazzara, che esordisce con "Ci sono leggi non scritte, sa?", ma sentendosi rispondere che "Le leggi sono tutte scritte, tenente, le leggi non scritte non esistono proprio! E chi commette un omicidio pensando che esistano ha pieno diritto alla pensione completa in un penitenziario dello Stato, magari a vita".

Fantastica anche la gag sulla pruderie del giudice che ferma il processo quando viene citato un indumento femminile e, dopo aver saputo dagli avvocati che si tratta di "mutandine", chiede dei sinonimi, ma senza successo, in una concisa quanto eloquente critica del puritanesimo statunitense dei tempi (e in effetti il film ricevette molte critiche dai puritani proprio per l'utilizzo di parole come questa).
Alcune curiosità: Duke Ellington, che compose le musiche del film, compare anche in un cameo nei panni di un musicista che duetta con James Stewart; mentre Saul Bass, il grandissimo designer a cui si devono, tra gli altri, capolavori come la locandina di Vertigo o gli storyboard di Psycho, è l'autore della locandina e dei titoli di testa. È buffo, infine, notare come il doppiaggio mostri oggi la totale distanza dalla lingua attuale, ravvisabile soprattutto quando in luogo della più moderna espressione di "pubblico ministero" viene più volte usata quella di "pubblico accusatore".

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