lunedì 8 aprile 2024

Priscilla (Coppola 2023)

L'ultimo film di Sofia Coppola è un'antifiaba. Adattamento del romanzo Elvis and Me scritto da Priscilla Presley con Sandra Harmon (1985), è caratterizzato da una grande eleganza e comunica una costante tensione interiore in grado di creare una totale empatia tra lo spettatore e il personaggio principale, attorno a cui ruota tutto il resto. 
Priscilla è una pellicola riflessiva che fa della misura e del minimalismo la sua forza, analizzando con realismo una relazione fondata su basi psicologiche impari che vengono scandagliate e mostrate allo spettatore dal punto di vista della protagonista, interpretata da una straordinaria Cailee Spaeny, che per questo ruolo ha vinto la Coppa Volpi a Venezia ed è stata candidata al Golden Globe (trailer).
Sin dalla prima sequenza la regia ci dà la chiave allegorica della messa in scena, facendo indugiare la mdp sugli oggetti, porcellane, lampadari, tv di quella che scopriremo essere la residenza di Graceland. Soprammobili, nulla di meno di quello che sarà Priscilla nella vita di Elvis Presley.
Nella stessa sequenza, peraltro, Coppola si sofferma anche sui dettagli del trucco della giovane ragazza texana, in un tripudio di ciglia finte e unghie laccate di rosso, fino alle scarpe bianche dal tacco alto: una cerimonia di vestizione a metà tra la Giuditta che si prepara ad andare nell'accampamento di Oloferne e la Lolita di Kubrick (1962), senza ignorare la passeggiata a piedi nudi sui fiori che tanto ricorda American Beauty (Mendes 1999).
Prima di arrivare a Graceland, però, la storia torna indietro dopo i titoli di testa, al 1959, in una base statunitense in Germania Ovest, dov'è di stanza il capitano Beaulieu (Ari Cohen), padre di Priscilla, quattordicenne che frequenta il primo liceo, appena catapultata da Austin in Europa per seguire la famiglia e che, come tutte le sue coetanee e non, è una fan dell'allora ventiquattrenne Elvis (Jacob Elordi).
Anche lui è lì per svolgere il servizio militare, che nel suo caso è fatto soprattutto di concerti per intrattenere i militari e le loro famiglie. La giovanissima Priscilla,  nonostante le resistenze dei genitori, viene portata a casa di Elvis per una festa da Terry West (Luke Humphrey), un commilitone che gli fa da agente. Lei è differente da tutte le donne che gravitano attorno alla rockstar: timida, affascinata ma remissiva, sorridente e ammiccante ma sempre con gli occhi bassi.
E dopo il primo periodo di frequentazione, in cui Elvis risulta a sorpresa un perfetto fidanzato del tempo, che la passa a prendere per uscire, che la vuole sempre con sé, che la riempie di attenzioni, Priscilla riuscirà a convincere i suoi a permetterle di trasferirsi a Graceland, e a quel punto la narrazione riprenderà da dove era iniziata, mostrandoci tutta la solitudine della protagonista in quel reame fatato e irreale di Memphis.
Anche Priscilla è la compagna perfetta per una star come Presley, tanto più dopo la recente perdita della madre: è molto più giovane di lui, si sente miracolata per aver ricevute le sue attenzioni e, per questo, si adatta a ogni comportamento del fidanzato. Resta sola a casa quando lui è per lunghi periodi sul set a Hollywood; deve sottostare agli ordini del suocero che nei fatti le fa da tutor data la sua minore età; è costretta a rimanere nell'ombra per non ostacolare i sogni delle fan e i titoli dei giornali che ad ogni film accoppiano Elvis con l'attrice di turno; accetta una vita sessuale a dir poco insoddisfacente. Su questo la sceneggiatura torna spesso, lasciando una voluta e profonda ambiguità: Elvis la considera troppo bambina nei primi tempi e, dopo il matrimonio e la gravidanza, che danno una tregua a tutto questo, continua a dichiarare di volerne "rispettare" la condizione (come se la fase post partum fosse una malattia), nonostante Priscilla continui a dargli conferme opposte, fino alla contraddizione in termini di evitare il sesso persino durante il periodo in cui assume droghe, per non esserne schiavi (sic).
Eppure i due a letto hanno momenti di tenerezza, giocano come bambini, guardano film, prendono lsd appunto, ma non vanno praticamente mai oltre (e quando succede comunque non lo vediamo). Particolarmente significativa in tal senso la sequenza in cui si scattano foto a vicenda seminudi o vestiti da soldato, da cameriera, ecc., inscenando un potenziale erotico enorme, che si sgonfia improvvisamente anche solo con un litigio originato dalla troppa foga con cui Elvis colpisce a cuscinate Priscilla ("devi sempre vincere").
Il film, di fatto, è la storia della presa di coscienza di una ragazza che, col tempo, si rende conto di quanto quella relazione le stia stretta, fino a dichiarare apertamente le proprie esigenze, non essendo più disposta ad essere la certezza di un uomo fragile e bisognoso di una donna totalmente devota e sottomessa.  
L'autodeterminazione di Priscilla che, da poco più che bambina, in quegli anni diventa una donna. A dimostrare tutto questo anche l'ottimo lavoro di costumisti e truccatori che la trasformano letteralmente con gli anni '60 che avanzano. Priscilla, che si ritrova anche a vestire i panni della Judy-Kim Novak de La donna che visse due volte (Hitchcock 1958), sfilando in una boutique per far scegliere cosa indossare al suo uomo (e in questo caso anche alla sua gang, da cui Elvis non si separa praticamente mai), piano piano sceglierà da sola cosa indossare, come pettinarsi, facendo anche storcere il naso al marito, fino a diventare pienamente libera, a rifiutarlo fisicamente, a prendersi ciò di cui ha bisogno e, quindi, a lasciarlo "perché voglio una vita mia".
Fino a quel momento, però, Elvis sembra "gestire" scientificamente le difficoltà di Priscilla controbilanciandole con dei gesti a sorpresa, che vanno dalle parole dolci ai viaggi a Las Vegas, dal divertimento del luna park e dell'autoscontro, dallo shopping ai regali importanti, tra cui un barboncino e un'automobile rossa fiammante, fino al matrimonio. Non un dettaglio che quest'ultimo non arrivi dopo una vera e propria proposta, poiché Elvis non chiede, ma sembra elargire quella possibilità con un apodittico "ci sposiamo". Priscilla non è ancora in grado di rifiutare, così come non avrà quella consapevolezza nemmeno quando, per evitare la solitudine, chiederà al marito di lavorare e si sentirà rispondere con un secco "scordatelo, o me o il lavoro". L'egocentrismo di chi si sente un premio per l'altro può essere devastante, sembra indicarci la sceneggiatura.
I primi segni di consapevolezza di Priscilla li vedremo il giorno del diploma, quando chiederà a Elvis di restare fuori dalla scuola per non turbare le altre ragazze e le insegnanti: per la prima volta sarà lei ad escludere lui da qualcosa che la riguarda, e non viceversa, e da lì il cammino sarà in discesa, per Priscilla sarà sempre meno stimolante tenere "acceso il focolare domestico", poiché, come dirà chiaramente quando le relazioni con Ann Margret e Nancy Sinatra non saranno più delle semplici voci o illazioni da tabloid, "la fiamma si sta spegnendo". Sono gli anni in cui Elvis passa alla controcultura e, oltre ad assumere droghe, si comporta come un santone, leggendo il Vangelo davanti a gruppi di ragazze adoranti e a una Priscilla sempre più irritata. 
Sofia Coppola decide di mettere totalmente in secondo piano il mondo di Elvis, che gli spettatori percepiscono solo attraverso i racconti e le sensazioni di Priscilla.
Del re del rock non vediamo nemmeno una scena sui set hollywoodiani, ma solo alcune foto sulle riviste che la fidanzata guarda con tristezza e disappunto, e soprattutto non sentiamo mai una sua canzone: persino nell'unica sequenza che ce lo mostra sul palco, a parte il fatto che lo vediamo di spalle, la musica di sottofondo è quella di Così parlò Zarathustra con cui il cantante spesso apriva i suoi concerti e che infatti era anche nel recente Elvis di Baz Lurhmann (2022).
La bella colonna sonora di Priscilla, quindi, non ha brani di Elvis Presley, altra impresa evidentemente perseguita da Sofia Coppola, e persino quando la giovane liceale dichiara all'appena conosciuto Elvis che del suo repertorio la canzone che preferisce è Heartbreak Hotel, non ne sentiamo nemmeno una nota.
E così la prima apparizione di Priscilla nel film, di spalle, mentre beve un'immancabile Coca Cola in vetro con la cannuccia - proprio come Sue Lyon in Lolita mentre Humbert Humbert le mette lo smalto sulle unghie dei piedi - avviene sulle note di Venus di Frank Avalon; la sua iconica passeggiata nei corridoi di scuola, dopo il primo e inaspettato bacio, è corredata da Crimson & Clover di Tommy James; quando se ne andrà lo farà con il sottofondo di I Will Always Love You cantata da Dolly Parton (incisa nel 1974 e poi diventata celebre diciotto anni dopo grazie a Whitney Houston e alla colonna sonora di Guardia del corpo - Jackson, 1992). Un'ultima curiosità sull'assenza della musica di Elvis in questo film: durante un party in giardino, qualcuno vorrebbe far partire una canzone dei Beatles in un juke box, ma l'ennesimo affronto, per giunta intradiegetico, è troppo per l'autarchico re del rock and roll, che non ne può più, "non metto i Beatles a casa mia, siamo in America". Per quanto riguarda le musiche originali, invece, queste sono opera dei Phoenix, il cui leader, Thomas Mars, è il marito di Sofia Coppola.
La supervisione totale della colonna sonora è stata curata da un mostro sacro come Randall Poster, che ha lavorato a capolavori de grande schermo come The Wolf of Wall Street (Scorsese 2013), The Grand Budapest Hotel (Anderson 2014), The Irishman (Scorsese 2019), e a serie tv eccezionali come Vinyl (2016), incentrata proprio sula musica, e prima ancora alla scorsesiana Boardwalk Empire,
per cui nel 2011 vinse un Grammy Award.
L'amore per il cinema di Sofia Coppola è sempre ravvisabile e, quindi, non sorprende che poco prima di citare Fronte del porto (1954) come uno dei suoi film preferiti, Elvis in tv guardi con Priscilla un classico di John Huston come Il tesoro dell'Africa (Beat the Devil, 1953), permettendo ai cinefili di riconoscere gli inconfondibili Humphrey Bogart e Peter Lorre, nella pellicola in cui debuttò a Hollywood anche Gina Lollobrigida.
Rimanendo in quest'ambito, come già anticipato, Priscilla qua e là ricorda la Sue Lyon kubrickiana, anche perché vedere un'adolescente così avvenente che si mette lo smalto rosso sulle dita dei piedi non può far pensare ad altro che a Lolita, anche se rispetto al celebre precedente, la fidanzata di Elvis non solo non è in grado di usare le sue armi seduttive, ma per gran parte della storia non è nemmeno consapevole di averne.
Priscilla è una sorta di moderno melodramma alla Douglas Sirk, strutturato per contrastare l'assurdo e si spera sorpassato sogno del principe azzurro, dell'adolescente che sposa il suo mito e vive felice e contenta come in una fiaba, dimostrando che la realtà è cosa diversa e che la crescita, prima di qualunque eventuale scelta di vita di coppia, passa per l'autonomia e l'indipendenza.

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