domenica 14 aprile 2024

May December (Haynes 2023)

Todd Haynes è un regista raffinato e di talento. Il suo impegno civile nel panorama queer fece del suo debutto, Poison (1991), un caso che colpì frontalmente l'opinione pubblica e gli spettatori di allora. Ad oggi il suo capolavoro indiscusso va riconosciuto nel bellissimo Lontano dal paradiso (2002), in cui Dennis Quaid viveva la terribile realtà, negli Stati Uniti del perbenismo anni '50, di un marito che aveva sposato una donna, pur essendo omosessuale, per rispondere al modello sociale della famiglia perfetta.
La moglie in quel film era interpretata da una straordinaria Julianne Moore, a cavallo del 2000 indubbiamente una delle attrici migliori al mondo. La stessa attrice, che ha interpretato oltre quello altre tre pellicole con il regista losangelino, è oggi una delle due protagoniste dell'ultimo metacinematografico lungometraggio di Haynes, al fianco di un'altrettanto straordinaria Natalie Portman (trailer).
L'idea della famiglia borghese e provinciale, perfetta all'apparenza, ma in realtà devastata al suo interno da conflitti spesso irrisolvibili, è un tema forte del cinema di Haynes ed è al centro del soggetto anche in May December, derivato da un fatto di cronaca statunitense liberamente adattato. Il caso fece molto clamore a partire dal 1996: nell'area di Seattle l'insegnante Mary Kay Letourneau ebbe una relazione con un suo alunno dodicenne, Vili Fualaau, e dopo sette anni di carcere e la nascita di due figlie, lo sposò nel 2005 e visse con lui fino al divorzio del 2019. 
Nel film la storia si svolge nel 2015, anche se per lunghi tratti sembra di essere negli anni '90, grazie alla bella fotografia di Christopher Blauvelt, forse un voluto espediente per avvicinarla al caso reale e primo degli effetti stranianti della pellicola. Siamo nella cittadina di Savannah, Georgia, tipica provincia statunitense, dove vivono Gracie (Julianne Moore) e Joe (Charles Melton), con i loro figli, in una grande e ricca casa sul mare, in cui il tempo sembra scorrere tra barbecue, passeggiate coi cani, e un amore ricolmo di attenzioni e gesti di affetto e dolcezza.
Basta grattare in superficie, però, per sapere che i due oltre vent'anni prima hanno vissuto una delle vicende più chiacchierate di allora, che ha sconvolto la piccola comunità di Savannah e non solo: Joe, infatti, era un compagno di scuola del figlio di Gracie e del suo primo marito; la donna se ne è innamorata e, dopo la galera con una condanna per adescamento, lo ha sposato in seconde nozze.
A fare da detonatore di una situazione sorprendentemente in equilibrio e ad alzare un tappeto sotto cui la polvere si è ormai sedimentata, l'arrivo di Elizabeth Berry (Natalie Portman), l'attrice trentaseienne che reciterà in un film nei panni di Gracie al tempo dell'inizio della relazione con Joe, epoca in cui la donna aveva gli stessi anni che lei ha oggi. Gracie disprezza Elizabeth, divenuta celebre come protagonista di una famosa serie tv, e al suo arrivo non si trattiene, dimostrando subito la sua incapacità di filtrare pensieri e parole: "sembri molto più alta in televisione, ma siamo praticamente identiche". Da qui in poi la tensione tra loro non scemerà praticamente mai.
Gracie ha bisogno di controllare tutto e tutti e non sorprende sentirle ribadire, citando una frase del fratello a lei cara, che "l'ordine ha la sua ricompensa in sé". In famiglia tutti ne subiscono la personalità: Joe in primis, trattato come un figlio a cui non si dà fiducia e sistematicamente guidato dalla sua mania di controllo, a cui permette solo di "giocare" coltivando la sua passione entomologica; ma anche la figlia, a cui la madre fa pesare anche qualche chilo in più quando, facendo shopping, a suo dire ha "il coraggio" di provare un abito che le lascia le braccia scoperte. Gracie va persino a caccia, passione che le ha trasmesso il padre sin da quando era una bambina: è il simbolo del suo atteggiamento predatorio e in fondo l'opposto della cura che Joe ha nei confronti dei suoi insetti.
D'altro canto, anche Elizabeth ha un temperamento difficile: si comporta da star che mette il personaggio davanti a tutto, un tipico esempio di attrice a cui l'actors studio (ha frequentato la Juilliard School di New York) non ha fatto benissimo, trasformandola in una donna di clamorosa invadenza, che oscilla tra l'investigatore privato e la stalker. Vuole studiare ogni aspetto della vita di Gracie e per farlo guarda riviste di allora, che mostrano anche a noi foto della donna con in braccio il figlio avuto mentre era in carcere, intervista il precedente marito della donna, Morris (Lawrence Arancio); l'avvocato che la difese; il figlio che fu compagno di classe di Joe, Georgie (Cory Michael Smith); il titolare del negozio di animali nel cui magazzino i due amanti vennero scoperti insieme la prima volta; e lo stesso Joe, con cui ha un atteggiamento sempre molto ambiguo. Il ragazzo è il terzo elemento di questo triangolo, il più debole, d'altronde la dinamica della sua storia d'amore e la sua compagna hanno fatto sì che psicologicamente si fermasse all'età in cui ha conosciuto Grace, un adolescente a cui tutti, figli compresi, ormai a un passo dal college, devono insegnare "quello che fanno gli adulti"...
Tante le frasi della sceneggiatura, scritta dalla esordiente Samy Burch e candidata all'Oscar, poi andato ad Anatomia di una caduta (Triet 2023), che evidenziano il pensiero di Haynes in contrasto con il modello familiare borghese, spesso seguito e messo in atto senza alcuna riflessione in merito e senza alcun atteggiamento critico. Morris, nel raccontare la sua storia con Gracie a Elizabeth, non esita a dire che la loro relazione è proseguita in automatico, dal college ai figli, usando un'espressione da brividi, "A, B, C e D". Gracie stessa ricorda che il matrimonio era l'unico modo per uscire dalla casa dei genitori, poiché suo padre, di fronte alle sue esigenze di libertà, era solito dirle "lascerai questa casa in un velo o in una cassa". Anche Joe, infine, di fronte alle domande di Elizabeth sulla sua felicità, risponde senza nessun trasporto e in preda a una sorta di riflesso condizionato: se sono stati insieme 24 anni, devono per forza essere felici, dando la sensazione di volersene autoconvincere. 
Altrettanto evidenti i pezzi di bravura delle due attrici, le cui interpretazioni meritano il prezzo del biglietto. Julianne Moore è bravissima nel rendere il suo disturbo di personalità e la sua convinzione di essere completamente innocente e di aver solo ceduto ad un amore condiviso; e così il suo duplice atteggiamento nei confronti di Elizabeth, che vuole egoisticamente aiutare solo perché il suo personaggio riesca e possa rendere giustizia a lei attraverso il perdono dell'opinione pubblica. Lo stesso titolo del film allude a questo, poiché l'espressione americana "may december" è il modo formale ed edulcorato per riferirsi a una coppia con grande differenza di età (giovane - may; anziano - december).
Le due scene davanti allo specchio
Natalie Portman, che ha anche coprodotto la pellicola, è eccezionale nell'interpretare l'attrice che mette la carriera davanti a tutto e che, pur di entrare nel personaggio, si lascia andare persino a un amplesso nello stesso magazzino in cui Gracie e Joe facevano sesso, e poi nel recitare a pieno schermo una lettera d'amore che la donna scrisse al ragazzo anni prima.
Le due, infine, recitano divinamente in coppia una di fianco all'altra e la raffinatezza della regia le pone a confronto davanti a uno specchio, in una sequenza in cui gli appassionati di cinema non mancheranno di notare il parallelo con Liv Ullmann e Bibi Anderson nel celebre Persona di Ingmar Bergman (1966).
In May December, però, Todd Haynes infarcisce la pellicola di una tensione e di motivi hitchcockiani davvero palpabili e in alcuni momenti sembra di essere in un film degno di qualche epigono del maestro del brivido, Brian De Palma su tutti, in cui la suspence ci tiene incollati alla poltrona. Il non detto e il passato tornano nel presente come in La donna che visse due volte (1958) e in Marnie (1964), anche se poi il dubbio resta sovrano e non ci sono certezze per riuscire a comprendere l'origine di certi disturbi della personalità.
Todd Haynes gioca a prendere per mano lo spettatore facendogli seguire strade tortuose per poi lasciarlo all'improvviso nel disorientamento più totale, in un groviglio simile a quello in cui vediamo incastrarsi una farfalla nelle prime immagini del film (e non a caso la farfalla è stata usata per una delle più belle locandine promozionali del film).
In questo senso, lo aiuta in maniera determinante la bella colonna sonora del brasiliano Marcelo Zarvos, già con lui per Cattive acque (2019).
Anche la sua è un'operazione metacinematografica, che va a recuperare il tema portante di Michele Legrand per Messaggero d'amore (Losey 1971, ascolta), film particolarmente amato da Haynes - la sua regia è anche qui - e lo trasforma, cosicché ciò che lì era malinconico e coinvolgente, qui diventa spiazzante e persino disturbante. Anche la musica, quindi, contribuisce al progetto di Haynes di creare tensione e manipolare lo spettatore, così come Gracie ed Elizabeth manipolano Joe...
Il cinema è inganno e i registi migliori sanno ingannare con grande abilità.

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