martedì 20 dicembre 2022

New York New York (Scorsese 1977)

Un Martin Scorsese d'annata, con al fianco una coppia di attori in stato di grazia: uno straordinario Robert De Niro, che, dopo Taxi Driver (1976), dove il suo Travis tornava dal Vietnam, interpreta di nuovo un reduce di guerra, e Liza Minnelli, cui il regista newyorchese regala una parte nella quale fa rivivere la madre, Judy Garland (trailer). 
New York New York è un film-manuale, un melodramma musicale metacinematografico, due ore e mezzo di amore assoluto per la settima arte, che si aprono e si chiudono, in maniera circolare, con un'inquadratura che parte dalle scarpe del protagonista e arriva fino al volto.
New York. V.J. Day. 2 settembre 1945. Gli Stati Uniti festeggiano la vittoria nella Seconda guerra mondiale in un'atmosfera carnevalesca, in strada, a Times Square, e nei locali. In uno di questi, il Moonlit Terrace, Jimmy Doyle (De Niro), in un'improbabile mise caratterizzata da una camicia hawaiana con la sagoma dell'Empire State Buliding e la scritta New York City, come tutti gli altri reduci, ha deciso che quella sera dovrà passarla con una ragazza e, in maniera sistematica, avvicina varie donne attaccando bottone, fino ad arrivare al tavolo di Francine (Minnelli).
La sequenza dura quasi mezz'ora e De Niro già solo con questa dimostra tutto il suo valore, con un'interpretazione sensazionale, per come si aggira tra i tavoli, per i suoi sguardi, per le sue battute. Scorsese gira da applausi, con la mdp che esplora i festeggiamenti scorrendo nello spazio dall'alto in strada e seguendo Jimmy nel grande locale, dove ogni tanto si lascia andare a panoramiche a schiaffo che vanno sugli strumenti dei musicisti, membri della mitica orchestra di Tommy Dorsey. Allo stesso tempo la camera sottolinea lo strano disappunto di Francine, infastidita dall'atteggiamento insistente di Jimmy ma, allo stesso tempo, affascinata, tanto da cercarlo con lo sguardo in mezzo alla folla, dopo averlo allontanato. Noi spettatori sappiamo prima di Jimmy che lei è interessata, in un'anticipazione dei fatti e in un coinvolgimento emotivo del pubblico clamorosamente hitchcockiano. Ovviamente parteggiamo per quella coppia. 
Jimmy è un fiume in piena e nelle scene successive scopriamo che ha mentito sulla propria identità, che sfrutta il suo essere reduce per non pagare i conti dell'albergo, urla di essere stato ad Anzio e finge persino di essere invalido, con una gamba di legno, che improvvisamente riprende a correre quando avrà necessità di fuggire da lì. Francine è abbacinata dal suo comportamento, ma fatalmente stregata da quel magnifico mattatore, dal suo carisma, dalla sua capacità di incantare tutti. Jimmy, inoltre, che le dichiara subito di avere come valori cardine della sua vita musica, soldi e amore, suona il sax tenore e sin dalla prima audizione a cui lo accompagna, Francine interviene trasformando la prova in un duetto sax e voce che non può non portare a scritturare entrambi.
La presenza di Liza Minnelli, figlia di due miti del cinema come Judy Garland e Vincente Minnelli, è già di per sé un pezzo di storia del cinema, ma Scorsese utilizza quella che lui stesso chiama "la grammatica cinematografica d'altri tempi" e spesso riproduce le atmosfere di una commedia anni '40-'50 alla Lubitsch, Capra, Hawks. Si pensi alla scena dei baci in taxi che non vediamo. La mdp resta fuori. Il taxi si ferma davanti all'albergo di Francine; sta diluviando. Lei prova a scendere dall'auto, ma da dentro Jimmy la tiene per baciarla ancora (da singing a kissing in the rain!). Vediamo uscire solo una gamba di lei, senza scarpa e il piede affonda in una pozzanghera.
La commedia classica, condita da un De Niro sempre più istrionico, fa capolino anche nella sequenza del matrimonio: Jimmy porta Francine davanti alla casa del giudice di pace, in piena notte. Sveglia il giudice e la moglie, gli chiede di sposarli. Francine è sorpresa, non ne sapeva nulla e per il suo matrimonio si aspettava qualcosa di più tradizionale, ma Jimmy urla e minaccia il suicidio, anzi lo finge sdraiandosi a terra e chiedendo al tassista di fare marcia indietro sul suo corpo, se Francine non accetterà la sua proposta, fino a chiederle di sposarlo inginocchiato sulla neve.
E vedremmo benissimo Cary Grant e Katherine Hepburn nella scena in cui Francine, dopo aver avuto un mancamento sul palco, comunica a Jimmy di essere incinta e, dopo lo stacco, è Jimmy ad essere sdraiato su un letto dopo un giramento di testa causato dalla notizia.
Scorsese usa la mdp in maniera eccezionale in molteplici occasioni. Inquadra Jimmy dall'alto, sotto un lampione che ne illumina la sagoma, praticamente un occhio di bue teatrale in strada ottenuto attraverso un plongée, meglio noto con il "punto di vista di Dio". Tanti i close up, sui dettagli degli strumenti musicali, come il padiglione di una tromba, ma anche sui volti dei personaggi, e così capiamo che la storia tra Jimmy e Francine sta finendo quando vediamo un'inquadratura strettissima sui suoi occhi più tristi che mai.
La distanza tra i due sarà evidenziata da un altro movimento di macchina. Le loro carriere sono sempre più separate: lei pronta a spiccare il volo, incidendo dischi e diventando una star, e Jimmy, sempre fermo alle serate con diverse band per locali. Il momento di questa separazione è anche fisico, quando chi vuol far fare il grande salto a Francine va a parlare con Jimmy all'Harlem, il locale in cui suona in una band jazz.
Dopo essersi mostrato favorevole, almeno a parole, Jimmy si allontana, scende per andare a suonare, si ferma in un angolo nascosto della sala, la mdp si sposta verso sinistra, dove in alto, su una sorta di balconata, vediamo da lontano il tavolino in cui sono seduti Francine e i due che le hanno fatto la proposta per il radioso futuro. Lei accetta e quel futuro arriverà, ma quella firma sancisce anche le ragioni profonde della separazione di una coppia che ormai non condivide più nulla, in cui successo e frustrazione sono i piatti di una bilancia non più in equilibrio.
Bellissimo anche il momento in cui Jimmy vede partire il treno su cui è Francine, di notte, cercando idealmente di fermarlo con le mani: è buio, vediamo il bianco delle neve e la luce dall'interno dei vagoni, e la scena, girata in studio come l'intero film - altra scelta che è un ennesimo omaggio al cinema classico in bando al realismo -, ricorda qualcosa tra Edward Hopper e Federico Fellini. E così, il cinema di un tempo riaffiora anche nel bacio tra i due sul suolo innevato e disseminato di alberi evidentemente finti della scenografia, in un altro esterno ricostruito in un teatro di posa.
Il cinema è ovunque, e anche nella festa iniziale, in strada, Jimmy passa davanti a una sala cinematografica, dove leggiamo il titolo di Paris Underground (Parigi nell'ombra in italiano), film diretto da Gregory Ratoff, con Constance Bennett e Gracie Fields, uscito proprio nel 1945 e che racconta una storia nella Parigi occupata dai nazisti.
Anche le battute politically incorrect contestualizzano il tempo passato, riproducendo un rapporto uomo-donna molto duro e maschilista: Jimmy più volte riprende Francine quando lei si impone, sia quando gli dà consigli musicali, sia quando, durante una sessione di prove, dà il via all'orchestra senza attendere un suo segnale. Persino quando, inizialmente, la corteggia, Jimmy le dice frasi sboccate e sessiste, oggi impensabili in una sceneggiatura, come quando in taxi le passa una gomma accompagnandola con un "così tieni la bocca occupata". Le allusioni sessuali si ripetono e così il primo impresario, durante un assolo di voce di Francine che canta You Brought A New Kind Of Love To Me, dice a Jimmy "e se invece ci metti il tuo strumento?".
Tanti, naturalmente, i brani di una colonna sonora, realizzata da John Kander e ‎Fred Ebb, e che, pur se non è quella di un musical, ha un ruolo determinante, dato il mestiere dei due protagonisti. Ascoltiamo così The man I love, Opus Number one, Once in a while e tante altre canzoni, anche quelle in cui Francine canta senza l'accompagnamento del sax, dopo la separazione da Jimmy (es. But the world goes 'round). Tra queste, un discorso a parte, com'è chiaro che sia, è rivestito da New York New York che dà il titolo al film. La prima volta che ne sentiamo le note è Jimmy a suonarle con un pianoforte in casa: è una vecchia canzone che ha scritto per Francine, che puntualmente risponde con simpatia e brio: "come può essere vecchia se l'hai scritta per me?". Sarà poi la stessa Francine a scrivere il testo della canzone e a renderla celebre cantandola nei suoi show.
Jimmy, da semplice musicista trabordante, con i suoi assoli e con la sua personalità dominante - uno degli impresari di Francine lo definisce letteralmente "a pain in the ass" -, passerà alla guida di una band e sarà ancora più egocentrico. Tratta male i musicisti, litiga con un batterista, offendendolo e dicendogli che ha degli uncini al posto delle mani e che "il 90% dei batteristi sono pazzi"... eppure a suo figlio regalerà proprio una batteria, ennesima delle sue contraddizioni.
Tra i vari scontri di Jimmy e Francine, ce n'è uno in cui Scorsese riassume con acume una tipica dinamica di coppia. I due stanno discutendo in auto, la macchina è parcheggiata, quando un'altra coppia in viaggio si avvicina per chiedere se stanno lasciando il parcheggio. Jimmy si infuria, si sfoga contro il malcapitato, la rabbia gestita con la moglie esce fuori con chi meno lo meriterebbe, e improvvisamente, "attaccata dall'esterno", la coppia ritrova compattezza, tanto è vero che anche Francine urla contro la coppia nell'altra auto. Il diritto al litigio come fattore aggregante. L'elemento disgregante, però, sarà la nascita del figlio, Jimmy jr, che separerà in maniera definitiva Jimmy e Francine: lui le rimprovera di averlo voluto, e lo fa nella maniera peggiore, di aver scelto di rimanere "incinta nel momento più sbagliato", offendendola per l'ennesima volta; lei, dal canto suo, gli chiede di rinunciare al sax per la famiglia, suscitando una risposta non certo accomodante, ma chiara e sincera ("questa è la cosa più importante che ho, oltre te"), anche perché senza sassofono Jimmy si sentirebbe una nullità.
Scorsese, poi, crea un capolavoro nel capolavoro nella lunga sequenza metacinematografica che sugella il successo di Francine. La vediamo nel personaggio di Peggy Smith, una maschera di sala al cinema, in Happy Endings (nell'edizione italiana Lieto fine): sembra uno spettacolo di Broadway, lei canta come in un musical e incontra un produttore che la farà salire alle più alte vette del successo. Come se non bastasse, poco dopo la vediamo su un palco allestito su un palco: scende dal primo e si avvicina ai tavoli di un locale posti sul palco più grande: i livelli di lettura si complicano, cosa stiamo guardando? Dove si svolge la scena? Peggy lavora al cinema in uno spettacolo teatrale? Oppure il personaggio è a teatro ma all'interno di un film? Scorsese ci confonde, gioca con i generi, con lo spettacolo, e orchestra tutto alla perfezione con scenografie davvero da Broadway, come quella che vede Peggy-Francine-Liza ballare tra "colleghe" maschere e con in fondo un enorme pacco di pop corn o quella che la pone nel punto di fuga di una prospettiva centrale in fondo a un lungo tavolo verde (per Casinò mancano ancora diciotto anni), ai cui lati si alzano progressivamente una serie di uomini in frac che la applaudono. 
Solo alla fine, Scorsese ci darà la soluzione del rompicapo: tutta la vicenda narrata da questa sequenza da manuale è un sogno ad occhi aperti di Peggy; l'uomo incontrato in sala non era un produttore di Broadway, ma questo non basta, perché quando Francine torna a ballare e cantare in pieno stile musical, il regista la mette in primo piano sovrapposta e scontornata rispetto alla scenografia retrostante. Ed è allora comprendiamo inequivocabilmente che non si tratta di Broadway, ma di un musical cinematografico di Hollywood! Liza Minnelli è diventata davvero sua madre, Judy Garland, e Peggy Smith è una novella Esther Blodgett-Vicki Lester di È nata una stella (Cukor 1954), capolavoro musical peraltro remake del film di William Wellman del 1937 e che poi avrà altri due rifacimenti (Pierson 1976 con Barbra Streisand; Cooper 2018 con Lady Gaga).
E, infine, per chiudere, tra influenze e rimandi cinematografici, la pellicola di Scorsese sembra anche fare da modello per un film successivo. E che film! La già citata sequenza in cui Francine, ormai celebre, canta New York New York al Moonlit Terrace, dove aveva conosciuto Jimmy (vedi), e poi lo incontra in camerino, fa pensare tanto, tantissimo, all'omologa sequenza di C'era una volta in America (Leone 1984) in cui Noodles incontra Deborah dopo il suo spettacolo teatrale (vedi 1 e 2), al punto da far supporre che Sergio Leone l'abbia presa in considerazione quando girò la sua o chissà, De Niro stesso potrebbe avergliela suggerita, avendo interpretato i protagonisti di entrambe le pellicole.
Tante le consonanze: Jimmy e Noodles hanno perso l'amore della loro vita - Jimmy si è separato da Francine, Noodles non è mai riuscito a stare insieme a Deborah -, ma malinconicamente tornano a vedere il successo di quelle donne, che li hanno amati, questo è certo, e ora sono sul palco senza sapere della loro presenza in sala: Deborah interpreta Cleopatra, Francine canta tra le altre New York New York. Entrambi le vanno a trovare in camerino ed entrambi parlano del tempo andato sottolineando che il successo non le ha cambiate. Infine, sia Jimmy che Noodles incontrano la nuova generazione: Jimmy parla con il figlio nato dal loro matrimonio; Noodles guarda aprendo la porta del camerino il figlio di Max e Deborah, momento dell'agnizione più tragica della storia.
Entrambi, sia Noodles che Jimmy, escono da quella sequenza, come due dei più grandi eroi perdenti del cinema del Novecento... solo suggestione? Solo amore infinito per due film di caratura eccezionale? D'altronde, come ha scritto Giancarlo Bertolina anni fa (Martin Scorsese, L'Unità-Il Castoro, 1995), New York New York è una pellicola "di cinema, di jazz, di morte dell'amore" e, almeno per l'ultima affermazione questo vale anche per il capolavoro leoniano che è anche, aggiungerei, una storia che racconta la morte dell'amicizia.
Per ora non so, ma se qualche lettore vorrà aggiungere la sua opinione su questo, lo faccia pure nei commenti qui sotto. Nel frattempo proverò a chiedere a chi, come Piero Negri Scaglione, sulla gestazione di C'era una volta in America ne sa molto più di me, avendo scritto il recente e bellissimo libro Che hai fatto in tutti questi anni (Einaudi 2021).

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