sabato 16 luglio 2022

Una vita violenta (Heusch - Rondi 1962)

La Roma del secondo romanzo di Pier Paolo Pasolini, pubblicato da Garzanti nel 1959, adattato per il cinema e messo in scena da due registi poco noti, ma che restituiscono molto bene quel contesto e quell'atmosfera: il romano Paolo Heusch, per anni documentarista, e il lombardo Brunello Rondi, sceneggiatore di Fellini, qui alla sua prima regia (trailerguarda il film).
Una bella panoramica da uno dei belvedere più tipici della città, la terrazza del Gianicolo, con la mdp che per avvicinamenti progressivi arriva in zona Ostiense, inquadra il gazometro e scende nella baraccopoli nota come “Piccola Shangai” (Tor Marancia), in cui Lello (Angelo Maria Santiamantini) sta cercando Tommaso Puzzilli (Franco Citti).

Inizia così Una vita violenta, alla ricerca del suo protagonista, uno dei tanti ragazzi scapestrati delle periferie che sbarca il lunario tra un furto e l'altro, vivendo di espedienti giorno per giorno.
Tommaso, Lello e gli altri vanno a ballare nella sezione del PCI (un tempo in via di Pietralata, demolita), hanno simpatie nostalgiche per il fascismo - Lello conserva persino una foto di Mussolini nel portafogli, ammirandolo, "questo sì che è stato un vero òmo" - e poi si ritrovano in bisca a giocare a biliardo e a chiacchierare.
La bisca è una sorta di quartier generale del gruppo, un punto di ritrovo da cui partono le loro bravate. Tra un avvenimento e l'altro, Tommaso conoscerà per caso Irene (Serena Vergano), con cui inizierà a fantasticare sul futuro, ma proprio durante una serenata per riconquistarla sarà coinvolto in una rissa in cui ucciderà un uomo. La galera, l'uscita di prigione, il ritorno con Irene e il futuro ormai arrivato, però, saranno sconquassati dalla tubercolosi di Tommaso, che verrà ricoverato in un sanatorio...

Tante le sequenze che catturano l'occhio. Tra le bravate raccontate dalla mdp, la più sorprendente è quella che porta i ragazzi dal centro all'EUR, dove un'irriconoscibile via Cristoforo Colombo li accompagna fino al cosiddetto Fungo (la Torre piezometrica del quartiere; 1957), sotto il quale disturbano un uomo che si è appartato con un'amante (una prostituta?), derubandolo e picchiandolo, per poi terrorizzare la donna. Qui la fotografia di Armando Nannuzzi, con le profondissime ombre squarciate da lame di luce, fa il paio con la musica jazz di Piero Piccioni, autore della colonna sonora, mentre la donna, con una luminosa veste bianca, viene spinta dai vari ragazzi.
Allo stesso tempo sequenze ai limiti del documentario colpiscono per la ricostruzione puntuale della vita tra le baracche, come nel caso del salvataggio, da parte di Tommaso, di una donna rifugiatasi sul tetto mentre l'intera borgata, ovviamente priva di fognature, è completamente allagata.
Uno degli indubbi punti di interesse del film è quello delle location. È fantastico attraversare parti della città meno battute dal cinema e avventurarsi nei riconoscimenti a sessant'anni di distanza.
Il palazzo dei Ferrovieri a Casal Bertone
Detto del gazometro e di una zona fatta di baracche, in realtà girata a ridosso della stazione Prenestina - nel romanzo invece il tutto si svolge a Pietralata -, l'incontro tra Tommaso e Irene è tra i più intriganti da questo punto di vista. Tommaso, infatti, si ferma a parlare con la ragazza davanti al grande palazzo dei Ferrovieri di piazza Tommaso De Cristoforis, a Casal Bertone, caratterizzato dai grandi cervi su colonne all'ingresso, edificio pasoliniano per eccellenza, da qui esce di casa Anna Magnani in Mamma Roma (Pasolini 1962). Ulteriore interesse è dato dal fatto che i personaggi dicono di essere alla Garbatella e non in zona Tiburtina, e, quando Irene torna a casa e Tommaso resta solo, l'inquadratura si allarga e si alza catapultandoci improvvisamente in piazza Damiano Sauli, proprio alla Garbatella.
Piazza Damiano Sauli alla Garbatella
Più avanti vediamo la grande mole della chiesa di Nostra Signora di Lourdes a Tor Marancia, opera di Gino Cancellotti (1957), inserita nel nulla di un quartiere in piena costruzione. Fa impressione vedere tutte quelle palazzine intonse, bianche, in cui Tommaso, uscito di galera, va a cercare l'appartamento che è stato assegnato alla sua famiglia, proprio grazie all'interessamento del parroco della chiesa. La sceneggiatura, mutuata dal romanzo, parla di via Crispolti (zona Casal Bruciato, Tiburtina) e le immagini, invece vedono passare Franco Citti davanti a via Recanati, a San Basilio (la casa dei suoi è nella vicina via Filottrano). Tre zone della città che nella finzione cinematografica appaiono essere una sola. 
Proprio di fronte alla chiesa di Tor Marancia, nel bar ancora esistente in viale Carlo Tommaso Odescalchi 79, Tommaso farà una telefonata a Irene una volta uscito dall'ospedale.
Il 'boomerang' di Piazza Spartaco
In altre sequenze si vedono Tommaso e Irene che si appartano tra i ruderi del parco degli Acquedotti, con in lontananza la cupola di San Giovanni Bosco, da cui poi riescono sul retro dell'enorme palazzo di Largo Spartaco, il cosiddetto "boomerang" (De Renzi e Muratori, 1954). L'intera parte ambientata nell'ospedale, invece, è girata nel complesso del Buon Pastore, su via di Bravetta, progettato da Armando Brasini e inaugurato nel 1933, nato come monastero per suore e poi utilizzato come ospedale militare. A livello narrativo, in questa parte trova spazio una parentesi politico-sindacale, a dire il vero un po' slegata dalla storia principale, in cui emerge il personaggio di Bernardini interpretato da Enrico Maria Salerno, al quale Tommaso, vedendolo in difficoltà nel camminare sulle tegole, dice un sardonico "ma co' sta voglia de rivoluzione, non séte manco capace a anna' pe' tetti?"
Tornando alle location, c'è anche un po' di centro storico e, ad esempio, nelle scene iniziali, vediamo prima i ragazzi rubare un'automobile parcheggiata lungo via del Teatro Marcello, di fronte al Teatro della Cometa, con lo sfondo del Vittoriano e del Palazzo delle Generali, passare per il traforo di via Nazionale, per poi arrivare alla sequenza dell'EUR già descritta. Più avanti si incontrano sull'isola Tiberina, in Piazza San Bartolomeo all'Isola, al centro della quale si riconosce la guglia di Pio IX. Ancora oltre, i ragazzi, dopo aver derubato l'incasso di un benzinaio, arrivano nottetempo a piazza del Popolo, dove uno di loro urla "st'obelisco l'avemo rubato ai russi. Se lo potemo permette perché semo prepotenti", poco prima che Tommaso inizi il durissimo monologo sulla città

Tommaso sulla fontana di piazza del Popolo
"Ve saluto glorie de Roma. A' città eterna, sei finita! Adesso er pane te lo compri dove te pare, però te lo devi scava' con l'unghia dentro a sta città de zozzi e d'assassini. Perché nun sloggi, perché nun ritorni a lungotevere a fa' la vita. A' Roma, passeme l'attrici... passeme l'attrici tua, ché je vojo di' 'na cosa all'orecchia. Ma quale orecchia? In fronte je la vojo dì. Tre palle in fronte pe' l'attrici tua, tiè".

Nostra Signora di Lourdes a Tor Marancia
Qua e là anche il cinema fa capolino. I ragazzi fanno propaganda fascista in una sala, dove stanno proiettando Il generale della Rovere (Rossellini 1959) - "basta co' sto cinema dei traditori", urla Lello -, peraltro, quando la zuffa e gli scontri si trasferiscono sulle scale del cinema si vede la locandina del film con Vittorio De Sica; quando Lello viene investito da un tram, Tommaso sta guardando con particolare attenzione la locandina di Pesci d'oro e bikini d'argento (Veo 1961); alla prima uscita, Tommaso invita Irene a vedere il peplum Le fatiche d'Ercole (Francisci 1958) al cinema Platino (in realtà storica sala di Centocelle attiva dal 1937 agli anni '70). L'approssimativa cultura dei protagonisti, già evidenziata dall'obelisco egizio di Piazza del Popolo creduto russo, torna anche qui, dove i due potenziali fidanzatini, guardando il film e mangiando bruscolini, non mettono in dubbio l'esistenza storica di Ercole. 
Tommaso e Irene a piazza Cola di Rienzo
I due, passeggiando per via Cola di Rienzo, in Prati, passeranno anche davanti all'omonimo cinema (oggi non più esistente), dove la locandina del film in programma è quella de I magnifici tre (Simonelli 1961), ma qui, tra una vetrina e l'altra, la sceneggiatura ci regala una chicca sull'annosa questione delle differenze sociali tra le zone di Roma, con Tommaso che sottolinea la ricchezza di chi vive in quelle realtà: "che lusso da ste parti, eh? Qui c'hanno un altro modo da comportasse, so' troppo differenti da noi, da come se vestono anche dalla maniera da come se soffiano er naso... c'hanno n'artro comportamento, non c'è gnente da fa' ", e Irene che replica "be' ma questi ce so' nati signori. Hai visto quando c'hanno i figli? Se fanno chiama' babbo, mammina..."
Il dialogo, poi, associa la questione alla politica, la fortuna di quelle zone è che sono tutti della democrazia [cristiana] e che sono vicini alla Chiesa e "poi ad accostasse alla Chiesa, uno c'ha sempre un conforto", chiosa Irene.
La pellicola è pienamente pasoliniana, rispetta il romanzo, asciugato degli episodi marginali, e illustra le condizioni di vita delle borgate del tempo. Ad un anno dall'uscita di Accattone (1961) e nello stesso anno di Mamma Roma (1962), Una vita violenta compone una magnifica triade che omaggia la Roma e i personaggi nati dalla penna di Pasolini.

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