Con un lungo flash forward Pete Docter, coadiuvato da Bob Peterson sia alla regia che alla sceneggiatura, racconta una storia che, dalla premessa ambientata nel 1939, arriva fino agli anni '70 e poi ai giorni nostri.
Conosciamo Carl Friedricksen ancora bambino, che guarda cinegiornali in bianco e nero sull'esploratore Charles Muntz, passione che condivide con una coetanea, Ellie, con cui, oltre a fondare un club con due soli iscritti, sogna di andare un giorno alle Cascate Paradiso, in Venezuela, dove l'idolo di entrambi è arrivato col suo dirigibile Spirit of Adventure.
Un rapido montaggio silenzioso ci porta avanti nel tempo, mostrandoci Carl e Ellie adulti, innamorati, sposati, la loro vita insieme tra momenti felici e amari, fino alla vecchiaia e alla morte della donna, che lascia Carl solo, un vedovo bisbetico che però saprà ritrovare il fanciullo che un tempo c'era in lui, anche grazie alla vicinanza di Russell, un bambino di otto anni che dà assistenza agli anziani e che inizialmente è costretto a subire tutte le asperità e gli improperi del protagonista...
Come sempre, anche il decimo film della Pixar fa appassionare, sorridere e commuovere gli spettatori di ogni età, toccando le corde del tempo, della malinconia, dell'amore, della separazione, dell'avventura, dell'amicizia, in un caleidoscopio emozionale a cui è difficile sottrarsi. Una lettura più profonda, inoltre, permette di cogliere tanti riferimenti alla storia del cinema e non solo, che gli appassionati più grandi possono divertirsi a scovare.
Up deve tanto all'immaginario e alla poetica di Hayao Miyazaki e per lunghi tratti sembra proprio di essere in uno dei film del maestro giapponese. L'anziano Carl lotta contro l'edilizia moderna e difende la sua casa con tutti i mezzi e, quando non può più farlo, "attiva" i palloncini gonfiati per anni, in modo da farla viaggiare come una mongolfiera fino ad arrivare alle Cascate del Paradiso. Battaglia contro la modernità, ambientazione in una natura incontaminata, volo da sogno, sono tutti elementi decisamente miyazakiani. L'apertura delle vele, poi, non può non far pensare all'introduzione di Terry Gilliam per Il senso della vita (Jones 1983) dei Monty Python, in cui vengono spiegate per il viaggio del palazzo della Crimson Permanent Assurance.
Il personaggio di Carl anziano è un piccolo capolavoro di design cinefilo: volto quadrato, occhiali con lenti quadrate anch'essi e montatura nera e evidente, di fatto una riproduzione del rassicurante faccione del grande Spencer Tracy, indimenticato divo di Hollywood, soprattutto nella versione di Indovina chi viene a cena? (Kramer 1967), dove il suo personaggio era burbero, scontroso e permaloso come Carl, nonché profondamente innamorato della moglie, lì una magnifica Katherine Hepburn.
La presenza degli animali tra i protagonisti della storia è un elemento importante del film e fornisce anche una chiara influenza che Up ha avuto su un film d'animazione successivo come L'isola dei cani di Wes Anderson (2018).
Oltre a Kevin, il gigantesco e variopinto struzzo che "palleggia" il piccolo e paffuto Russell, come Balu faceva con Mowgli nel disneyano Il libro della Giungla (Reitherman 1967), infatti, ci sono diversi cani. Dug è un golden retriever che si unisce a Carl e Russell, mentre dalla parte dei "cattivi" - e la sorpresa di chi sia l'antagonista della storia va lasciata a chi non ha mai visto il film - ci sono soprattutto il dobermann Alfa, il rottweiler Beta e il bulldog Gamma, alla guida di un esercito canino, che soccomberà in una scena che sembra citare la sconfitta degli Egiziani sul Mar Rosso contro gli Ebrei guidati da Mosè. Tutti parlano grazie ad un particolare collare, che non solo dà voce ai loro pensieri ma, che grazie ad una rotella, può anche tradurli in diverse lingue, mentre è divertentissima l'idea di usare il collare elisabettiano, comunemente utilizzato per i nostri cani dopo aver subito cure dal collo in su, come strumento punitivo, chiamandolo appunto "il collare della vergogna".
Oltre a Kevin, il gigantesco e variopinto struzzo che "palleggia" il piccolo e paffuto Russell, come Balu faceva con Mowgli nel disneyano Il libro della Giungla (Reitherman 1967), infatti, ci sono diversi cani. Dug è un golden retriever che si unisce a Carl e Russell, mentre dalla parte dei "cattivi" - e la sorpresa di chi sia l'antagonista della storia va lasciata a chi non ha mai visto il film - ci sono soprattutto il dobermann Alfa, il rottweiler Beta e il bulldog Gamma, alla guida di un esercito canino, che soccomberà in una scena che sembra citare la sconfitta degli Egiziani sul Mar Rosso contro gli Ebrei guidati da Mosè. Tutti parlano grazie ad un particolare collare, che non solo dà voce ai loro pensieri ma, che grazie ad una rotella, può anche tradurli in diverse lingue, mentre è divertentissima l'idea di usare il collare elisabettiano, comunemente utilizzato per i nostri cani dopo aver subito cure dal collo in su, come strumento punitivo, chiamandolo appunto "il collare della vergogna".
Tanti i momenti di grande tenerezza del film, soprattutto nella parte iniziale, e così, proprio nel montaggio successivo alla premessa, che racconta la vita di Carl e Ellie insieme, la sensibilità con cui viene narrata la nascita della figlia nata morta della coppia protagonista è senza pari, un momento elegiaco in pieno silenzio delineato con pochissimi tratti. Semplicemente perfetto, tanto più che ad impreziosire quel montaggio è il classicissimo brano Married Life di Michael Giacchino. L'intera colonna sonora del compositore italo-americano, che con essa vinse l'Oscar nel 2010, merita l'ascolto, per la capacità di riportarci alle atmosfere della Hollywood degli anni d'oro, come se fossimo in una commedia anni '50 (Walkin' the house o Kevin Beak'n), ma allo stesso tempo in grado di passare dai toni jazz (Up with titles) al charleston (The Spirit of Adventure), dalle atmosfere sognanti (Paradise Found o The Nickel Tour), agli accenti degni di un film d'azione (Three dog dash, 52 Chachki Pick Up, Seizing the Spirit of Adventure), fino a quelli magniloquenti, tipici dell'epica cinematografica (Memories Can Weigh You Down, It's just a house).
Una curiosità: come dice Ellie, in une delle battute migliori della pellicola, "il sud America è sempre America, ma a sud" ed è lì che sono realmente le Cascate del Paradiso del film, ispirate alle Angel Falls del Parco Nazionale di Canaima, proprio in Venezuela, gioiello della foresta amazzonica, dove le acque del fiume Carrao si gettano da un altopiano di quasi mille metri di altezza, unendosi a quelle del fiume Kerepakupay.
Il fatto che poi siano state scoperte nel 1933 dall’aviatore statunitense James Crawford Angel ci dà un chiaro indizio su chi sia il personaggio che sta dietro a Charles Muntz.
Tra le emozioni che si susseguono e i sogni resi realtà dal film, è certo che ogni spettatore vorrebbe un Libro delle avventure come quello di Carl ed Ellie dove raccogliere i nostri viaggi passati e segnare i progetti di quelli futuri... fatelo!
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