martedì 18 aprile 2017

Personal shopper (Assayas 2016)

Un thriller tecnologico-esoterico... potremmo definirlo così l'ultimo film di Olivier Assayas.
Il regista francese, dopo Sils Maria (2014), rimette Kristen Stewart al centro del suo progetto e la giovane attrice ricambia con successo e dimostra di essere ormai lontana anni luce dalla saga Twilight e di essere un'interprete di grande livello.

Maureen (Kristen Stewart) è una ragazza statunitense che vive a Parigi, dove lavora come personal shopper per Kyra (Nora Von Waltstätten), una celebrità che non ha tempo per acquistare abiti, scarpe e gioielli a causa dei suoi continui viaggi in giro per il mondo e, in questo, non troppo distante dalla Maria Enders-Juliette Binoche di Sils Maria
La mdp di Assayas non abbandona mai la protagonista e, sin dalla prima bellissima sequenza, la segue mentre cammina tra le stanze della grande casa di campagna del fratello gemello, Lewis, morto da poco per un problema al cuore, e con il quale spera di entrare in contatto grazie ai suoi poteri da medium.
La scena è incredibilmente gotica, cormaniana, e dà inizio ad una storia sui fantasmi davvero fuori dal comune, che è soprattutto una profonda analisi psicologica del personaggio principale.
Maureen si avvicina allo spiritismo e alla teosofia e persino ad Hilma af Klint (1862-1944), pittrice svedese pioniera dell'astrattismo, di cui fu interprete già nel 1906, prima di Kandinskj, dichiarando di ricevere ispirazione dagli spiriti e di dipingere "l'invisibile" (l'ultima mostra a lei dedicata si intitolata Painting the Unseen - Londra 2016).
Hilma af Klint, Altarpiece n.1, 1907
Il catalogo dell'artista è l'unico libro che vediamo aprire alla protagonista, per il resto tutto ciò che espande i suoi orizzonti è mediato dal cellulare o dal computer (tutti apparecchi rigorosamente Apple, in una pubblicità non troppo celata), attraverso i quali approfondisce guardando soprattutto video e documentari su youtube. Uno di questi, per esempio, è in realtà un piccolo film nel film, che Assayas gira in costume, mostrando Victor Hugo durante il suo esilio volontario nell'isola di Guernesey (=Jersey) dove, oltre a scrivere I miserabili, si interessò di esoterismo e sedute spiritiche. 
Sarà proprio il cellulare, soprattutto, il vero nodo della trama, poiché attraverso il suo schermo e un programma di messaggistica istantanea (ancora apple, ça va sans dire) Maureen, il cui fidanzato, Gary, è in Oman per lavoro e che non riesce mai a vedere la propria datrice di lavoro oberata di impegni, avrà paradossalmente il suo rapporto più costante. 
Uno sconosciuto, infatti, inizia a contattarla e tra i due si genera una strana complicità che porta Maureen, oltre a non poter più fare a meno di questo continuo confronto, a rivelare all'uomo le sue più intime paure, come quella dei film horror in cui le donne vengono inseguite, ma anche il desiderio di essere qualcun altro e, dato che "non c'è desiderio senza proibizione", inizia a lasciarsi andare, prova i vestiti e le scarpe acquistate per Kyra, si masturba e dorme nel suo letto. Sul tema del doppio e dello scambio di personalità nella storia del cinema si potrebbe aprire una parentesi enorme su cui sono stati spesi fiumi di inchiostro, ma basta pensare a Hitchcock, Bergman, De Palma, Lynch, solo per citare alcuni registi che hanno "abusato" di questo tema, per intuirne la portata, che inoltre la vestizione feticistica di Maureen avvenga con lo splendido sottofondo di Marlene Dietrich che canta Das Hobbellied (1952) rende tutto magnificamente cinefilo.
E lo stesso si dica per i gioielli di Cartier che Maureen compra per Kyra e che appartengono alla collezione Nouvelle Vague...

Il tatuaggio di K. Stewart e il dettaglio di Guernica
In un film il cui soggetto fa della visione aldilà dei limiti umani uno dei suoi motivi portanti, inoltre, non sembrano casuali né la scelta del nome di Cassandra, per la donna della coppia degli amici di Lewis intenzionata a comprare la sua casa, né tantomeno la rinuncia di Assayas a coprire o cancellare il vero tatuaggio che Kristen Stewart ha sull'avambraccio destro, con l'occhio-lume di Guernica (Picasso 1937) che nel film si associa perfettamente alle capacità di Maureen.
Ectoplasmi, bicchieri che si frantumano, presenze, ma tutto resta ambiguo... cosicché la stessa protagonista che chiede a se stessa e al fratello (?) "sei tu, o solo sono io?" rappresenta l'essenza della filosofia relativista e del mistero da sempre alla base del cinema di Assayas.

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