mercoledì 29 giugno 2016

Saluto a Bud Spencer (31/10/1929 - 27/6/2016)

All'età di 86 anni ci ha lasciato Carlo Pedersoli, per tutti Bud Spencer, un uomo capace di vivere più vite e altrettante carriere di successo!
Nato a Napoli, trasferitosi con la famiglia prima a Roma (1940) e poi in Brasile (1947), tornò in Italia e già nel 1950 divenne un campione di nuoto come primo atleta italiano a scendere sotto il minuto nei cento metri stile libero.
Il nuoto lo porterà ai Giochi del Mediterraneo ad Alessandra d'Egitto (1951) e a Barcellona (1955), dove vinse la medaglia d'oro con la nazionale di pallanuoto, e soprattutto alle Olimpiadi di Helsinky (1952), di Melbourne (1956), di Roma (1960).
Tra il 1955 e il 1960, inoltre, Carlo tornò in Sud America e lavorò alla costruzione della Panamericana (la strada che unisce Panamá a Buenos Aires), poi all'Alfa Romeo a Caracas, e poi, tornato di nuovo in Italia, firmò un contratto con la RCA divenendo autore di testi per diversi cantanti, tra cui Ornella Vanoni e Nico Fidenco.
Il suo fisico statuario gli valse sin da subito le attenzioni del cinema ed è singolare l'analogia con il nuotatore-attore più famoso del mondo della celluloide, lo statunitense Johnny Weissmuller, che era stato il primo uomo a nuotare i cento metri stile libero sotto il minuto e che fu protagonista di  Tarzan l'uomo scimmia (Van Dyke 1932).
La carriera cinematografica di Carlo Pedersoli, però, non iniziò con ruoli da protagonista e la sua presenza è appena visibile e spesso nemmeno accreditata in film italiani quali Quel fantasma di mio marito (Mastrocinque 1950), Siluri umani (Leonviola 1954), Un eroe dei nostri tempi (Monicelli 1955), Il cocco di mamma (Morassi 1957), ma anche in grandi produzioni internazionali come Quo vadis? (LeRoy 1951), Addio alle armi (Vidor 1957), Annibale (Bragaglia - Ulmer 1959).
Carlo divenne l'icona a cui diverse generazioni di italiani sono indissolubilmente legati solo nel 1967, quando accettò, non senza qualche resistenza, il ruolo di coprotagonista in Dio perdona... io no! insieme a Massimo Girotti. Fu quello il momento in cui dovette trovare un nome d'arte più adatto ad uno "spaghetti western"  e i due diventarono Bud Spencer (in omaggio alla birra Budweiser e a Spencer Tracy) e Terence Hill.
Così iniziò il sodalizio non solo con Girotti ma anche con il regista Giuseppe Colizzi, con i quali negli anni girò I quattro dell'Ave Maria (1968), La collina degli stivali (1969), ...più forte ragazzi! (1972). La coppia formata da Bud Spencer e Terence Hill funzionava eccome e se ne accorsero anche altri registi: tra questi Enzo Barboni che diresse, firmando con lo pseudonimo E.B. Clucher, Lo chiamavano Trinità... (1970), ...continuavano a chiamarlo Trinità (1971), Anche gli angeli mangiano fagioli (1973, con il solo Bud Spencer), I due superpiedi quasi piatti (1977), Nati con la camicia (1983) e Non c'è due senza quattro (1984); Sergio Corbucci, a cui si devono Pari e dispari (1978) e Chi trova un amico, trova un tesoro (1981); Marcello Fondato con ...altrimenti ci arrabbiamo! (1974); Franco Rossi con Porgi l'altra guancia (1974); Italo Zingarelli con Io sto con gli ippopotami (1979); Bruno Corbucci con Miami Supercops - I poliziotti dell'8ª strada (1985) e, infine, lo stesso Terence Hill con Botte di Natale (1994).
L'ambientazione western fu quella più battuta e lo vide interprete, anche senza il suo collega più costante, in Oggi a me... domani a te! (Cervi 1968), Un esercito di 5 uomini (Zingarelli 1969), Una ragione per vivere e una per morire (Valerii 1972), al fianco di James Coburn e Telly Savalas, Si può fare... amigo (Lucidi 1972), Occhio alla penna (Lupo 1981).
In un paio di film, inoltre, Bud Spencer vestì i panni più antichi della storia americana dell'Ottocento, con Il corsaro nero (Gicca Palli 1971), dove ebbe l'inconsueto ruolo di cattivo, ancora una volta a fianco a Terence Hill, che interpretava un pirata britannico, e ne Il soldato di ventura (Festa Campanile 1976), film in chiave ironica sulla disfida di Barletta del 1503. 
L'immagine di gigante buono col passare degli anni gli regalò altre parti da protagonista in solitaria, soprattutto grazie a Steno che lo utilizzò in un'altra fortunata serie di pellicole: Piedone lo sbirro (1973), Piedone a Hong Kong (1975), Piedone l'africano (1978), Piedone d'Egitto (1980), Banana Joe (Steno 1982); ma anche con altri registi che ripresero l'idea di un personaggio capace di essere cattivo con i cattivi e buono con i buoni, come fece Michele Lupo in Lo chiamavano Bulldozer (1978), Uno sceriffo extraterrestre... poco extra e molto terrestre (1979), Chissà perché... capitano tutte a me (1980), Bomber (1982), Bruno Corbucci con Cane e gatto (1983) e Superfantagenio (1986). 
Diversi, infine, i film d'autore a cui ha partecipato e che vanno da Gott mit uns (Montaldo 1970) a Quattro mosche di velluto grigio (Argento 1971), da Torino nera (Lizzani 1972) a Cantando dietro i paraventi (Olmi 2003), in quello che probabilmente è stato il ruolo più intenso che abbia mai avuto. La sua ultima apparizione cinematografica è stata nella commedia tedesca Tesoro, sono un killer (Niemann 2009), mai uscita nelle sale italiane. 
Carlo Pedersoli, che è stato anche un grande appassionato di volo, non rientra nel novero dei grandi attori italiani, ma chi potrà mai dimenticarne la sagoma, le battute, le scazzottate con cui molti di noi sono cresciuti?
Pare abbia lasciato con un semplice "grazie" la moglie, Maria Amato, figlia del produttore cinematografico Peppino Amato, e il figlio, Giuseppe Pedersoli.
Addio Bud, ovunque tu sia, chissà se anche da quelle parti potrai mettere d'accordo tutti a suon di schiaffoni! 

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