domenica 19 gennaio 2014

The Counselor (Scott 2013)

Ridley Scott si trasforma e racconta una storia, ben sceneggiata da Cormac McCarthy, come se fosse improvvisamente Robert Rodriguez.
La storia è un intreccio di speculazione, droga, violenza, doppi giochi, difficilmente districabile e che, forse, rende meglio in forma scritta che sul grande schermo, dove lo spettatore rischia spesso di perdersi.
Il cast è di altissimo livello. Il procuratore del titolo, un avvocato freddo, con una fitta rete di clienti quantomeno "complicati", di cui non sapremo mai il nome, è un ottimo Michael Fassbender, innamorato di Laura, una splendida donna ispanica che sembra lontana dai suoi loschi affari e alla quale presta il volto Penelope Cruz. Javier Bardem è Reiner, un trafficante di droga, che vive la sua vita nel lusso più sfrenato, ma totalmente privo di gusto e che si accompagna a Malkina (Cameron Diaz), altrettanto priva di gusto, come dimostrano la sua acconciatura aggressiva e soprattutto le sue inguardabili unghie laccate d'argento.
Si tratta di una cinica bionda delle Barbados i cui "affari" l'hanno portata al confine tra Stati Uniti e Messico dove si svolge l'azione (Ciudad Juàrez per la precisione); una vera e propria pantera, pardon ghepardo, specie animale che tenta di emulare con un lungo motivo maculato tatuato sull'intera parte sinistra della schiena e di cui possiede due esemplari che tratta come fossero piccoli cuccioli domestici (Sylvia e Raul); una donna ossessionata dal denaro e dal sesso più estremo, come dimostra un flashback di Reiner, tra le scene più alla Rodriguez del film (ma che sarebbe stata bene anche in Crash di David Cronenberg), in cui la vediamo letteralmente "scoparsi una Ferrari" con indosso un inevitabile abito animalier che, con una facile previsione, diverrà un cult.
Per completare il cast stellare, a questi personaggi aggiungete Brad Pitt nel ruolo di Westray, un cowboy di bianco vestito che fa da intermediario per il carico di 625 kg di cocaina su cui l'avvocato e Reiner vogliono speculare, facendolo entrare dal Messico agli Stati Uniti, direzione Chicago.

Peccato però che il film non decolli completamente, nonostante la bravura degli attori e nonostante la sceneggiatura che in alcuni momenti dimostra comunque di essere la cosa migliore dell'intero progetto, invenzioni comprese, come quella del bolito, un'arma letale che nella sua perfetta meccanica regala il momento più pulp del film. Tra le battute da ricordare, quella del mercante di pietre preziose ad Amsterdam (una piccola parte di Bruno Ganz, la cui presenza arricchisce il già straordinario cast) che, mentre fa vedere un diamante all'avvocato, sentenzia: "non cerchiamo il merito, noi siamo dei cinici, cerchiamo solo imperfezioni"; quella dello stesso counselor, che di fronte alla richiesta di Ruth, una sua cliente in carcere (Rosie Perez), di salvare il figlio che ha preso una multa di 400 dollari, risponde alla donna, che come pagamento gli propone del sesso orale, "e gli altri 380?" (una domanda che per la sua caratteristica "monetaria" ricorda tanto quella di Cheyenne, tradito per cinquemila dollari in C'era una volta il West: "Giuda s'è accontentato di 4970 dollari in meno"). La più ad effetto, però, è sicuramente quella pronunciata dal personaggio di Brad Pitt all'avvocato, con la quale viene sintetizzata  in maniera impeccabile la corruzione messicana: "lo sa perché Gesù non è nato in Messico? Non c'erano né tre saggi né una Vergine".

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