sabato 11 gennaio 2014

Sogni proibiti (McLeod 1947)


Il film, da cui prende spunto la pellicola di Ben Stiller del 2013 (I sogni segreti di Walter Mitty), decisamente diverso dal suo pronipote, è l'adattamento cinematografico del racconto di James Thurber The Secret Life of Walter Mitty (1939).
Nell'originale di Norman McLeod (celebre per i cinefili per aver diretto due capolavori dei fratelli Marx, Monkey Business e Horse Feathers), Walter Mitty è un ragazzo che lavora come correttore di bozze in una casa editrice che pubblica storie d'amore e d'avventura, con una madre protettiva e invadente e una fidanzata, Gertrude, semplice e infantile, che non si separa mai dal suo barboncino.
In ufficio arriva tardi ad una riunione, proprio nel giorno in cui viene annunciato l'inizio di una nuova storia a puntate: "Amore nelle cliniche" (con quanto anticipo rispetto a General Hospital!).
Molto divertenti le sequenze dei sogni ad occhi aperti del protagonista, che in molti, compreso un psicologo, considerano un'evidente influenza delle trame lette sul posto di lavoro: Walter, infatti, durante la storia nella sua immaginazione diverrà ammiraglio, chirurgo, direttore d'orchestra e comico, pilota d'aereo ammazza-nazisti e giocatore d'azzardo che a poker vince piantagioni del sud degli Stati Uniti.
La commedia vive la sua parte migliore dal momento in cui Walter incontra su un treno la bellissima Rossana van Hoorn, identica alla donna di cui è innamorato nelle sue avventure sognanti, per cui naturalmente perde la testa, tanto più che lei, in fuga da un criminale, per sviarne le tracce finge di essere fidanzata con Mitty e lo bacia all'improvviso. I due incontrano un parente della ragazza che viene ucciso misteriosamente in un taxi che, però, svanisce quando Rossana si ferma per fare una telefonata in una cabina. Walter entra nella stazione di polizia per denunciare l'accaduto, ma ovviamente nessuno gli crede. Poco dopo scopre che nella sua borsa c'è un taccuino nero, uguale al suo, evidentemente lasciato lì dallo zio di Rossana, che un malvivente, noto come "lo Zoppo", sta cercando. Il libricino è il più tipico MacGuffin di hitchcockiana memoria, che permette alla storia di svilupparsi: seguono, infatti, una serie di gag in cui il protagonista viene raggiunto in ufficio dal terribile dottor Hollingshead, interpretato dal grande Boris Karloff, che vuole scaraventarlo dalla finestra, così Walter si ritrova per un paio di volte a camminare carponi sul cornicione di un grattacielo newyorchese, entrando in entrambi i casi nell'ufficio del direttore della casa editrice nel bel mezzo di una riunione, in una situazione degna di Buster Keaton e che funziona splendidamente anche senza audio.

La trama gioca sull'ambiguità tra i sogni di Walter Mitty e la realtà, cosicché proprio l'abitudine di tutte le persone che lo conoscono a considerarlo svagato e con il naso per aria, non permette di credere alle sue parole quando narra dell'omicidio. Ma quella che potrebbe essere una storia kafkiana o hitchcockiano-polanskiana, diventa una piacevole commedia con tanto di perfetto happy ending, che arriva non prima di alcuni altri intrighi e scambi di persona!

Ottime le prove degli attori: Walter è interpretato da Danny Kaye, artista d'origine russa, che divenne celebre grazie alle sue smorfie, tic, ecc. che lo resero una vera e propria maschera negli anni a cavallo della Seconda guerra mondiale. Rossana, invece, dall'avvenente Virginia Mayo, che per tutto il film alterna splendidi abiti e rutilanti cappellini, fino a mostrarsi addirittura in sottoveste in una delle scene più divertenti del film, in cui Walter sistema lei al piano inferiore mentre di sopra ci sono la madre, la fidanzata e la suocera, con inevitabili situazioni comiche nella gestione del difficile momento.

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