mercoledì 29 gennaio 2014

Nebraska (Payne 2013)

Woody Grant (Bruce Dern) è un anziano signore che, dopo aver ricevuto un volantino pubblicitario che gli assegna un milione di dollari, ma solo in caso di improbabili condizioni, si convince di aver vinto e si ostina a voler andare a ritirare il premio.
Uno dei figli, David (Will Forte), nonostante le urla incredule della madre, decide di accompagnarlo con l'unico obiettivo di fare un viaggio con il padre, cosicché i due partono dalla cittadina di Billings, nel Montana, per raggiungere Lincoln, nel Nebraska.
È questo il soggetto del buon film di Alexander Payne che, dopo Sideways (2004), realizza un altro road movie che stavolta ricorda per motivi diversi, pur se a livelli inferiori, altre due storie ambientate per le strade statunitensi: Una storia di vera (Lynch 1999) e Little miss sunshine (Dayton - Faris 2006). Del capolavoro lynchiano riprende l'ostinazione dei vecchi dalla scorza dura, a cui è impossibile togliere un'idea fissa dalla testa; della commedia più recente, invece, soprattutto l'ironia.
Non importa, infatti, che la moglie Kate e l'altro figlio Ross tentino di dissuadere Woody dall'assurda impresa, poiché probabilmente l'alternativa sarebbe partire da solo (come Alvin nel film di Lynch). D'altronde il carattere e il modo di pensare di Woody ci vengono perfettamente delineati sin dall'inizio del viaggio, durante il quale i due Grant attraversano anche gli stati del Wyoming e del South Dakota, fermandosi non più di un attimo davanti al memoriale presidenziale del Monte Rushmore, che Woody liquida con sostanziale indifferenza e con un semplice "non l'hanno finito", per poi andare a prendersi una birra e rispondere, alla preoccupazione del figlio, con un eloquente "ma la birra non è alcol".
Il viaggio di Woody e David Grant
La parte più densa di significati, però, è sicuramente quella successiva, in cui David e Woody raggiungono la cittadina di Hawthorne, inesistente sulle mappe, ma nella sceneggiatura luogo nevralgico delle origini dei Grant, da dove i due genitori di David e Ross si sono allontanati decenni prima, probabilmente per la grettezza di alcuni membri della comunità e forse per qualche debito contratto da Woody. È così che David incontra una serie di persone che hanno avuto un ruolo rilevante nella vita del padre, ma di cui non conosceva nemmeno l'esistenza, tra cui una vecchia fidanzata, che ricorda Woody ancora con nostalgia e racconta al giovane le imprese del padre durante la guerra in Corea. Il viaggio diventa così l'occasione per David di conoscere veramente suo padre come non l'ha mai conosciuto e di fargli domande che non gli ha mai rivolto, tra le quali quella sulla decisione di avere figli cui Woody risponde con un'altra sentenza: "A me piace scopare e tua madre è cattolica, fai tu la somma".
Ben presto, però, diverse persone e, soprattutto, il vecchio amico e socio Ed Pigram, con cui Woody aveva un'autofficina ora gestita da sudamericani, gli ricorda i debiti del padre e, convinti che Woody abbia vinto veramente un milione di dollari, iniziano a chiederli con insistenza. A questo "gioco del rinfaccio" si uniscono anche i familiari, cugini e parenti che a vario titolo millantano crediti, ai quali chiuderà la bocca Kate, che nel frattempo ha raggiunto figlio e marito insieme a Ross, ricordando i tanti lavori svolti da Woody per tutti senza compenso per la sua inveterata incapacità di dire di no a chicchessia. Dopo gli scontri familiari, alla fine i soli David e Woody raggiungono Lincoln, dove un'impiegata dell'azienda che ha messo in circolazione il volantino si mostra dispiaciuta per il viaggio affrontato, ammettendo che non si tratta del primo caso arrivato al suo ufficio e chiedendo se Woody abbia l'alzheimer: "No. Crede a quello che le persone gli dicono" è la lapidaria risposta di David, che poi esce col padre dopo avergli fatto indossare il cappellino-gadget che gli viene regalato. Nel viaggio di ritorno vende l'auto e compra, intestandolo a Woody, un furgoncino e un compressore, i primi due desideri che il padre avrebbe esaudito con il milione di dollari. Passando per Hawthorne, il regalo più grande di David, il cui amore filiale è forse il vero tema portante della pellicola, è far guidare Woody che passa trionfalmente tra le vie della cittadine in cui è cresciuto dando l'illusione a tutti di avercela fatta...

Il film, nell'implacabile bianco e nero del direttore della fotografia Phedon Papamichael, scorre piacevolmente, senza clamorosi picchi verso l'alto né verso il basso, con tocchi d'ironia ben collocati all'interno di una sceneggiatura che spinge soprattutto sulla grettezza e la noia della provincia americana, evidenziata in particolar modo da alcune scene ambientate a Hawthorne, dove tutti i familiari dei Grant passano le ore sul divano intontiti dalla televisione, così come la coppia di gemelli cugini di David, Bruce e Cole, non riesce a trovare altri argomenti di conversazione se non le prestazioni delle automobili, cosicché a movimentare la situazione è proprio l'arrivo di David e Woody, ma soprattutto di Kate che, per esempio, nella inevitabile visita al cimitero arriva persino a mostrare le sue beltà di fronte alla tomba di un vecchio spasimante, ormai passato a miglior vita, al grido di "guarda cosa ti sei perso!".
Su tutto l'apparato, però, domina l'interpretazione di Bruce Dern - noto ai cinefili per aver iniziato la sua carriera con la piccola parte del marinaio nello straordinario Marnie (Hitchcock 1964), nonché per essere il padre di Laura Dern, attrice feticcio di David Lynch -, che dopo cinquant'anni di attività e una sola candidatura come non protagonista per Tornando a casa (Ashby 1978), ha raggiunto la sua prima meritata nomination all'Oscar come attore protagonista proprio con questo film.

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