sabato 20 settembre 2025

Saluto a Robert Redford (18/8/1936-16/9/2025)

Robert Redford è stata una delle divinità di Hollywood della sua generazione, ma la sua vita non è stata certo il sogno che fama, bravura, bellezza e ricchezza possono far supporre.
Nato a Santa Monica in California da una casalinga, Martha Hart, e un lattaio e poi contabile, Charles Robert Redford, Robert da bambino ebbe problemi di salute, contraendo la poliomelite. 
I suoi si separarono presto, suo padre diede vita a un'altra famiglia e gli diede un fratello, William, mentre sua madre morì di cancro nel 1955, quando lui era appena maggiorenne.
Poco brillante negli studi, la sua passione erano lo sport, l'arte e la natura. La recitazione arrivò più avanti, alla fine degli anni '50 quando si iscrisse all'Accademia americana di arti drammatiche di New York, dopo aver lavorato nel settore petrolifero, aver viaggiato da bohemien in Europa e aver sposato a Las Vegas nel 1958 Lola Van Wagenen, una sua vicina che lo aiutò a uscire dalla dipendenza dall'alcol. Dalla donna, divenuta poi attivista e storica, nel 1959 ebbe Scott Anthony, morto dopo due soli mesi di vita, e negli anni successivi gli altri quattro figli Shauna (1960), James (1962) e Amy Hart (1970).
Robert e Lola con Shauna e James
Nel 1958 Robert aveva esordito a Broadway e poi nelle serie tv, dove apparse in Playhouse 90, in The Deputy, in Perry Mason, in Alfred Hitchcock presenta (7x11) e in Ai confini della realtà (3x16). Con gli anni '60 arrivò anche il cinema, con Caccia di guerra (Sanders 1962) e poi la svolta con Lo strano mondo di Daisy Clover (Mulligan 1965), che gli valse il Golden Globe come attore emergente, spianandogli la carriera.
E così, entro la fine del decennio, era già apparso con ruoli importanti in film rimasti nella storia, come La caccia di Arthur Penn (1966), Questa ragazza è di tutti di Sydney Pollack (1966), A piedi nudi nel parco di Gene Saks (1967) e Butch Cassidy di George Roy Hill (1969). 
Con Marlon Brando in La caccia (1966) 
Proprio il personaggio interpretato in quest'ultima pellicola, in cui Robert era il giovane Sundance Kid al fianco di Paul Newman protagonista, fu di ispirazione onomastica nel 1981, quando l'attore fondò l'associazione no-profit Sundance Institute. Tre anni dopo lo Utah/United States Film Festival, nato nel 1978, cambiò nome in Sundance film festival, che nel tempo è diventato senza dubbio il festival di cinema indipendente più famoso al mondo. Una fucina di talenti, che ha visto l'inizio delle carriere di successo per registi come Steven Soderbergh, Jim Jarmusch, Quentin Tarantino, Robert Rodriguez, Kevin Smith, Christopher Nolan, Darren Aronofsky.
Con Barbra Streisand in Come eravamo (1973)
Tornando alla filmografia di Robert Redford attore, però, gli anni Settanta segnarono la consacrazione, con quattro pellicole dell'amico Sydney Pollack, Corvo rosso non avrai il mio scalpo! (1972), Come eravamo (1973), I tre giorni del Condor (1975), Il cavaliere elettrico (1979); ma anche film epici come La stangata (Roy Hill 1973), ancora al fianco di Paul Newman, come Il grande Gatsby (Clayton 1974) e come Tutti gli uomini del presidente (Pakula 1976), sullo scandalo Watergate che portò alle dimissioni del presidente degli Stati Uniti Richard Nixon.
Tra gli anni '80 e '90 passò anche dietro a mdp e girò Gente comune (1980), con cui vinse l'Oscar per la regia, Milagro (1988), In mezzo scorre il fiume (1992), in cui prestò anche la voce come narratore, e Quiz Show (1994). Tornò a lavorare con Sidney Pollack per La mia Africa e Havana (1985 e 1990). In quegli anni ci furono anche i film con Barry Levinson (Il migliore, 1984), Ivan Reitman (Pericolosamente insieme, 1986), Adrian Lyne (Proposta indecente, 1993). 
Con Paul Newman ne La stangata (1973)
Ha diretto se stesso ne L'uomo che sussurrava ai cavalli (1998), Leoni per agnelli (2007) e La regola del silenzio (2012), ma da regista ha realizzato anche La leggenda di Bagger Vance (2000) e The Conspirator (2010).
Nel 2002, nel frattempo, era arrivato il secondo Oscar, alla carriera, dopo quello per la regia nel 1981.
Nel 2013 interpretò il marinaio protagonista All is lost (J.C. Chandor) e durante le riprese fu colpito da un'infezione all'orecchio che gli abbassò l'udito del 60%.
L'ultimo ruolo della sua vita è stato quello di Alexander Pierce, un cameo in Avengers: Endgame
(Anthony e Joe Russo, 2019).
Con Dustin Hoffmann in Tutti gli uomini del presidente (1976)
Per quanto riguarda la sua vita privata, dopo il divorzio da Lola Van Wagenen, avvenuto nel 1985, si è risposato solo nel 2009 con l'artista tedesca Sibylle Szaggars, conosciuta negli anni '90 proprio al Sundance Film Festival, che gli è rimasta accanto fino alla fine.
Politicamente impegnato, grazie all'attivismo della prima moglie, Redofrd si è sempre schierato a sostegno del Partito Democratico, e nel novembre del 2016 ha persino ricevuto da Barack Obama la medaglia Presidenziale della Libertà.
Nel 2020, invece, ha dovuto affrontare il dolore della morte del figlio James a causa di un tumore.
Redford ne L'uomo che susssurrava ai cavalli (1998)
Con Robert Redford se ne va un uomo di cinema a tutto tondo, attore, regista, che da sex symbol come icona western prima e uomo virile stile anni '80 poi, ha saputo diventare con gli anni un simbolo di etica e saggezza per il grande pubblico.
Ciò che ripeteva rispetto alla sua vita non può che essere un esempio per tutti: "I've no regrets, because I've done everything I could to the best of my ability" ("Non ho nessun rimpianto, perché ho sempre fatto tutto al meglio delle mie possibilità"). Chapeau Robert, addio!

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