Tratta dall'omonimo romanzo di Robert Harris (2016), dai cui libri sono stati già in passato adattati importanti pellicole (L'uomo nell'ombra e L'ufficiale e la spia, Polanski 2010 e 2019), la trama del film, con la sceneggiatura di Peter Straughan, un buon intreccio, ma non regala particolari acuti. Berger non va oltre il compito di mettere in scena il romanzo, rispettando la classica triade aristotelica di unità di tempo, di luogo e di azione (trailer).
Inoltre, studia a menadito le serie tv The Young Pope e The New Pope di Paolo Sorrentino (2016, 2020), imprescindibili per chiunque in questi anni affronti il tema vaticano, e lo si nota, oltre alle diverse prospettive centrali, quando riprende un colonnato in prospettiva o un gruppo di suore che attraversa una sala con colonne inquadrata diagonalmente, nonché con una bellissima ripresa dall'alto che mostra moltissimi ombrelli bianchi che coprono le teste dei cardinali attorno a una fontana che occhieggia a una delle due gemelle di piazza San Pietro.
Ma un thriller dovrebbe tenere incollati alla poltrona, incalzare, sorprendere... e tutto questo, fatta eccezione per l'ultimo verbo, anche se in maniera ruffiana e grottesca, non gli riesce proprio. Prevedibilità, cliché e verbosità dominano la scena, sostenuta da un ottimo cast e dalla bella colonna sonora di Volker Bertelmann, ricca di pathos e di archi.
Il cardinale Thomas Lawrence (Ralph Fiennes) arriva in Vaticano dagli Stati Uniti, subito dopo aver saputo della morte del papa: nella sequenza iniziale vediamo alcuni dettagli del suo corpo, ma mai il suo volto, un po' come accadeva nel celeberrimo inizio de L'esorcista (Friedkin 1973) in cui Max von Sydow/padre Merrin arrivava a casa MacNeil. Lì si confronta col cardinale Aldo Bellini (Stanley Tucci) che, come lui, era vicinissimo al Santo Padre, tutti appartenenti all'ala più progressista della curia.
Al decano Thomas spetta guidare il conclave che designerà il nuovo pontefice e, nella sua ottica, proprio Bellini è l'ideale candidato per proseguire i passi avanti fatti negli ultimi anni. Naturalmente tutto questo non sarà facile, perché all'interno del Sacro Collegio convivono diverse anime e i giochi di potere non prevedono esclusione di colpi, cosicché l'irreprensibile etica del cardinal Lawrence viene messa a dura prova dai segreti e dagli intrighi che in quei giorni scoprirà e su cui sarà costretto a prendere decisioni. Tutto questo mentre le votazioni e gli scrutini (letti dal cardinale interpretato da Roberto Citran) si susseguono portando a giorni di fumate nere ed escludendo sempre più candidati.
Nel gruppo dei cardinali, ci sono altri volti importanti: Goffredo Tedesco (Sergio Castellitto), il più forte dei candidati italiani, rappresentante della fazione più tradizionalista e reazionaria della curia, ma anche il canadese Joseph Tremblay (John Lithgow) e il nigeriano Joshua Adeyemi (Lucian Msamati), entrambi con un passato che ne mette a rischio l'eleggibilità, e poi il messicano Vincent Benitez (Carlos Diehz), che ha svolto il suo mandato arcivescovile a Kabul e che nessuno ha mai conosciuto finora.
Tra i progressisti c'è chi dice che bisognerebbe farsi meno problemi etici pur di non tornare indietro di sessant'anni, tanto più che in passato ci sono stati pontefici che da giovani avevano seguito le idee di Hitler o altri che avevano difeso la pedofilia di alti prelati (con un riferimento fin troppo evidente a Benedetto XVI Ratzinger e Giovanni Paolo II Wojtyla). Posizioni differenti sui temi importanti del dibattito ecclesiastico degli ultimi tempi, dall'omosessualità al divorzio, dall'agognato ritorno della messa in latino alla dura opposizione all'islam, per i più intransigenti da identificare completamente con il terrorismo. È così che le bombe in città, a piazza Barberini e a piazza Risorgimento, vengono lette dagli stessi come conseguenza del lassismo e dell'apertura della Chiesa nei confronti delle altre professioni religiose. Altro terreno di scontro non può che essere il ruolo della donna all'interno della curia.
Dato il momento storico, per quanto marginale e un po' posticcia, ha una sua importanza all'interno della trama anche la figura di suor Agnes (Isabella Rossellini), la più vicina al papa defunto e che protegge una suora nigeriana coinvolta in uno scandalo sessuale. Si lotta politicamente, tra compromessi e idealismo, mentre il colpo di scena finale porta tutto al parossismo e rende il film completamente fuori controllo pur di arrivare alla sorpresa.
Come diceva Alfred Hitchcock, la suspense è tensione, dura nel tempo, mentre l'effetto sorpresa, più tipico nell'horror, ci toglie il tappeto da sotto i piedi, è improvviso e dura poco. In questo caso, poi, varca i limiti del grottesco. È vero che Thomas Lawrence cita la paolina Lettera agli efesini per sottolineare diversità dei ministeri all'interno di una solida unità ecclesiale, ma qui si va decisamente oltre...
Una curiosità: tra i tanti momenti rituali del passaggio da un pontificato all'altro, Berger sceglie di riprodurre quello della distruzione dell'anello piscatorio del pontefice scomparso, mostrandocelo come da tradizione precedente al 1996, quando con la costituzione Universi Dominici Gregis, promulgata da Giovanni Paolo II, il rito è stato semplificato. Oggi, infatti, non occorre più batterlo con un martelletto d'argento, come si vede nel film, ma semplicemente annullarlo, prima di dichiarare la sede vacante.
Rilevanti le location romane, tra cui ovviamente fa eccezione la Cappella Sistina, ricostruita proprio come nella serie tv di Paolo Sorrentino, e nella quale, durante una delle votazioni dei cardinali, una bomba su piazzale Risorgimento fa saltare i vetri dell'ultima finestra e qualche pezzo di intonaco. Nelle inquadrature successive, però, gli affreschi michelangioleschi appaiono intatti e da lì entra solo la luce diretta e il vento che scompiglia i fogli dei porporati.
Proprio durante l'esplosione, che fa cadere a terra Thomas Lawrence mentre sta votando, peraltro, la posizione del cardinale sembra dichiaratamente occhieggiare a La nona ora di Maurizio Cattelan (1999), in cui papa Wojtyla viene abbattuto da un meteorite.
Tornando alle location, però, vediamo spesso luoghi reali della città, tra cui il cinquecentesco Cortile del Commendatore, nel Complesso Monumentale Santo Spirito in Sassia: qui avviene l'incontro tra Thomas Lawrence e Goffredo Tedesco e qui torna la mdp più volte durante il film, inquadrando il pavimento quadripartito dalla grande croce bianca, le colonne ioniche dei due ordini, il grande stemma Colonna al centro di uno dei lati, ma anche la fontana con lo stemma di Alessandro VII Chigi.
E poi il bellissimo Ninfeo di Villa Giulia, centro dei giardini voluti da Giulio III Ciocchi dal Monte (1550-55), con la fontana delle Cariatidi di Bartolomeo Ammannati e il mosaico a tessere bianche e nere raffigurante un tritone, risalente al I-II d.C., trovato in località Casal di Statua, sulla via Aurelia, e lì sistemato solo nel 1941, e il salone principale di Palazzo Barberini, con il camino berniniano e l'affresco della Divina Provvidenza di Pietro da Cortona (1632-39).
Un importante dialogo tra Lawrence e Bellini avviene nella loggia a serliana della facciata posteriore, anch'essa di Ammannati, di Villa Medici, quella che dà su uno dei giardini più belli e famosi della città (ma senza inquadrare la Fontana del Mercurio volante che lo avrebbe rivelato troppo chiaramente). Inoltre, parte dei palazzi vaticani è pensata all'EUR, di cui si riconosce il colonnato del Museo della civiltà romana, perfetto per la sequenza già citata in prospettiva centrale, e da cui in una scena vediamo la cupola di San Pietro, grazie alla magia del cinema. La sala con colonne attraversata dalle suore e in cui vediamo anche il solo Lawrence quando inizia la clausura del conclave, invece, è quella dell'ospedale Forlanini, realizzato a cavallo tra anni '20 e '30.
E, infine, anche una location per nulla romana come la Reggia di Caserta, di cui ci viene mostrata sia la volta della Sala degli Alabardieri - con l'affresco raffigurante La Gloria del Principe e le dodici province del Regno di Girolamo Starace Franchis (1730-14) -, sia lo scalone vanvitelliano con i grandi leoni, ormai un classico delle ambientazioni magniloquenti (in Star Wars. Episodio I e II, 1999 e 2002, è il palazzo reale del pianeta Naboo, dove vive Padmé Amidala/Natalie Portman) e già utilizzato per "interpretare" il Palazzo Apostolico in almeno due casi (Angeli e demoni, Howard 2009; I due papi, Mirelles 2019).
Gli alloggi dei cardinali, con il loro arredamento moderno ed essenziale, probabilmente realizzati in studio, ricordano per austerità gli affascinanti ambienti di film come Todo modo (Petri 1976), con l'aggiunta di porte rosse, che aumentano l'atmosfera complottista e cardinalizia del film.
La pellicola, in effetti, stimola la continua riflessione sul potere e a cosa sono disposti in molti pur di raggiungerlo. Indicativo del fenomeno, l'atteggiamento del cardinal Bellini, che all'inizio pronuncia la frase "nessuno sano di mente ambisce al papato", mentre nel corso della storia dimostra esattamente il contrario, ma con la consapevolezza che gli scandali scoperti e rivelati lo porterebbero a essere "ricordato come il Richard Nixon dei papi".
E per il potere anche gli altri sono pronti a mettere in cattiva luce i cardinali "avversari", a nascondere documenti pontifici, dossier sulla simonia e tanto altro. Potere, complotti e insabbiamenti, e si pensa a Tutti gli uomini del presidente? (1976), ma anche ai più recenti e meno brillanti Il caso Spotlight (McCarthy 2015), The Post (Spielberg 2017), il tutto trasposto in Vaticano.
Da tutta questa smania di potere prende le distanze il protagonista, Thomas Lawrence, che già una volta aveva dato le dimissioni dal ruolo di decano e che non aspetta altro che il Conclave finisca per potersi definitivamente allontanare dal Vaticano. Crisi di fede, sua, ma anche del vecchio pontefice, la Chiesa come istituzione messa in discussione, come accade da duemila anni, eppure immarcescibile nonostante le sue enormi contraddizioni.
Tutto comprensibile, anche troppo, per un film eccessivamente didascalico che, pur ben confezionato, procede stancamente verso un finale a effetto davvero troppo incentrato sul politically correct hollywoodiano.
Come diceva Alfred Hitchcock, la suspense è tensione, dura nel tempo, mentre l'effetto sorpresa, più tipico nell'horror, ci toglie il tappeto da sotto i piedi, è improvviso e dura poco. In questo caso, poi, varca i limiti del grottesco. È vero che Thomas Lawrence cita la paolina Lettera agli efesini per sottolineare diversità dei ministeri all'interno di una solida unità ecclesiale, ma qui si va decisamente oltre...
Una curiosità: tra i tanti momenti rituali del passaggio da un pontificato all'altro, Berger sceglie di riprodurre quello della distruzione dell'anello piscatorio del pontefice scomparso, mostrandocelo come da tradizione precedente al 1996, quando con la costituzione Universi Dominici Gregis, promulgata da Giovanni Paolo II, il rito è stato semplificato. Oggi, infatti, non occorre più batterlo con un martelletto d'argento, come si vede nel film, ma semplicemente annullarlo, prima di dichiarare la sede vacante.
Il cortile dell'Ospedale di S. Spirito in Sassia |
La caduta di Lawrence e La nona ora di Cattelan |
Tornando alle location, però, vediamo spesso luoghi reali della città, tra cui il cinquecentesco Cortile del Commendatore, nel Complesso Monumentale Santo Spirito in Sassia: qui avviene l'incontro tra Thomas Lawrence e Goffredo Tedesco e qui torna la mdp più volte durante il film, inquadrando il pavimento quadripartito dalla grande croce bianca, le colonne ioniche dei due ordini, il grande stemma Colonna al centro di uno dei lati, ma anche la fontana con lo stemma di Alessandro VII Chigi.
E poi il bellissimo Ninfeo di Villa Giulia, centro dei giardini voluti da Giulio III Ciocchi dal Monte (1550-55), con la fontana delle Cariatidi di Bartolomeo Ammannati e il mosaico a tessere bianche e nere raffigurante un tritone, risalente al I-II d.C., trovato in località Casal di Statua, sulla via Aurelia, e lì sistemato solo nel 1941, e il salone principale di Palazzo Barberini, con il camino berniniano e l'affresco della Divina Provvidenza di Pietro da Cortona (1632-39).
Ralph Fiennes e Stanley Tucci nella loggia di Villa Medici |
Lo scalone della Reggia di Caserta |
Gli alloggi dei cardinali, con il loro arredamento moderno ed essenziale, probabilmente realizzati in studio, ricordano per austerità gli affascinanti ambienti di film come Todo modo (Petri 1976), con l'aggiunta di porte rosse, che aumentano l'atmosfera complottista e cardinalizia del film.
La pellicola, in effetti, stimola la continua riflessione sul potere e a cosa sono disposti in molti pur di raggiungerlo. Indicativo del fenomeno, l'atteggiamento del cardinal Bellini, che all'inizio pronuncia la frase "nessuno sano di mente ambisce al papato", mentre nel corso della storia dimostra esattamente il contrario, ma con la consapevolezza che gli scandali scoperti e rivelati lo porterebbero a essere "ricordato come il Richard Nixon dei papi".
Il colonnato esterno del Museo della Civiltà Romana |
Il salone dell'ospedale Forlanini |
Tutto comprensibile, anche troppo, per un film eccessivamente didascalico che, pur ben confezionato, procede stancamente verso un finale a effetto davvero troppo incentrato sul politically correct hollywoodiano.
Il momento dell'esplosione in Cappella Sistina |
Il salone con il camino berniniano di Palazzo Barberini |
La Cappella Sistina pronta per il conclave |
Andri se non altro per ammirare le ambientazioni
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