venerdì 13 maggio 2022

Parigi, 13Arr. (Audiard 2021)

Gran bel film Parigi, 13arr., ultima fatica di Jacques Audiard, che sembra rivisitare le dinamiche narrative di Eric Rohmer, in cui caso, destino e sincronicità, in base a come scegliamo di chiamarli, determinano le vicende dei personaggi. A ricordarci i corti, e non solo, di uno dei maestri della Nouvelle Vague contribuisce anche la scelta di Audiard di girare in bianco e nero. Tratta dalla graphic novel Killing and Dying del fumettista Adrian Tomine, la pellicola affronta le relazioni e i rapporti di coppia come pura essenza della vita, attorno ai quali ruota la nostra esistenza e quella dei protagonisti di questa storia. Il tutto, peraltro, viene anticipato da una sequenza iniziale notturna, bellissima, in cui la mdp osserva le finestre degli appartamenti del palazzo di fronte, che ovviamente evoca La finestra sul cortile (Hitchcock 1954): tante vite come le nostre sono lì, a pochi metri di distanza (trailer).

Émilie e Camille
Émilie (Lucie Zhang) è una ragazza d'origine orientale, laureata in scienze politiche ma impiegata in un mediocre call center, che affitta una camera dell'appartamento in cui vive, di proprietà della nonna, ricoverata in una vicina casa di riposo. Si trova a Parigi, nel 13° arrondisement, appunto, zona costituita da palazzi altissimi e anonimi; per la precisione nel quartiere di Les Olympiades, titolo originale del film. Abituata ad avere esclusivamente coinquiline donne, l'arrivo del bel Camille (Makita Samba) la destabilizza e la forte attrazione per l'uomo sembra andare oltre il semplice rapporto sessuale, ambito in cui invece si ostina a limitarlo il giovane professore di liceo.
Il gioco tra loro funziona, da stanza a stanza improvvisano sortite nello spazio vitale dell'altro e tutto va benissimo, finché Camille lo interrompe nel timore che si stia trasformando in qualcosa di più. Vivere con qualcuno per cui si prova attrazione e sentimento e fingere di avere un rapporto di amicizia è terribile e lo diventa ancora di più quando Camille inizia a frequentare altre donne - "la passione svanisce, tanto vale iniziare con il massimo livello di attrazione" è il suo mantra -, ma rimane vicino a Emilie e la aiuta nei momenti di difficoltà. L'unica "vendetta" possibile a quel punto, per Émilie, è fissare regole casalinghe più stringenti e chiedere a Stephanie, che ormai frequenta l'appartamento stabilmente, di contribuire in qualche modo.
Nora
Entrambi i coinquilini sono giudicati negativamente in famiglia: Emilie viene criticata dalla sorella, che la considera egocentrica e con problemi relazionali, mentre Camille si comporta da stronzo con il padre e la sorella Éponine (nome della figlia maggiore dei Thénardier ne I Miserabili di Victor Hugo).
Audiard usa molto lo split screen, che ripete per tutte le scene in cui racconta delle telefonate, e l'idea del doppio domina la pellicola anche dal punto di vista narrativo. Una seconda parte della storia, infatti, vede un twist narrativo in cui vediamo Camille camminare in strada e passare a fianco alla donna a noi ancora ignota, ma che diventerà un'ulteriore protagonista della seconda parte della storia. Nora (Noémie Merlant) è tornata a Parigi da Bordeaux per finire l'università e laurearsi in giurisprudenza. Ha 32 anni e non conosce nessuno nella capitale, eppure la sua prima serata in discoteca, dopo essere stata dal parrucchiere ed essersi fatta bionda (da vera femme fatale), scatena l'attenzione di molti ragazzi, che la scambiano con Amber Sweet, nome d'arte di Louise, cam girl nota a tutti, ma non a Nora, che la conoscerà on line fino a diventare sua amica.
Internet, i social media, il cellulare che la ossessiona e sul quale le arrivano centinaia di messaggi volgari e pesantissimi dei fan di Amber, tanto da arrivare a distruggerlo in un accesso d'ira pienamente giustificato: è questo l'aggiornamento più moderno del film, che oltre alle "relazioni liquide", al melting pot e alla colonna sonora elettronica di Rome, tutti elementi che sarebbero stati ignoti a Rohmer, in questo modo affronta anche le folli degenerazioni dell'essere sempre connessi e raggiungibili da chiunque.
Nora, devastata da queste attenzioni e dalle continue battute, lascerà l'università e, fatalmente, incontrerà di nuovo Camille nel mondo del lavoro, e inizierà una storia con lui, tra insicurezze e affermazioni perentorie che tentano di nasconderle.
Anche Émilie avrà il suo doppio, con una nuova coinquilina, orientale anche lei, a cui chiederà di andare al suo posto a trovare la nonna, malata di alzheimer, nell'istituto in cui vive.
Per tutti i personaggi sarà il tempo, accompagnato dall'acquisizione della propria identità sessuale e dai cambiamenti dovuti alla morte dei propri cari, a fornire la chiave per prendere la strada a loro più congeniale.
Un film molto bello, che fa riflettere e che ci dice tanto sul potere del caso o, se vogliamo, di quella sincronicità, di memoria junghiana, che ci allontana, ci riavvicina e detta i tempi del nostro essere, ricordandoci che certe volte "non è il caso di urlare" i propri sentimenti, o forse sì...

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