domenica 11 giugno 2017

Colazione da Tiffany (Edwards 1961)

Audrey Hepburn, con la chitarra in grembo, suona Moon river seduta sul davanzale della finestra... (vedi) Tra le tante inquadrature questa è indubbiamente una delle più iconiche e indimenticabili di Colazione da Tiffany, film epocale, storia d'amore, fiaba di grande impatto ancora oggi, basata su una storia che semplificò notevolmente l'omonimo romanzo di Truman Capote (1958) che avrebbe voluto Marylin Monroe nel ruolo di Holly e che non apprezzò le molte modifiche rispetto al suo libro volute dalla Paramount, e su tutte la totale cancellazione della bisessualità della protagonista.

Holly Golightly (Audrey Hepburn) e Paul Varjak (George Peppard) sono due ragazzi che fanno di necessità virtù: entrambi poveri, sfruttano la loro bellezza per sbarcare il lunario a New York. La ragazza, che viene dalla campagna, dove aveva una famiglia e si chiamava Lula Mae, si accompagna ora a uomini ricchissimi per mantenere un tenore di vita altissimo; lui è uno scrittore spiantato con un solo libro all'attivo, mantenuto dalla ricca Liz (Patricia Neal), che fa passare come arredatrice personale. I due protagonisti entrano in contatto per caso, poiché inquilini dello stesso palazzo; l'attrazione è immediata e, nonostante le stranezze di Holly, si avvicineranno sempre di più e vivranno alterne vicende senza dar troppo peso ad un amore che non sembrano potersi permettere.  
Holly si mostra continuamente sfuggente: scappa stizzita dalla stanza di Paul, quando questo la sente piangere mentre dorme; al primo "ti amo" risponde "vado alla toletta" pur di evitare di rivelare i propri sentimenti; a Paul non concede nemmeno l'onore del suo nome, ostinandosi a chiamarlo Fred, poiché le ricorda il fratello arruolato nell'esercito, ma d'altronde fa la stessa cosa anche con un grosso micio dal pelo rosso che chiama semplicemente "Gatto", convinta di non avere "il diritto di dargli un nome... perché in fondo noi due non ci apparteniamo, è stato un incontro casuale".
Il felino è l'indubbio terzo protagonista del film: non a caso Holly e Paul si incontrano grazie a lui e con lui nel mezzo, per proteggerlo da una pioggia torrenziale, si danno uno dei baci più celebri della storia del cinema...
Il cast ruota totalmente attorno ad una gigantesca Audrey Hepburn, magnifica protagonista di un film che senza di lei sarebbe inimmaginabile: George Peppard, nella sua ingessata fissità, è perfetto come uomo imbambolato al cospetto della spumeggiante personalità di Holly; le parti minori sono interpretate da grandi caratteristi, come Martin Balsam nei panni di O.J. Berman, Buddy Ebsen in quelli di "Doc" Golightly, ma soprattutto va notata la presenza di un grande divo come Mickey Rooney nel buffo ruolo del signor Yunioshi, il giapponese vicino d'appartamento di Holly, disperato per i continui schiamazzi e per le sistematiche citofonate della ragazza che dimentica costantemente le chiavi.  
Eppure la splendida figura di Holly, apparentemente così originale, pasticciona, buffa, affascinante, con una classe infinita e bellissima, ha una diretta discendente nell'altra grande Hepburn, la Katharine delle slapstick comedy alla Susanna! (Hawks 1938). La sequenza della festa ne è probabilmente la dimostrazione più evidente: Holly fuma una sigaretta con un lungo bocchino (dettaglio che entrò di diritto tra gli attributi della diva in tantissime foto) e dà fuoco al cappello di una signora, che poi spegne per caso ruotando il polso con un drink di un altro invitato per controllare l'ora; Blake Edwards rende tutto pienamente fluido come i maestri di Hollywood della generazione precedente.
Mickey Rooney nei panni di Mr. Yunioshi
Alla fama della pellicola contribuiscono in maniera determinante anche la fotografia di Franz F. Planer; la scenografia di Roland Anderson e Hal Pereira, che per caratterizzare la ricchezza dell'appartamento arredato da Liz per Paul, inseriscono busti scolpiti e persino un ritratto di Carlo III di Spagna; ma soprattutto i costumi di Edith Head, Hubert de Givenchy, Pauline Trigere, che hanno principalmente il merito di averci regalato alcune delle più famose immagini di Audrey Hepburn. 
Una menzione particolare merita la musica di Henry Mancini, altro indubbio capolavoro del film e che vinse due Oscar: uno per la già citata Moon river, che anche Frank Sinatra inserirà nel proprio repertorio; l'altro per l'intera colonna sonora, in grado di cambiare genere a seconda dei momenti (ascolta), si pensi ad esempio al motivo da thriller che accompagna i due protagonisti che decidono di rubare qualcosa in un negozio per puro divertimento e alla fine, come clamoroso paradosso, escono con le maschere di un cane e di un gatto proprio sul volto (vedi). Questa scena è solo una parte della lunga passeggiata di Holly e Paul - "perché non passiamo la giornata a fare cose mai fatte prima? Sarebbe divertente" -, durante la quale entreranno anche da Tiffany, la gioielleria feticcio del film, in cui i due senza grosse somme a disposizione si limiteranno a chiedere un'incisione su un anello privo di valore trovato in una confezione di noccioline.
Tiffany, davanti alla cui vetrina Holly si ferma anche nella scena d'apertura del film, rappresenta il massimo sogno della protagonista, che non a caso dice "se io trovassi un posto a questo mondo che mi facesse sentire come da Tiffany... comprerei i mobili e darei al gatto un nome!"
Le battute più memorabili della sceneggiatura firmata da George Axelrod sono ovviamente pronunciate da Holly che, oltre a quelle già segnalate, precisa ancora sul gatto "non si può dare il proprio cuore a una creatura selvatica: più le si vuole bene, più diventa ribelle"; su Sing Sing "quant'è ridicolo un nome simile per una prigione, vero? Ma chi gliel'ha dato? È un nome che potrebbe andare per un circo equestre". Sulla percezione che gli altri hanno di lei, invece, risultano fondamentali due descrizioni: quella che Berman delinea allo stesso Paul, "è una matta autentica. E sai perché? Perché Holly è convinta di tutte le idiozie che afferma. Intendiamoci, a me è simpatica da morire, su questo non c'è alcun dubbio, ma io ho un'anima da artista, ecco, e se non sei un artista non la puoi apprezzare, perché è un fatto di... fantasia, mi sono spiegato?"; e quella che Paul dice a lei, in una sorta di rimprovero rassegnato: "vuoi sapere qual è la verità sul tuo conto? Sei una fifona, non hai un briciolo di coraggio, neanche quello semplice e istintivo di riconoscere che a questo mondo ci si innamora, che si deve appartenere a qualcuno, perché questa è la sola maniera di poter essere felici.
Tu ti consideri uno spirito libero, un essere selvaggio e temi che qualcuno voglia rinchiuderti in una gabbia. E sai che ti dico? Che la gabbia te la sei già costruita con le tue mani ed è una gabbia dalla quale non uscirai, in qualunque parte del mondo tu cerchi di fuggire, perché non importa dove tu corra, finirai sempre per imbatterti in te stessa".
La corazza di Holly, in fondo, è alla base della storia e del film, un'adorabile ragazza impossibile da amare ma di cui è altrettanto impossibile non innamorarsi, un modello per ogni donna, una sfida per ogni uomo... di qui l'incredibile successo di un personaggio hollywoodiano senza età, a cui Audrey Hepburn e Blake Edwards hanno dato gloria eterna.

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