giovedì 6 novembre 2025

Left handed girl (Tsou 2025)

ANTEPRIMA FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2025

Il film d'esordio di Shih-Ching Tsou, presentato nella settimana della critica a Cannes e vincitore della 20° edizione della Festa del cinema di Roma, è leggero, divertente e perfettamente orchestrato nella forma di una commedia capace di far riflettere, girata con classe, attraverso frequenti split screen naturali, ricavati all'interno della scena, e diversi surcadrage.
La regista taiwanese, finora affermata produttrice, soprattutto di Sean Baker, realizza così una pellicola che ha molto di autobiografico e che per sua stessa ammissione è stata "un atto di memoria e di guarigione"  (trailer).

Il caleidoscopio con cui gioca in auto la bimba protagonista che apre la storia mette subito di buon umore lo spettatore, che si può così lasciare trasportare dai colori e dalla narrazione della pellicola.
Siamo a Taiwan, e una famiglia composta da sole donne sbarca il lunario con un piccolo ristorante all'interno di un mercato di Taipei e trova un appartamento in affitto in zona.

La mamma Shu-fen (Janel Tsai), la figlia primogenita I-Ann (Shih-Yuan Ma) e la piccola I-Jing (Nina Ye) appunto, hanno attorno a sé alcune figure di riferimento: i genitori di Shu-fen e Johnny, un collega che ha iniziato una relazione con lei da poco e che al mercato gestisce un banco di oggettistica varia. Dell'ex marito di Shu-fen non sappiamo nulla, lo vediamo in ospedale con una vistosa tracheotomia e sappiamo che I-Ann critica la madre perché va a trovarlo e capiamo che non è lui il padre di I-Jing.
Il nonno, dalla mentalità antiquata, un giorno vede I-Jing mangiare con la sinistra e le dice che quella "è la mano del diavolo", aggiungendo che "un tempo l'avrebbero appesa per i piedi e picchiata".  È il twist della storia, quello che le dà il titolo, ciò che cambierà l'atteggiamento della bambina di fronte al suo mancinismo, fino ad allora considerato una cosa naturale e da quel momento in poi fattore condizionante, psicologicamente e fisicamente. I-Jing prenderà a considerarla qualcosa di slegato da sé, autonoma e per natura malvagia. E, così, arriverà a pensare di mozzarla e poi, più saggiamente, a chiuderla in una sacca di stoffa per renderla inoffensiva, dopo averle lasciato rubare gli oggetti che desidera negli altri stand del mercato. Il suo unico confidente sarà Goo Goo, il suricato a cui rivela che il suo bottino "è un regalo del diavolo".
Avere come alleato il diavolo non è poi così male per superare i paletti che l'educazione le ha insegnato, ma quando il caso le fa incontrare la morte (del suricato) e il denaro, la mano del diavolo diventa qualcosa che riguarda anche gli adulti... anche se gli adulti, poi, hanno problemi più grandi ma cercano di risolverli in maniera altrettanto infantile.
Shu-fen, il suo rapporto coi genitori, le sue difficoltà economiche, cosa comporta essere figlia o figlio in quella società, la relazione di I-Ann con il suo datore di lavoro A-Min, la sua scoperta di essere incinta, lo scandalo sociale in mezzo ai parenti.
C'è tutto questo in Left handed girl, eppure si sorride spesso durante il film, e nel caso dell'incidente del "suricato voltante" con il motociclista si ride di gusto. Il concetto di colpa trasformato in commedia leggera e divertente è il grande merito di un film che fa riflettere sugli schemi familiari, sul giudizio, sulla morale codificata, sul tenere nascoste le cose scomode.
Essere mancini è solo il primo modo, il più innato e naturale, di essere diversi dagli altri. In un mondo di "parenti serpenti", in cui la famiglia tradizionale è disgregata e in cui un'educazione retrò fornisce modelli disfunzionali, essere lontani dalla morale comune e vivere come si è in piena libertà, superando le convenzioni, è in fondo l'unica possibilità di essere felici.

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