sabato 1 giugno 2024

Chien de la casse (Durand 2023)

Il film di Jean-Baptiste Durand, trentottenne regista francese all'esordio dietro la mdp, è un pugno nello stomaco assestato con tanta dolcezza. Meritati i premi César per la miglior opera prima e al miglior attore esordiente per Raphaël Quenard.
Chien de la casse, espressione idiomatica francese, che nei titoli italiano e inglese è stata resa con Cane rabbioso Junkyard dog (cane da combattimento), potrebbe in realtà essere tradotta come "rottame da discarica", adattabile alle persone in senso metaforico. Che poi nel film uno splendido esemplare di pitbull ci sia anche è un altro discorso... (trailer)
La pellicola racconta una storia di amicizia in provincia, nella Francia meridionale, tra noia, amori, gelosie e malvivenza, con un tocco leggero e realista, che la rende un film di formazione a metà tra commedia e dramma. Molto funzionale la colonna sonora, che sottolinea soprattutto la parte drammatica del film. Oltre ai brani di Delphine Malaussena e Hugo Rossi, solenni come Overture o Sans lui, o rap, come la stessa Chien de la casse o Life Choices, qua e là ascoltiamo anche quelli classici eseguiti da Evelina Pitti, tra cui La Tempesta di Beethoven e il Notturno n. 6 in re bemolle maggiore Op. 63 di Gabriel Fauré.
Nel piccolo centro di Le Pouget, in Occitania, Antoine Mirales (Raphaël Quenard) e Damien, detto Dog (Anthony Bajon) sono amici inseparabili. Passano tantissimo tempo insieme in casa, chiaccherando, fumando marijuana e giocando a calcio alla playstation e qualche volta anche dal vero, sui campi di calcetto, in maniera un po' raffazzonata. Le loro serate sono perlopiù occupate da ritrovi in uno slargo del paese, dove si incontrano con gli altri coetanei. Mirales ha sempre con sé il suo cane, Malabar, che a tutti gli effetti è parte del gruppo e della comunità: tutti lo conoscono, tutti gli vogliono bene, ha persino una canzoncina dedicata (La balle à Babar), e lui ricambia con la perfezione del suo comportamento; mai al guinzaglio, esegue ogni comando del padrone e lo aspetta fuori diligentemente ogni qualvolta deve effettuare qualche commissione.
Il rapporto tra Antoine e Dog non è paritario, il primo è più grande e si sente responsabile per il suo amico che considera come un cucciolo a cui badare. In realtà Mirales ha questo atteggiamento molto spesso, è disponibile con tutti ed è un punto di riferimento per molte persone nel paese, forse perché è abituato a farlo con la madre, pittrice sola e depressa, con cui il ragazzo vive e che accudisce quotidianamente. 
Spesso questa forma mentis che lo fa sentire un uomo responsabile e sicuramente più importante di quello che è, lo porta a esprimersi per massime: dice a Elsa "la felicità è nel presente" e cita Montaigne, con "la più sottile follia nasce dalla più sottile saggezza", ma anche con "tutti i giorni portano verso la morte. L'ultimo ci arriva". La sua sentenziosità è solo uno dei tanti caratteri della sua durezza, poiché Mirales è anche verboso, autoritario, pieno di certezze, maschilista, impulsivo, arrogante, un carattere opposto a Dog, così soprannominato perché silenzioso, riflessivo, remissivo, ingenuo. Entrambi, però, hanno una forte bontà di fondo e un bisogno reciproco dell'altro.
L'autostima di Mirales si fonda sul comune riconoscimento del suo ruolo e, in caso contrario, la sua reazione può essere scomposta. Il suo senso di responsabilità, così, vira verso il crinale della gelosia quando Dog conosce Elsa (Galatéa Bellugi), una ragazza di città, laureata in letterature comparate, venuta a Le Pouget, dove rimarrà per un mese, vivendo nella casa di una zia che non c'è.
Alla cena di compleanno di Dog, basta poco perché la difesa di Elsa nei confronti del ragazzo, preso costantemente in giro da Mirales davanti a tutti gli invitati, crei la tensione che porta lo stesso Mirales ad esplodere contro di lei.
Lo scontro sarà così forte da far rompere anche il rapporto tra i due amici: Mirales accusa Dog di aver preferito una donna all'amicizia, leitmotiv adolescenziale tipico dell'amico che si sente abbandonato.
Elsa, inoltre, sembra condensare tutti i timori di un maschio alfa come Mirales: viene da fuori, ha studiato, ha proprietà di linguaggio, non smette di parlare di fronte alla prepotenza di Antoine, a cui chiede senza esitazioni di lasciare in pace Damien.
Lo scontro a tre vivrà, in un'altra sequenza importante, un ulteriore episodio il giorno dopo a colazione, quando Antoine si presenterà al cospetto dei due, e il silenzio quasi assoluto di Dog (gli risponde solo che dovrebbe voler bene agli amici e di tacere perché non ha mai avuto una ragazza) non sarà accolto positivamente da Elsa.
Mirales, però, nonostante le rigidità, è molto lucido, come tutti coloro che si mostrano attenti a ciò che succede attorno ai loro amici, e non esita a sottolineare, seppur con cinismo, che Elsa sarà lì solo per un mese e che a Rennes ha un "vero" fidanzato da cui tornare. La distanza di Elsa è un campanello che ha già suonato anche nella testa di Dog, che però, come ogni innamorato, ha voluto ignorare.
Mirales ha quindi, come molti amici, il ruolo del saggio inascoltato, una Cassandra che ci sarà sempre per il suo amico, anche quando questo si metterà nei guai dopo uno stupido dispetto a Driss, uno dei boss del circondario, e Dog scoprirà che certi rapporti così profondi non si cancellano mai.
Il film di Durand affronta la vita in provincia, la crescita di ragazzi che vivono ancorati a un territorio che non dà possibilità, lontano da ogni centralità, che per loro è sostanzialmente rappresentato dal calcio. E anche calcisticamente il loro interesse, se non proprio tifo, è per la provincia (sentiamo citare e vediamo le magliette di Rennes e Montpellier).
Di quel territorio ogni campo lungo ci mostra le alte monofore ogivali della chiesa di Saint-Jacques, edificio iniziato in età romanica la cui titolazione denuncia la sua funzione di tappa sulla via per Compostela. È da secoli, però, che evidentemente quel luogo non è più tappa di nulla e il suo poggio viene raggiunto da poche persone, in un isolamento geografico e sociale che appare evidente quando entriamo nella vita dei personaggi principali del film. Tutto resta sempre uguale e non potrebbe essere altrimenti, cosicché ogni piccola novità, anche nei rapporti tra le persone, va ostacolata, proprio come fa Mirales con Dog.
Eppure quell'arroccamento può essere scalfito e Durand ce lo dimostra proprio con Mirales, la cui saggezza è ironicamente riassunta anche nel suo modo di esporre il proprio modo di preparare la carbonara, rigorosamente priva di panna. In un contesto in cui tutti la mangiano così, però, la sua ricetta, pur se corretta (per quanto citi la pancetta al posto del guanciale, e passi), resta un'eccezione. La maturità passa per l'adattamento al contesto di appartenenza o per la fermezza della propria scelta?

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