martedì 22 novembre 2022

Il piacere è tutto mio (Hyde 2022)

Nonostante il brutto titolo dell'edizione italiana, che peraltro riprende un vecchio sottotitolo dato a un film cult degli anni Ottanta come Skin Deep di Blake Edwards (1989) e il più recente film di Isabelle Broué (2004), Good Luck to You, Leo Grande è un'operetta di impostazione teatrale, totalmente ambientata all'interno di un albergo, piacevole, divertente, che fa riflettere sull'identità e stimola la sex positivity, e che, soprattutto, scorre con grande eleganza nonostante l'insidioso tema trattato (trailer).
Una gigantesca Emma Thompson si mette in gioco a 63 anni accettando di interpretare la vedova Nancy Stokes, insegnante di religione in pensione, che decide di ingaggiare uno splendido gigolò, Leo Grande (Daryl McCormack), per lasciarsi andare alle gioie del sesso, fino ad allora mai conosciute.
E chiude il film mostrandosi nuda a figura intera davanti allo specchio, come capita a tutti noi di fare nella nostra stanza, tra espressioni più o meno soddisfatte, tra accettazione e autocritica, ma non davanti ad una mdp che porterà a proiettare quell'immagine privata sui grandi schermi di tutto il mondo. Tanto di cappello ad Emma Thompson, attrice vera, già grande e ora anche un po' di più.
La regia dell'australiana Sophie Hyde è attenta e priva di sbavature, gioca con i tempi e il poco spazio claustrofobico a disposizione, con qualche carrello all'indietro che lo amplia; però, naturalmente, è la sceneggiatura di Katy Brand il pezzo forte del film, che peraltro trova spazio anche per un gioco cinefilo, quando Nancy rivela il proprio cognome, Robinson... impossibile non pensare alla Mrs Robinson de Il laureato (Nichols 1967), che seduceva il giovanissimo Dustin Hoffman. Non serve dirlo esplicitamente, ma Leo sorride e ci fa capre che l'ha pensato anche lui.
Nancy è una donna rigida, perfezionista, razionale - "pianifico tutto per non essere sorpresa" - e non ha mai avuto un orgasmo, né ha mai fatto o ricevuto sesso orale. La sua idea di sesso, dopo un matrimonio durato trentun anni, era quella di compiacere il marito, fingere di venire e attendere il piacere dell'altro. E quando Leo Grande le chiede se ne abbia avuti almeno da sola, la sua risposta è negativa e anche un po' stizzita per la domanda. Non sorprende, quindi, che dopo le iniziali difficoltà, quando Leo parlandole con dolcezza e comprensione riesce a metterla a suo agio, l'atteggiamento di Nancy diventi materno e moralista, consideri superficiale il ragazzo, e gli chieda subito del suo lavoro, "perché lo fai?", giudicandolo, "è sbagliato".
Ha scelto on line, ora che lo vede dal vivo le mette soggezione, "sono meglio in 3d?" le chiede Leo, e diventa paranoica sulla differenza d'età, vuole sapere come faccia a fare sesso anche con persone che non lo attraggono e quale sia la donna più anziana con cui sia stato, convinta che per farlo con lei avrà bisogno di qualche aiuto chimico. Leo, però, è meraviglioso, sempre sorridente e sempre empatico, la rassicura costantemente, e le spiega che basta focalizzarsi sui dettagli, ogni donna ne ha almeno uno che possa eccitarlo e che fino ad ora non ha mai avuto bisogno di pillole blu per il suo lavoro.
E a lui spetta una delle battute più belle del film, che risuona forte e chiara anche per tutti gli spettatori in sala e per le loro insicurezze: "conosco la voce nella tua testa che ti dice cazzate, ce l'ho anche io". E improvvisamente tutti vorremmo un amico come Leo e, a guardare bene, molti di noi ce l'hanno sicuramente!
Eppure anche lui ha le sue zone d'ombra e il rapporto con sua madre è una di queste. Sul suo lavoro ha mentito e lei sa che è su una piattaforma petrolifera. Il rapporto madre figli è difficile anche per Nancy, che ha un primogenito molto simile a lei, rigido e allineato, ma una seconda figlia con velleità artistiche che vive a Barcellona, con cui invece ha un rapporto contrastante.
Lo scontro arriverà anche tra loro due, perché Nancy riuscirà ad entrare nelle pieghe delle difficoltà di Leo, toccando i suoi punti deboli, ma è anche così che il loro rapporto andrà oltre l'incontro asettico che una conoscenza del genere rischia di essere.
Nonostante i temi seri e profondi affrontati dalla pellicola, Il piacere è tutto mio ha la leggerezza della commedia e si ride spesso, per le frasi impacciate di Nancy, per le sue difficoltà, ma, dal secondo appuntamento, anche per la sua buffa volontà di inscatolare in uno schema persino le pratiche sessuali che organizza in un elenco numerato: "n.1 io pratico sesso orale a te; n.2 tu pratichi sesso orale a me; n.3 facciamo un 69, non so se chiama ancora così; 4 io sopra; 5 da dietro" . E poi, Nancy sarà sempre più a suo agio e si divertirà persino a prendere in giro Leo facendogli dei complimenti, definendolo bonariamente "servizio pubblico" o "santo del sesso". Danzerà con lui, si vestirà in maniera più giovanile e meno vittoriana: il rapporto col proprio corpo, con l'autoerotismo, con lo specchio e con se stessa ne uscirà parecchio migliorato.
Non c'è nulla di male nel voler essere felici e nel cercare la felicità anche attraverso il piacere sembra suggerire la pellicola e questa sensazione ci fa chiedere "ma c'è davvero bisogno di questo messaggio nel XXI secolo, a più di 50 anni dalla rivoluzione sessuale?". Forse sì, evidentemente...
Molte scene e linee di sceneggiatura risultano didascaliche, il film ha tanti meriti, tra cui quello di tentare di abbattere un tabù, forse diversi tabù, e se calato nel contesto dell'impeccabile perbenismo britannico, di cui Nancy è chiaramente un perfetto esemplare, forse anche il didascalismo trova una sua motivazione.

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